La minaccia anarchica è concreta. Nella Relazione annuale presentata il 28 febbraio il DIS, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, dedica spazio alle attività dei gruppi anarco-insurrezionalisti ritenendoli la minaccia più “concreta e vitale, caratterizzata da componenti militanti determinate a promuovere, attraverso una propaganda di taglio fortemente istigatori, progettualità di lotta incentrate sulla tipica ‘azione diretta distruttiva'”.
Antimilitarismo e lotta alla repressione: gli obiettivi della minaccia anarchica
Dunque, l’antimilitarismo e la lotta alla repressione sarebbero le due differenti tematiche di lotta degli anarchici. Da una parte l’opposizione anche violenta all’invio di armi all’Ucraina e, più in generale, alla produzione di armamenti, con atti di vandalismo e di vero e proprio terrorismo culminati, il 27 giugno 2022, nel recapito di un plico esplosivo alla sede romana di Leonardo S.p.a., un atto poi rivendicato in rete con esaltazioni alla prassi insurrezionale e accuse a coloro che “si arricchiscono con la guerra”.
Dall’altra, la lotta alla “repressione” che ha preso spunto da alcuni provvedimenti giudiziari avversi a militanti d’area, in ultimo Alfredo Cospito, con iniziative di protesta, anche a carattere violento, prima e dopo la sentenza di conferma del 41bis da parte della Corte di Cassazione. Tra le iniziative portate avanti, un sit-in improvvisato seguito da un breve corteo, tenutosi a Torino in piazza Castello, che ha dato sfogo alla rabbia anarchica: “Lo Stato ha condannato a morte Alfredo Cospito. È chiara la volontà del governo di continuare la sua violentissima campagna repressiva contro gli anarchici”. Inoltre, la manifestazione ha ribadito l’appoggio ad un piano di pace per l’Ucraina e la contrarietà al sostegno con le armi a Kyev.
Anche a Milano si è svolto un corteo organizzato dai Cobas e da altre sigle contro il governo, il caro vita, le morti sul lavoro e non ultimo la solidarietà ad Alfredo Cospito e contro il carcere duro. ” Il 41 bis tortura di Stato. Contro carcere, repressione, condizioni di vita e lavoro. Lotta di classe”, recita uno striscione promosso da ‘Assemblea cittadina milanese contro il 41 bis e l’ergastolo’, che distribuisce un volantino di piena solidarietà a Cospito “perché repressione, carcere e condizioni di vita sono le due facce dello Stato e del capitale ed è per questo che non possiamo tacere”. Solo in fondo al corteo, composto da alcune centinaia di persone, sventolano invece le bandiere rosse e nere del Fai, Federazione anarchica informale, con impressa la A di Anarchia e uno striscione nero con la scritta: ‘Si va e si torna insieme’.
Le minacce e le azioni
Proprio nei giorni scorsi gli anarchici del “Gruppo di solidarietà rivoluzionaria” – Consegne domicilio” ha rivendicato un’azione contro il Tribunale di Pisa il 21 febbraio scorso, con la collocazione di un ordigno esplosivo davanti all’ingresso di servizio del Palazzo. Nella rivendicazione inviata via web, il gruppo afferma di non sapere se la detonazione sia poi effettivamente avvenuta ma di avere dato una “dimostrazione di abilità nell’avvicinarsi con facilità ai palazzi del potere per poterli colpire”.
A seguire una lunga spiegazione su cosa rappresenta la Fai-Fri (Federazione anarchica informale – Fronte rivoluzionario internazionale) fondata proprio da Alfredo Cospito circa 20 anni fa.
In alcuni passaggi della lunga rivendicazione, si legge: “Lo Stato, compreso quello democratico, è il più grande pericolo per la vita e la libertà di tutto il vivente. Permette il fiorire del capitalismo garantendo la stabilità di cui ha bisogno attraverso il sistema punitivo e repressivo”. E ancora: “In ogni tribunale tutti i giorni vengono condannati centinaia di sfruttati. A colpi di sentenze vengono seppelliti uomini e donne nelle galere e mutilati i loro rapporti di amicizia e amore. A colpi di esplosivi saranno colpite le strutture e mutilati gli uomini del potere. Per ogni morto in mare, in carcere, di lavoro, nei CPR, non una ma 100 bombe al padronato. Non basteranno mai le vostre telecamere e le vostre guardie a setaccio della città a impedire all’azione di penetrare nei vostri palazzi”.
