“Egregio signor Presidente della Repubblica, mi chiamo Raiola Francesco ho 36 anni e vivo a Scafati (SA), desidero tanto raccontarle la mia assurda storia, nei particolari partendo dall’inizio per poterle dare una visione a 360 gradi di chi ero e di chi sono diventato grazie ad errate interpretazioni di intercettazioni telefoniche”. Inizia così la lettera-appello inviata da Francesco Raiola, al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Della vicenda umana e giudiziaria di Raiola, militare modello e ingiustamente accusato di traffico di droga, Ofcs.report è stato il primo ad occuparsene. In esclusiva, davanti alle nostre telecamere, Raiola aveva svelato per la prima volta alla stampa l’ingiustizia subita.
Marito modello e padre di due figli, il 21 settembre del 2011, venne arrestato direttamente in caserma con accuse pesantissime: traffico e ricettazione di sostanze stupefacenti. Lui che non aveva mai fatto nulla ed aveva prestato addirittura servizio in Kossovo e Afghanistan.
L’attività investigativa era stata allora coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, e diretti dal procuratore Diego Marmo (lo stesso che accusò Enzo Tortora). Proprio come Tortora, il grande giornalista, conduttore televisivo e politico italiano, anche Francesco, dopo cinque, lunghi anni è stato dichiarato innocente dalle accuse infondate rivolte a suo carico. Accuse partite alcune intercettazioni.
Il gip del Tribunale di Nocera Inferiore, infatti, non solo l’ha definitivamente prosciolto dalle accuse, ma ha anche richiesto un doppio indennizzo per l’errore giudiziario commesso a suo carico: 41.000 euro . Ma questo, esattamente come accadde per Enzo Tortora, non ha ridotto i danni morali, fisici e lavorativi di Francesco.
A causa di questa ingiusta condanna e giorni di detenzione, Raiola impossibilitato a presentarsi alla graduatoria che gli avrebbe dato diritto all’imminente assunzione delle Forze Armate, è stato escluso e licenziato come militare in ferma provvisoria.
In aiuto del militare, era accorso anche il senatore, Giuseppe Esposito che appena venuto a conoscenza dell’ingiustizia subita da Raiola, aveva prontamente dato avvio ad un’interrogazione parlamentare per il suo reintegro. Ma, come una doccia fredda, è arrivata la replica da parte del sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi “Non possiamo reintegrare Raiola per l’omesso, da parte sua, appello al Consiglio di Stato avverso la decisione con cui il Tar del Lazio ha respinto la sua prima istanza di riammissione”, decisione presa dal Tribunale amministrativo quando non era ancora arrivato il tardivo proscioglimento.
Per questo Raiola, il cui caso è stato anche trattato, lo scorso 18 marzo, nella trasmissione “Sono innocente, condotta dal giornalista Alberto Matano, sfiancato dalla burocrazia militare, ha posto tutte le sue speranze in questo appello al Presidente della Repubblica.
Alla domanda cosa spera che accada ora, Raiola risponde : “Vorrei solo riavere quello che mi è stato tolto e che ancora non mi è stato ridato: il mio lavoro. Mi sarei aspettato, vista la situazione, quanto meno un po’ più di umanità. Per quanto riguarda invece il congedo, avrei potuto capire una sospensione, ma non il congedo illimitato. Anche perchè esiste un articolo della Costituzione, mi riferisco all’articolo 27 che riporta che l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.
Esattamente come un condannato a morte, Francesco ora spera in un miracolo da parte di chi, forse, può mettere fine a questa vicenda e dare un nuovo inizio a questo militare
Riportiamo lettera integrale inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattattarella
Egregio signor Presidente della Repubblica, mi chiamo Raiola Francesco ho 36 anni e vivo a Scafati (SA), desidero tanto raccontarle la mia assurda storia, nei particolari partendo dall’inizio per poterle dare una visione a 360° di chi ero e di chi sono diventato grazie ad errate interpretazioni di intercettazioni telefoniche.
