Nonostante sia stato bandito da oltre 23 anni, e le autorità sanitarie si siano pronunciate più volte, emanando norme sempre più restringenti per evitarne le applicazioni industriali o domestiche in Italia, l’amianto, la subdola e silenziosa fibra killer, fa ancora 4000 morti l’anno. Conosciuto da molti come Eternit, nome derivato appunto dalla sua “eterna resistenza”, è ovunque. Isola tetti, tubature, pareti e a volte è presente anche dentro le uniformi di inconsapevoli vigili del fuoco. Nonostante sia stato vietato, tra i maggiori paesi produttori troviamo la Russia (un milione di tonnellate prodotte nel 2010), Cina (400 mila), India e Brasile. Tra i maggiori utilizzatori invece troviamo ancora la Cina (oltre 613 mila tonnellate), e poi l’India (426 mila) e la Russia (263 mila).
Solo nel Lazio, secondo gli ultimi dati di Legambiente presentati nel dossier “Liberi dall’Amianto”, sono 5.320.915 i metri quadri totali censiti sul territorio dove è stata accertata la presenza di questa letale fibra.
Per andare più a fondo a questo spinoso tema, conosciuto da sempre ma di fatto poco trattato, il viaggio di Ofcs.report comincia a Roma, nella zona del Trullo, XI Municipio, dall’ex caserma “Donato”.
Siamo andati insieme al consigliere regionale del Lazio, Fabrizio Santori, Daniele Catalano, consigliere Fratelli d’Italia del XI Municipio e Piergiorgio Benvenuti, presidente di EcoItalia Solidale, che da tempo si stanno battendo per la salute dei residenti della zona.
I cittadini, infatti, già da giugno dell’anno scorso avevano denunciato la situazione preoccupante, al programma televisivo “Striscia la Notizia”. Ad occuparsi della vicenda, l’inviato Jimmy Ghione che aveva portato alla luce, insieme ad Elio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, la situazione pericolosa in cui si sono registrati negli ultimi tempi incrementi delle patologie tumorali fra i residenti.
Ci sono persone che abitano a neanche 20 metri da un capannone che ha 600 metri quadrati di amianto sul tetto. Per questo Santori a seguito di numerose segnalazioni da parte dei cittadini ha chiesto di provvedere in via prioritaria alla rimozione dei materiali in amianto (perlopiù tettoie) presenti nella struttura militare, inviando un esposto al Ministero della Difesa. Questo è stato solo uno degli ultimi step che ha visto impegnati i consiglieri per garantire la salute dei residenti. In precedenza, infatti, avevano portato la questione all’attenzione del Demanio e dell’Asl Rm3 al fine di ottenere provvedimenti immediati per la bonifica dell’ex caserma Donato.
Ad oggi, almeno una buona notizia di questo impegno quotidiano, il consiglio del XI Municipio infatti ha finalmente approvato la mozione che impegna il presidente Torelli ad attivarsi nei confronti del Demanio, del ministero della Difesa e della Asl.La difficoltà di iniziare la bonifica infatti è nel capire di chi sia la competenza e la gestione dell’ex caserma, così da poter finalmente determinare il soggetto che dovrà farsi carico al più presto della rimozione e smaltimento dell’amianto.
E qui veniamo al punto: lo smaltimento. Pur di non spendere importanti somme di denaro, molti preferiscono non bonificare o addirittura improvvisare bonifiche dai risultati davvero inadeguati. In effetti la fase istruttoria per le operazioni di bonifica e il monitoraggio dell’area comportano costi elevati. Le attuali agevolazioni fiscali, inoltre, non abbattono i costi e a livello regionale non sembra esserci alcun finanziamento in aiuto ai privati per il processo di smaltimento. Chi decide di attuare bonifiche improvvisate rischia molte volte di disperdere nell’aria le fibre pericolose dell’eternit. Di fatto l’amianto non è pericoloso, in quanto non emette gas tossici o radiazioni. Lo diventa quando le sue fibre vengono disperse nell’ambiente circostante e quindi inalate.
Lo stesso decreto ministeriale 6/9/94 del mistero della Sanità, al punto 7 riporta: “Le lastre piane o ondulate di cemento-amianto, impiegate per coperture in edilizia, sono costituite da materiale non friabile che, quando è nuovo o in buono stato di conservazione, non tende a liberare fibre spontaneamente.”.
Se l’amianto è compatto, come nel caso di materiali in cemento amianto (eternit), le fibre sono legate in una matrice solida per cui difficilmente si liberano. La pericolosità di questo materiale avviene quando l’amianto è friabile e quindi soggetto a essere disperso in fibre di amianto talmente sottili da rimanere in sospensione nell’aria anche a lungo e risultare facilmente inalabili e quindi pericolose per la salute. Anche i materiali contenenti amianto compatto possono diventare un rischio se abrasi o danneggiati.
Nel Lazio, come si evince nella tabella riportata sempre nel dossier di Legambiente, non ci sono impianti esistenti sul territorio per lo smaltimento di questo materiale.
Materiale che si è scoperto, in questi giorni, era stato utilizzato nella colla del pavimento di un asilo: la Magnolia al quartiere Pigneto in piazza dei Condottieri, a Roma. La struttura è stata immediatamente chiusa dopo un sopraluogo da parte dell’Asl, in cui l’ispettore incaricato ha rilevato un alto rischio sanitario. Questo nonostante nel 2010 l’asilo era stato chiuso per ristrutturazione che a quanto pare non aveva incluso il pavimento.
E, come riportato anche dal Corriere della Sera, sembrerebbe che dalle prime indagini le situazioni più rischiose per la salute dei bambini sono nelle aule al primo piano della Magnolia. I bimbi saranno spostati nella struttura materna ed elementare Giulio Cesare che si trova a 200 metri dal nido. Dopodiché il nido verrà chiuso per provvedere, si spera al più presto, alla bonifica dell’edificio.