Vere e proprie intimidazioni, dunque,frutto della follia che spinge questi gruppuscoli ideologizzati da teorici della guerriglia anarchica, da Bonanno a Cospito. A seguire, sempre nello scritto, si legge:”Le decisioni prese da Roberto Sparagna, dalla ex ministra della giustizia Marta Cartabia, dal Tribunale di Sorveglianza di Roma, fino a quelle prese dall’attuale ministro della giustizia Nordio, avranno una importanza storica per la qualità della violenza rivoluzionaria. Ma non saremo frettolosi. Ma, anzi, cauti e lucidi nell’affinare le nostre tecniche per colpire sempre più forte il potere. Arriviamo. Questa non è una minaccia ma una promessa che abbiamo fatto anzitutto a noi stessi”.
La sentenza contro Cospito e le azioni della minaccia anarchica
Dopo 8 ore di Camera di Consiglio, il 24 febbraio scorso la Corte di Cassazione si è espressa con un verdetto che ha ribadito il regime del 41 bis per Alfredo Cospito, condannandolo anche al pagamento delle spese processuali. Respinto dunque il ricorso della difesa dell’anarchico che attraverso i suoi legali ha espresso tutto il disappunto definendo la sentenza avversa come una “condanna a morte”.
Secondo quanto riferito dai legali, dunque, Cospito è una persona che sta morendo senza alternative con il rischio che si arrivi all’alimentazione forzata o a un Tso, nonostante abbia rifiutato ogni trattamento forzato per propria decisione.
Cospito ha annunciato che, dopo il rigetto dell’istanza di revoca del 41 bis, rinuncerà ad assumere gli integratori, perfettamente conscio delle conseguenze letali del suo gesto e certo che qualcuno dopo di lui continuerà la lotta contro il carcere duro.
In occasione della sentenza della Corte di Cassazione, alcuni presidi sono stati convocati in diverse piazze italiane, tra cui uno proprio a Roma presso il “Palazzaccio”, sede degli ‘ermellini’. Durante la giornata di attesa sono stati affissi numerosi striscioni di protesta e contestazione. Anche dal megafono sono arrivati i commenti dei manifestanti. Tra questi, Pasquale Valitutti, detto “Lello”, che dopo la decisione dei giudici ha contestato il verdetto della Cassazione esprimendosi con frasi pesanti: “Se Alfredo muore sarà l’inferno per i ricchi in questo paese, sarà lotta”. Per Valitutti, Cospito è un “compagno valoroso, una persona degna ed un fratello”, e questo la dice lunga sulla personalità di Lello, il “compare” di Pinelli, l’anarchico caduto da una finestra della Questura di Milano il 19 dicembre 1969 dopo essere stato fermato, insieme ad altre decine di “compagni”, durante una retata della Polizia a seguito dell’attentato del 12 dicembre a Piazza Fontana.
È palese, dunque, che il livello di attenzione si sia innalzato a seguito della sentenza e delle conseguenti minacce proferite non solo dal Valitutti, ma anche da altri componenti di gruppi anarco-insurrezionalisti operativi nel nostro Paese, ma anche in Europa e Sud America.
Le motivazioni della carcerazione di Alfredo Cospito
Le motivazioni che hanno portato Cospito, il 56enne seguace di Alfredo Maria Bonanno, alla condanna ed alla conseguente sottoposizione al regime del 41bis, oltre che le sue azioni terroristiche tra le quali la gambizzazione di Roberto Adinolfi, dirigente dell’Ansaldo Nucleare e il tentativo di attentato contro la scuola allievi Carabinieri di Fossano, anche il ruolo apicale assunto e mantenuto anche durante la sua detenzione a capo della Fai-Fri, con messaggi emanati dal carcere con l’invito a vivere la rivoluzione nell’immediatezza, senza alcun compromesso, con violenza specificando, altresì, che il terrorismo è una pratica che gli anarchici hanno da sempre utilizzato.
Un invito rivolto all’organizzazione “orizzontale”, “informale”, formata da “cellule” composte da attivisti che, pur non conoscendosi, ne condividono l’ideologia e il modello di lotta nel suo insieme. Un soggetto, Alfredo Cospito, al quale la detenzione ordinaria seppure in regime di alta sicurezza, secondo la valutazione del ministero di Giustizia, non avrebbe diminuito la pericolosità e la capacità di individuare e comunicare all’esterno disposizioni criminali rivolte ad obiettivi sensibili. Sono quindi attese azioni eclatanti in risposta alla decisione della Corte di Cassazione da parte di componenti della galassia anarcoinsurrezionalista. A rischio, oltre i classici obiettivi istituzionali, anche le aziende del settore nucleare, degli armamenti e i loro dirigenti, le sedi delle multinazionali dell’industria, le rappresentanze consolari italiane all’estero così come le caserme militari e delle Forze di Polizia.