Tutti i sondaggi confermano che, ancora una volta, sarà Angela Merkel a vincere le prossime elezioni politiche del 24 settembre. Essersi aggrappati come ad un’àncora di salvezza al secondo politico tedesco più noto in Europa, ed averlo repentinamente messo alla guida di ormai un moribondo partito socialdemocratico, non basterà a riportare l’SPD al governo, passando dalla porta principale. Troppo forte, forse più di prima, il consenso che sin dal lontano 2005 permette a Frau Merkel di guidare, senza troppe preoccupazioni, la principale potenza comunitaria. Nonostante Schulz sia in campagna elettorale da quasi un anno e rappresenti, per tedeschi e non, la personalità più blasonata che l’SPD potesse spendere, la Germania, con ogni probabilità, deciderà di non cambiare, confermando così, per la quarta volta di fila l’ex ministro di Kohl. Vista da questo scorcio la Germania rappresenta un unicum che va al di là dei confini dell’Europa.
Dopo Erdogan è lei, la cancelliera di ferro, la più longeva al governo
Neanche i miti del novecento europeo come Churchill, De Gaulle e Thatcher erano arrivati a tanto: il primato Kohl, ancora in cima alla lista dei capi di governo durati più a lungo, comincia a tremare. Analizzare i fattori che determineranno questo nuovo probabile successo può essere semplice, financo banale. I risultati, del resto, sono sotto gli occhi di tutti. Mai come oggi la Germania è stata più forte. A parlare è l‘Ocse, con i dati sul diffusi pochi giorni fa nel suo consueto rapporto sulla crescita: con una media punti di 112,6 nell’ultimo trimestre Berlino si conferma perno e traino della crescita continentale, permettendole così di veleggiare ad oltre 2 punti di percentuale di prodotto interno lordo. Il biennio di stagnazione 2008-2010 a segno negativo è, a differenza di altri autorevoli concorrenti, solo un triste ricordo. Nessun altro, in Europa, può vantare questi numeri e a Berlino lo sanno bene.
Ma non è solo il quadro economico e finanziario a sorridere. Piaccia o no, anche dal punto di vista politico, la Germania, si caratterizza come un esempio virtuoso, reso possibile sia dalla ormai consolidata stabilità di governo (nonostante tre governi a coalizione, due con l’SPD e uno con i liberali) e sia dalla lungimiranza di alcune scelte (vedi alla voce migranti) che le permettono, a lungo andare, di rivendicare con successo l’aver intrapreso delle scelte impopolari. Il tutto a differenza di altri concorrenti, come l’Italia. Vuoi per una maggiore capacità, vuoi per la sua secolare caparbietà, la Germania ha reso possibile declinare in pochissimo tempo un modello di integrazione efficace e coerente trasformando, grazie ad un giusto e mix di investimenti pubblici mirati, l’iniziale l’emergenza in un modello economico vincente. I migranti oggi in Germania, più che un costo per le finanze pubbliche, sono un vantaggio. E la pax sociale che, da ben dodici anni regna in questo Paese, nonostante qualche preoccupante segno di rafforzamento delle forze politiche xenofobe che emergerà domenica, ne è la dimostrazione più lampante. Non è forse solo un’operazione retorica affermare, con una certa convinzione che, dalle parti di Berlino, all’interno di un modesto appartamento in affitto, viva l’unico statista europeo degno di quest’appellativo. I tedeschi lo hanno capito. E forse, stavolta, pure qualcuno fuori dai confini teutonici.