Storia di un innocente
All’epoca dei fatti ero un giovane e brillante militare dell’E.I. di 31 anni fiero e orgoglioso di esserlo. Infatti per aver meritato di indossare quella divisa (che era sempre stato il sogno della mia vita…..) avevo studiato tantissimo. Avevo superato diverse prove con il massimo in tutto. L’E.I. era diventato per me il mio motivo di esistenza avevo dato l’anima perché ci credevo e quindi niente mi pesava perché lo facevo per passione,per amore ed ero convinto veramente di essere utile alla mia Patria. Avevo tutte note eccellenti,nessun superiore aveva mai avuto nulla da ridire sul mio operato, anzi erano soddisfatti di me e lo dimostravano tutti i giudizi favorevoli che esprimevano a mio favore. Ero sempre in prima linea non mi tiravo mai in dietro,nessuna esercitazione mi spaventava, nessun addestramento,nessun campo e nessuna missione all’estero. Infatti ne ho fatte 3 consecutive (2 volte in Kosovo e poi Afghanistan) stando a casa solo pochi giorni e rimandando la data del mio matrimonio per ben 2 volte. Veramente posso dire ad alta voce che di più per il mio paese non potevo fare. E la mia vita procedeva tutto nel migliore dei modi, mi sentivo realizzato e non potevo chiedere di meglio. Ma un bel giorno esattamente il 21 settembre del 2011 anzi una notte alle 4:00 mentre dormivo nella mia camerata dove prestavo servizio a Barletta, venni svegliato dal mio maresciallo avvisandomi che cerano dei carabinieri che chiedevano di me. In quel momento si è aperta la terra sotto i miei piedi, si è gelato il sangue nelle vene perché ho creduto fosse successo qualcosa di veramente grave a qualcuno della mia famiglia. Il mio pensiero andò subito ai miei genitori e alla mia giovane moglie infatti eravamo sposati da soli 5 mesi, ero scioccato e non capivo. Quando però entrarono nella camerata, non mi dissero nulla dei miei familiari,mi chiesero solo di rivestirmi e seguirli in caserma. Allora iniziai a fare domande per capire , ma loro con estrema freddezza mi dissero che dovevano fare una perquisizione, e io addirittura mi offrii volontario per aiutarli, controllarono tutto quello che avevo il mio armadietto, il mio portatile, ma non trovarono nulla e alla fine li seguii in caserma. Arrivati la mi misero di fronte un fascicolo enorme dove diedi un occhiata e quasi mi veniva da ridere perchè non ci trovavo nulla di strano, semplici conversazioni telefoniche di un trentenne ma loro mi dissero che ero accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Non credevo alle mie orecchie. Ok è uno scherzo. E invece no loro erano sicuri di quello che dicevano. Mi fecero fare una chiamata a casa per avvisare i familiari e mi portarono al carcere militare di S.Maria Capua Vetere. Ed è cosi che era iniziato il mio incubo. Io ero convinto che stessi ancora dormendo; Ma quando vidi quelle porte di ferro che si chiudevano alle mie spalle iniziai ad avere paura… In quel momento fu distrutta la mia vita, la mia dignità, senza aver fatto mai nulla di male. Mi misero per ben 4 giorni in isolamento, senza ombra di dubbio, l’esperienza più brutta della mia giovane vita. Lunghissimi giorni pieni di tristezza, solitudine, mi sentivo completamente smarrito, vuoto, perso, ero sotto shock, neanche avevo la forza di piangere e mi facevo coraggio da solo ripetendomi che presto si sarebbero resi conto dell’errore e mi avrebbero lasciato libero di tornare dalla mia famiglia e da mia moglie. Ma nulla di tutto ciò. Ricordo quei momenti infiniti come se ogni ora fosse un secolo. Indescrivibile. Solo la fede mi ha aiutato un po’. Pensavo a mio padre, al dolore che gli stavo dando, ma non era colpa mia. A mia mamma e mi ripetevo se mi avrebbero creduto. E pensavo a mia moglie, eravamo sposati da cosi poco tempo e mi chiedevo che cosa pensasse di me, quando l’avrei rivista,se sarebbe cambiato qualcosa tra di noi. Non facevo altro che pensare e ripensare, avevo solo voglia di dormire con la speranza che al mio risveglio mi sarei accorto che era solo stato un brutto sogno ma non riuscivo neanche a dormire.
