Anche nelle carceri scarseggiano le mascherine per agenti e detenuti. Le criticità negli istituti di detenzione italiani restano alte. Una situazione esplosiva che al momento sembra rientrata ma a caro prezzo. Con la scusa dell’emergenza Coronavirus, nei giorni scorsi i detenuti hanno messo a ferro e fuoco diversi penitenziari causando danni ingenti, feriti e anche morti. Oltre ai danni creati alle strutture, le rivolte in carcere hanno messo a nudo le falle del sistema detentivo e le condizioni in cui sono costretti a lavorare gli agenti della polizia penitenziaria. E non si escludono ancora disordini nei prossimi giorni.
Al momento, ad esempio, il problema delle mascherine (diventate introvabili), si aggiunge ai gravi disagi già esistenti. Nelle carceri (ma non in tutte) dovrebbero arrivare circa 97.000 mascherine monouso “regalate” dalla Protezione civile, che se dovessero essere distribuite a detenuti, agenti e soggetti che a vario titolo entrano in carcere, finirebbero in un giorno. E per questo molti agenti della polizia penitenziaria potrebbero rimanere sprovvisti. Al momento sarebbero arrivati alcuni kit anticontagio per il personale che lavora nel pre-triage.
Consip pare non sia stata in grado di acquistarle sia per la difficoltà di reperirle, ma anche perché le aziende italiane a cui si sarebbe rivolta non avrebbero voluto vendere allo Stato a causa dei noti clamorosi ritardi nei pagamenti. E così, sempre secondo le indiscrezioni filtrate, si sta cercando di recuperare la mascherine in Cina.
Nel frattempo, nelle carceri devastate dalle rivolte la situazione è rientrata anche se a Foggia, dopo due giorni di “autogestione” da parte dei detenuti, ancora si cerca qualche evaso durante i disordini, tra cui alcuni ritenuti pericolosi.