E’allarme antisemitismo in Europa dopo la sparatoria in Germania e per l’emergere di una sotto-cultura panideologica e di comunione di intenti, condivisa tra i neonazisti ed estrema sinistra contro Israele, riconosciuto come obiettivo a fattore comune.
Un nuovo attacco potrebbe essere imminente
A seguito dell’attentato perpetrato contro la sinagoga di Halle dal neonazista Stephan Balliet, il ministro degli Interni tedesco, Horst Seehofer, è intervenuto al canale televisivo Zdf affermando che “la minaccia posta dall’antisemitismo e dall’estremismo di estrema destra è alta in Germania” e “ciò significa che un attacco potrebbe accadere in qualsiasi momento”. L’esponente dell’esecutivo ha, quindi, inteso mettere in guardia sul rischio di nuovi attentati di matrice neo-nazista nel Paese, pur rassicurando l’opinione pubblica in merito all’innalzamento dei livelli di sicurezza in Germania.
Il fattore emulativo e la sottocultura
Secondo alcuni analisti tedeschi di settore, l’azione del 27enne tedesco Balliet contro la sinagoga di Halle, con specifiche finalità propagandistiche ed emulative, farebbe parte di un più ampio fenomeno di insurrezione globale da parte degli estremisti della destra extraparlamentare, soprattutto in chiave antisionista. La teoria della “grande sostituzione”, propagandata a più riprese nei manifesti ideologici dei neonazisti sembra essere, infatti, il filo conduttore che ha ispirato gli ultimi attacchi a Christchurch, El Paso e Poway sullo sfondo di un antisemitismo non palese ma radicato dai promulgatori della teoria. Ulteriori similitudini nelle azioni terroristiche dei neonazisti, sono state riscontrate anche nelle modalità di compimento degli attentati, a partire da quello di Christchurch nel quale, come nel caso di Halle, il terrorista aveva filmato tutta l’azione con una videocamera go pro, riproponendone le varie fasi nei video di rivendicazione successivi all’attacco, focalizzando le riprese sull’armamento e le tattiche utilizzati nell’assalto.
E’ certo che, se la preparazione militare dimostrata dai terroristi neo nazisti è, purtroppo, da ritenersi eccellente, il loro livello culturale che, prescindendo dalla “grande sostituzione”, attinge a piene mani dal “Mein Kampf” al suprematismo bianco passando per l’antislamismo, non sembra certo in grado di svolgere il ruolo propagandistico che tali azioni intenderebbero rivestire.
Inoltre, sebbene le “neo camice brune” intendano incarnare e sfruttare per i propri fini il diffuso senso di impotenza e malessere dell’Occidente a fronte di un immigrazione selvaggia e fuori controllo, che rappresenta comunque una problematica non indifferente, è palese che le modalità di opposizione a tale fenomeno debbano prescindere da qualsiasi atto efferato proposto dagli estremisti, e il cittadino medio non può certo essere influenzato dai proclami deliranti propagandati da questi.
Neonazisti ed estrema sinistra con un target predefinito: Israele
A rappresentare un alto fattore di rischio è invece la presenza di transfughi dell’estrema destra e dell’estrema sinistra verso l’Islam radicale con un ruolo principalmente anti-sionista. Il fenomeno delle conversioni all’Islam di cittadini occidentali viene visto, infatti, come una grande occasione di attingere ad un bacino praticamente illimitato da parte delle organizzazioni dei grandi network terroristici e non solo. Il comune riconoscimento nel nemico sionista unito ad alcuni aspetti storici legati per lo più all’appoggio fornito dai nazisti alla causa palestinese a cavallo del secondo conflitto mondiale, hanno portato decine di estremisti, in questo caso per lo più appartenenti alla destra filo nazista, alla conversione all’Islam sciita di derivazione iraniana. Un particolare non trascurabile se si pensa che i neo convertiti vengono utilizzati come cavalli di troia per i piani espansionistici di Teheran e per la raccolta di informazioni “sensibili” nei Paesi occidentali da parte del Vevak, il potente servizio segreto iraniano.
Anche la sinistra extraparlamentare, rappresentata anch’essa da alcuni convertiti in seno alla comunità islamica, gioca un ruolo fondamentale nel riconoscimento di Israele come nemico comune, questo in forza del completo appoggio, ricambiato, di cui la sinistra extraparlamentare ha goduto negli anni ’70 da parte delle fazioni filo-palestinesi. Un periodo che con il sostegno alle campagne Bds (boicottaggio-disinvestimento-sanzioni) condotta contro gli interessi economici israeliani a livello globale ed alle innumerevoli manifestazioni di piazza pro-palestina che, nel caso di Roma, hanno provocatoriamente sfiorato a più riprese il quartiere del “Ghetto”, rischia di sfociare in ben più alti livelli di scontro.
Il movimento Bds
Nato nel 2005 per iniziativa di alcune associazioni palestinesi, il movimento Bds si propone di isolare lo Stato di Israele dalla comunità internazionale poiché ritenuto uno stato “criminale e razzista”. Le attività del movimento Bds si riassumono nelle campagne tese alla discriminazione di ogni entità e personalità israeliane, comprese quelle del mondo culturale e accademico, giungendo ad azioni di boicottaggio commerciale dei prodotti “made in Israel”. Queste ultime iniziative vengono condotte attraverso l’incitamento alla discriminazione dei prodotti israeliani con la pubblicazione di manifesti e la distribuzione di volantini oltre che con azioni di disturbo in supermercati centri commerciali, ristoranti e locali pubblici. Ma all’interno del movimento Bds, di per sè non violento, convivono anche associazioni “Onlus” che, oltre a supportare le iniziative di boicottaggio “totale” contro Israele, sono impegnate nella raccolta di fondi, ufficialmente per scopi umanitari, da devolvere ai profughi palestinesi o da dirottare verso gli abitanti della Striscia di Gaza.
In molti casi è stato rilevato che tali fondi raccolti per lo più presso le associazioni culturali islamiche finiscono, tramite intermediari, nelle casse di Hamas o della Jihad Islamica che li devolvono per l’acquisto di armi e munizionamenti da utilizzare contro le truppe dello Stato ebraico.
In ciò è palese la convergenza, in chiave antisionista ed antisemita, della sinistra estrema, sfrontatamente contigua ai gruppi palestinesi impegnati, a vario titolo contro Israele, con i militanti neonazisti sostenitori degli sciiti di Hezbollah. Una comunione di intenti potenzialmente esplosiva che potrebbe costituire, in un futuro prossimo, un serio fattore emergenziale sia per i singoli cittadini europei di credo ebraico che per le relative comunità storicamente e culturalmente legate al Continente.