Ricordo che in quei momenti pensai spesso che nelle carceri non ci sono solo persone cattive, ma ci sono anche persone innocenti come me e ricordo che avevo una disperata esigenza di parlare con qualcuno per spiegare tutto e gridare la mia innocenza ma cerano solo 4 mura umide e capii come è brutto non essere creduti e come è triste essere accusati ingiustamente . Perchè se avessi fatto qualcosa di male, forse sarei stato preparato e magari me ne facevo una ragione perché me la ero cercata, ma io ero innocente e nessuno se ne accorgeva. Ed ho capito che non c’è cosa più difficile che dimostrarla. Ricordo che la prima persona che rividi dopo il mio isolamento fu mia moglie e durante tutto il colloquio non feci altro che ripetere che non avevo fatto nulla, che si sbagliavano e quando sentii che lei e tutta la mia famiglia mi credevano mi diede un po di speranza . continuavo a leggere e rileggere quelle intercettazioni telefoniche e facendo mente locale (perché si trattava di telefonate di un anno prima) mi venivano in mente alcuni episodi che fin ora erano sembrati coincidenze.
Per esempio se per telefono invitavo un mio amico al bar per un caffè, dopo pochi minuti mi ritrovavo una pattuglia di carabinieri che in un locale affollato veniva a controllare solo i miei documenti; Perché per loro la parola “caffè” era un messaggio criptato. Oppure un alta volta, terminato il mio lavoro e di ritorno verso casa, mi bloccarono nel centro della città e letteralmente tirandomi giù dall’auto, con pistole alla mano mi perquisirono e mi misero a soqquadro l’auto senza ovviamente trovare nulla e non mi rilasciarono neanche il verbale di perquisizione la mia imputazione si basava su poche intercettazione telefoniche della quali 2 erano le principali. Nella prima vengo accusato di preparare una partita di 2 kg di droga, solo perché in ambientale , si sente una voce (non mia) dire 2 kg, ma in realtà era un mi collega che mi rammentava che al mio rientro, dal fine settimana, gli avrei dovuto portare 2 kg di mozzarelle dal mio paese. Nell’altra parlo con un mio collega, di un televisore che lui doveva comprare ma abitando in un luogo sprovvisto di grossi centri commerciali, chiedeva a me di vedere se ci fosse nella mia città qualche offerta di un televisore con determinate caratteristiche tra le quali l’entrata della scheda mediaset premium per vedere le partite, e invece loro avevano interpretato che io stessi preparando una grossa partita di droga da trasportare dalla Campania alla Puglia (perché il mio collega era pugliese). Collega che di sua spontanea volontà sentendosi chiamato in causa, volle venire a testimoniare davanti al P.M. che davvero stavamo parlando di un televisore portando come prova uno scontrino dell’aquisto di un televisore che lui fece dopo poco tempo. E fu quasi messo in discussione.
E cosi passai 21 giorni della mia vita, fui scarcerato un giorno prima del mio riesame dalla stessa persona che mi aveva fatto arrestare. Mi misero agli arresti domiciliari dove ci rimasi per ben quasi 5 mesi rinchiuso in casa mia. Stavo sclerando. In quel periodo mia moglie era incinta, ed io non potevo essere presente per lei e per mio figlio che stava per nascere. Infatti non fui presente alla sua prima ecografia e neanche a tutte le altre e non sapevo neanche se sarei potuto essere presente nel giorno della sua nascita. Queste sono cose che nessuna giustizia mi potrà mai ridare indietro. Ricordo che caddi in depressione e non facevo altro che dormire, ormai neanche mi rivestivo più ero sempre in pigiama giorno e notte. Sembrava che nulla avesse più senso tutti i giorni erano uguali e tutti i giorni erano brutti ma, ricordo in particolar modo il giorno del mio onomastico,il santo Natale capodanno, epifania, tutte feste rovinate e pensare che era il mio primo Natale da sposato sognavo chissà quante cose avrei fatto nella mia nuova casa con mia moglie e invece sembravo un eremita. Ogni giorno che passava la mia rabbia aumentava sempre più. IL 17 febbraio 2012 vengo rilasciato a piede libero e dopo un po iniziò il processo al tribunale di Torre Annunziata. Sono sempre stato presente a tutte le udienze, sempre con la speranza che un giudice mi ascoltasse per far luce sul mio caso. Nel frattempo il mio avvocato mi avvisò che c’ere la possibilità di essere trasferito per incompetenza territoriale al tribunale di Nocera Inferiore.
