Il rischio ambientale divampa nuovamente. Questa volta a Roma, nel quartiere Magliana in via di Villa Bonelli, dove è andata a fuoco l’ex fabbrica Buffetti. Dopo l’incendio avvenuto poco tempo fa, all’impianto di stoccaggio per rifiuti speciali e industriali, nello stabilimento della ditta ‘Eco X” di Pomezia l’inquietudine si riaccende fra i cittadini. Al centro del dibattito ancora una volta l’ amianto.
Da tempo infatti, l’ex fabbrica Buffetti è al centro di una battaglia legale e amministrativa a causa dell’eternit che, a quanto sembra, è presente sul tetto. A quanto sembra perché la bonifica dell’edificio, che da tempo richiedono i residenti, non è mai avvenuta e quindi non si sa ancora con certezza il reale pericolo.
Il rogo, divampato il 22 maggio scorso, è avvenuto verso le 20 di sera. Da subito le alte fiamme createsi all’interno dell’edificio hanno destato preoccupazione fra i residenti. Specialmente dopo l’enorme nube nera che si è formata subito a seguito dell’incendio, e che ha allarmato ancora di più il quartiere. In molti, per il timore di esalazioni nocive, hanno tenuto le finestre chiuse per diverso tempo.
Le cause dell’incendio sono ancora da accertare. Anche se, lo scorso 18 maggio, nell’ex fabbrica si era già verificato un altro rogo, ma di dimensioni minori.
Ancora una volta il rischio per la salute pubblica è al centro della questione. Questione che riguardo all’ex fabbrica Buffetti va avanti dal 2014, da quando il XV Municipio, dopo una battaglia di oltre due anni con ASL e Comune, riuscì a far uscire un’ordinanza di bonifica dell’amianto. Ma, nonostante il ricorso vinto al Tar e l’intervento del Consiglio di Stato (maggior tempo alla proprietà per procedere alla bonifica della struttura) a oggi nulla è stato fatto.
A denunciare la vicenda sul suo profilo Facebook è Maurizio Veloccia, consigliere Pd del XV Municipio: “Nulla continua a muoversi, anzi ora ci sono incendi. Strani, troppo strani. Il Municipio è vergognosamente silente. Ora bisogna intervenire. Visto che non lo fa la proprietà deve intervenire in danno il Municipio. Sono 30.000 euro di spese da recuperare con certezza. Questa sarà la battaglia da fare. Perché le persone che vivono lì intorno non possono rischiare la vita”
Particolarmente attento e attivo su questo argomento anche Daniele Catalano, consigliere Fratelli d’Italia del XI Municipio: “Pochi giorni fa, insieme all’associazione ecologista EcoItaliaSolidale di cui è presidente Piergiorgio Benvenuti, abbiamo deciso di manifestare insieme ai cittadini residenti nel quartiere della Magliana per chiedere sicurezza e tutela della loro salute. In quanto come è ormai noto a tutti, la copertura dei tetti dei fabbricati è in eternit e quindi illegale. Sicurezza perché sono mesi che chiediamo lo sgombero dell’edificio in questione che da tempo ormai veniva occupato da senza fissa dimora. La tutela della salute pubblica è un dovere civico che deve riguardare tutti”.
“Per questo – prosegue Catalano – con questo blitz abbiamo voluto sollecitare un pronto intervento delle istituzioni di intervenire in danno, ovvero smaltendo l’amianto autonomamente e successivamente riacquisendo il credito dal privato.
L’ultimo step sarà quello di applicare il progetto per la riqualificazione del sito tramite l’attuazione del Print (Programma integrato della città da riprogettare), che prevede una piazza, aree verdi, una scuola e luoghi consoni per ospitare attività ludico ricreative per la cittadinanza”, conclude il consigliere.
Con Fabrizio Protti, presidente dello ‘Sportello amianto nazionale’, invece abbiamo voluto approfondire il reale rischio di inalazioni di questa fibra killer che ora più che mai allarma i residenti della zona: “Ad oggi quello che si sa riguardo alla presenza o meno d’amianto sui tetti dell’ex fabbrica Buffetti è solo quello che hanno visto e dichiarato i cittadini residenti nella zona, visto che al momento non c’è stato ancora un riscontro ufficiale da parte delle autorità competenti. Se l’eternit, come riportato c’era, il fatto stesso che ci sia amianto sul tetto e ci sia un incendio nella fase sottostante, di fatto non determina un pericolo per la salute dei cittadini.
“Quello che bisognerebbe in qualche modo trasmettere alla gente – prosegue l’esperto – è che il processo fisico che si attiva quando c’è eternit sul tetto, è quello del ‘blast esplosivo’. Che in sostanza vuol dire che le lastre in eternit a base cementifica hanno solo il 13% di amianto. Tutto il resto è cemento, che nell’ arco del tempo assorbe una quantità enorme di umidità, dovuto al clima umido e alle piogge. Quindi, quando c’è un incendio, questa umidità trattenuta all’interno delle lastre evapora. Evaporando fa spaccare l’amianto, ma spaccandosi cadendo di sotto non sempre si disintegra e l’eventuale dispersione di fibre può arrivare al massimo a 3 o 4 metri dell’area circostante.”
“Nonostante questo, però è evidente che tutto quello su cui si deve mantenere l’attenzione ora, è la bonifica perché quell’area comunque deve essere trattata per raccogliere le eventuali fibre disperse. Ma parliamo solo del luogo dell’incendio. Più o meno è ciò che è successo all’impianto di stoccaggio rifiuti di Pomezia.
Ripeto, non bisogna creare facili allarmismi in questo periodo che io definirei come ‘la guerra dei rifiuti’. Sono infatti troppi strani tutti questi incendi che sembrano nascondere altro.
L’unico rogo davvero preoccupante a livello di danno ambientale per i cittadini è stato l’incendio avvenuto giovedì 23 maggio, a Parona in provincia di Pavia, alla Aboneco recycling, azienda che tratta rifiuti speciali. Sembra infatti che fra le licenze autorizzate ci fossero, oltre a quelle per i rifiuti speciali, anche quelle per lo smaltimento di amianto friabile. In quel caso è possibile che all’interno dell’impianto ci fossero sacchi di polvere di amianto. Dico in quel caso, perché la Provincia sembra aver smentito ogni dubbio affermando che avevano sì, la licenza per lo smaltimento, ma non per il deposito e quindi i sacchi di polvere d’amianto non erano presenti”. conclude Fabrizio Protti.
E in attesa di nuovi sviluppi e accertamenti da parte delle autorità competenti ai residenti di Villa Bonelli, non resta che attendere. Attendere ancora, purtroppo, visto l’annoso problema che da tempo denunciano.