Si avvicinano i festeggiamenti di fine anno e, come da “tradizione”, per le forze dell’ordine inizia la lotta e il contrasto alla detenzione e vendita illegale di materiale esplodente non regolamentare. Parliamo di fuochi d’artificio, meglio conosciuti come “botti” di capodanno. E come ogni tradizione che si rispetti ogni anno questa esplosiva passione, si reinventa dando addirittura nuovi nomi a questi artifici pirotecnici, che più che artistici sono decisamente pericolosi per se stessi e gli altri. Diversi e originali i nomi dati a queste bombe di polvere pirica. E se un tempo andava forte la “Bomba di Maradona” ora non più, al suo posto troviamo “Bomba Isis” o “Bomba Parigi” , forse per rimanere in tema d’attualità.
I dati dei sequestri riportati sul sito della Guardia di Finanza documentano, anno dopo anno, quantitativi enormi di artifici pirotecnici illegali sequestrati. Ed è solo di qualche giorno fa (8 dicembre 2016), la notizia del sequestro di mezza tonnellata di botti di capodanno in provincia di Avellino, da parte dell’Arma dei Carabinieri. Sequestro a cui di sicuro ne seguiranno altri.
Infatti, solo a dicembre dell’anno scorso, a Roma questa volta, i controlli dei Finanzieri del Comando Provinciale, in due distinte operazioni nella zona orientale della Capitale, hanno sequestrato complessivamente circa mezza tonnellata tra artifici pirotecnici e “botti” illegali. La parte più consistente è stata scoperta in un deposito a Tor Cervara, riconducibile ad uno spedizioniere sprovvisto di autorizzazione prevista dalla normativa antincendio, che deteneva la merce per conto di una rivendita del posto, quest’ultima sprovvista dell’autorizzazione di pubblica sicurezza. All’interno di un bar della Borghesiana, gestito da un pregiudicato, invece, sono stati rinvenuti, pronti per la vendita, al minuto, 5 chili di “bombe carta” confezionate artigianalmente detenute nella cucina e molto vicino a fonti di calore. In entrambi i casi, trattandosi di zone densamente popolate, il materiale avrebbe potuto provocare un danno incalcolabile agli abitanti delle case vicine, esposte al rischio di una deflagrazione accidentale.
Il 23 dicembre dello stesso anno, pochi giorni dopo quindi, le Fiamme Gialle della Compagnia di Caserta hanno sequestrato oltre 2,5 tonnellate di “botti” illegali, artigianali pronti per essere smerciati. Nonché 300 kg di polvere da sparo prodotta artigianalmente, che sarebbe stata poi utilizzata per il confezionamento di ulteriori articoli illegali. Tutti, naturalmente privi di qualsiasi dispositivo di sicurezza.
Ad ulteriore riprova della pericolosità di questo smercio illegale, è il rinvenimento sempre da parte della Guardia di Finanza, a Mignano Montelungo (CE), durante un normale controllo di polizia, di un grosso quantitativo di fuochi d’artificio trasportate in un normale portabagagli di un’auto. Una vera e propria polveriera. L’auto infatti conteneva complessivamente 296 manufatti esplosivi già collegati in serie e posizionati nei mortai d’accensione che in caso di innesco accidentale causato da un possibile sinistro stradale, avrebbe provocato danni considerevoli nelle zone circostanti e i suoi residenti. Questo perché (soprattutto a Napoli), il commercio di questi botti illegali rende tantissimo e in poco tempo. Basti pensare che la “Bomba Isis” a Napoli costa dai 50 ai 70 euro. Addirittura qualche giorno prima di Capodanno arrivano a costare fino a 200 euro. Prezzi a dir poco maggiorati se si pensa che il costo reale per fare una bomba di questo tipo è di soli 5 euro e si impiegano al massimo dai 15 ai 30 minuti.
La vendita e compravendita avviene di solito presso scantinati, appartamenti privati o presso bancarelle di giocattoli e dolciumi che di sottobanco vendono i pericolosi “giochi” pirotecnici illegali, Tutto questo attraverso un passaparola silenzioso fra chi vuole il prodotto a tutti i costi e chi lo smercia. Le aziende regolari sono pochissime, anche a causa purtroppo della trafila burocratica necessaria per avere il nulla osta dal Ministero. Ma chi detiene questo proficuo ed illegale business in Italia? La camorra napoletana ha una buona fetta di questo affare, ma ancora una volta spuntano loro, i clan cinesi. E non solo nella vendita, ma soprattutto nell’importazione di questi “articoli” dalla Cina. Subito dopo si attivano i laboratori abusivi presenti in Italia, i quali a loro volta pagheranno il clan cinese della zona in cui operano.
E proprio un cittadino cinese di cinquanta anni, il 30 dicembre scorso, è stato denunciato a piede libero per fabbricazione e commercio abusivo di materiali esplodenti. Nel suo negozio in viale Guglielmo Marconi, i carabinieri della Stazione Roma Porta Portese e del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Trastevere, hanno sequestrato 500 kg di materiale e come sempre, senza le previste autorizzazioni.
E i bilanci in negativo, di questi materiali esplodenti non si fermano agli ingenti sequestri illegali, ma anche al bilancio di feriti a causa di questi giochi pirotecnici. A 2016 appena iniziato numerosi infatti gli incidenti registrati in tutta Italia, nonostante i molti divieti. Solo a Napoli il bollettino parlava di 31 feriti, di cui 18 nel capoluogo. E ad Andria, un uomo ha perso due dita proprio a causa della micidiale, e illegale “Bomba di Parigi”, un vero e proprio ordigno con un nome che riporta agli attacchi terroristici avvenuti nella capitale francese. A Foggia invece sono stati cinque i feriti, di cui uno molto grave a cui hanno dovuto amputare la mano sinistra. A Torino un ragazzo di 14 anni era rimasto ferito al volto e alle mani sempre a causa dell’esplosione di una bomba carta illegale. Molti invece gli interventi a Milano da parte dei vigili del fuoco, per principi d’incendio causato dai botti.
Secondo gli ultimi dati della Polizia di Stato elaborati da Legambiente, in tutta la penisola negli ultimi 5 anni sono stati 2.423 i feriti e 2.154 le persone denunciate o arrestate per commercio e vendita di “botti” illegali. Dati questi che immancabilmente, anche quest’anno, vedremo aumentare perché feriti e morti a parte, il business è business, sempre.