Quindi si ricominciò tutto da capo. Avrei voluto tanto avere un colloquio con il nuovo P.M. ma non fu presente e quindi fui ascoltato dalla P.G.. Scrissi inoltre una lettera al P.M. (allego copia) sempre per chiarire la mia innocenza.fu fissata intanto la data del G.U.P. ed io non ero nella pelle e non vedevo l’ora di avere un confronto con il giudice. La mattina del 5 febbraio 2015 era la prima volta da quando ero stato arrestato che venivo ascoltato da un giudice di mia competenza, e fu uno dei giorni più belli della mia vita, perché ebbi modo di cacciare fuori una parte della mia rabbia e la cosa più gratificante fu trovarmi davanti un giudice interessato ad ascoltare tutto quello che avevo da dire. Al termine dell’interrogatorio si riservò e diede un ordinanza ex art.421 bis c.p.p. con prosieguo al 26 marzo 2015. E fu in questa data che venni prosciolto a non luogo a procedere perché il fatto non sussiste.
Cosi una parte della mia rabbia era stata appagata, ma la parte più grande era ancora insoddisfatta e aumentava sempre più ogni volta che rivedevo le immagini di quanto il capo procuratore Diego Marmo elogiava il lavoro fatto dai carabinieri e si vantava del suo contributo dato per il buon esito di questa indagine. Egregio signor Presidente della Repubblica, a lei sembra giusto che dopo 8 anni di carriera e soprattutto dopo aver vinto un concorso (collocatomi N° 153 su 900) vengo prima escluso dalla graduatoria e poi licenziato per aver perso i diritti morali senza neanche ascoltare la mia innocenza e a mio parere violando l’articolo 27 della costituzione Italiana. Purtroppo il mio arresto è avvenuto pochi giorni prima che io firmassi il decreto che mi permettesse di passare in servizio permanente.
Il Senatore Giuseppe Esposito vicepresidente COPASIR presentò una interrogazione parlamentare chiedendo il mio reintegro immediato; ma la richiesta ebbe esito negativo in quanto la ministro della difesa si appellò su un errore tecnico. Risposta che io non accetto perché si da importanza al mio errore tralasciando il loro enorme errore. Nel frattempo sono trascorsi 6 anni, attualmente ho 36 anni ho 2 figli e sono disoccupato e la cosa più umiliante è che sono mantenuto dai miei genitori .
Fin ora questa è la mia storia ma non è ancora conclusa, perché non mi è stato ancora restituito il mio lavoro, che rappresenta il pane per i miei figli e con esso la mia dignità. E trovo assurdo che per riavere quello ch era già mio, devo intraprendere una nuova lotta contro l’ E.I. tramite il T.A.R. del Lazio, senza avere neanche certezza di esito favorevole. Mi è stata accolta L’ingiusta detenzione alla Corte di Appello di Salerno raddoppiandomi la somma dovuta.
Chiedo Egregio signor Presidente della Repubblica, chiedo un vostro intervento.
P.S. se vuole ulteriore notizie sulla mia storia digidi su youTube io accusato come Tortora o sul sito radioradicale.it caso Raiola o ancora su google digitando Raiola Francesco militare troverà tutta la mia rassegna stampa. Inoltre il mio caso sarà trattato anche il 18 Marzo su RAI3 dalla trasmissione “Sono Innocente”