Almaviva continua a far parlare di sé. Dopo la sede di Roma anche quella di Milano è nell’occhio del ciclone. “O accettiamo le nuove condizioni o verremo trasferiti a mille chilometri da Milano, a Cosenza”. Questa è la denuncia esposta a Ofcs Report da una dipendente della filiale milanese che ha chiesto di restare anonima e che insieme ad altre 104 persone vive un momento di attesa.
In particolare parliamo dei dipendenti che lavoravano nella commessa di Eni e che dal 30 settembre non hanno visto rinnovati i loro contratti a tempo indeterminato. “A differenza dei colleghi di Roma il nostro sito non è in crisi e infatti non è stato dichiarato come tale . Quello che viviamo sembra essere una specie di ricatto. O accettiamo le nuove condizioni, un nuovo contratto oppure dobbiamo andarcene”, continua a spiegare la dipendente.
Si tratterebbe di condizioni che prevedono un telecontrollo in tempo reale sulla quantità del lavoro. “Non più un discorso di qualità nella gestione di un servizio quindi – lamentano ancora i lavoratori – Anche perché il controllo della qualità non verrebbe sorvegliato dalle committenti ma da Almaviva, che ovviamente ragiona sul fatturato. Per cui più contatti fai più loro percepiscono soldi. Questa forma di telecontrollo serve a fare una sorta di mobbing legalizzato al lavoratore”, spiega ancora la dipendente.
Almaviva, punto di riferimento dei call center nazionali, nella sede di Milano lavora per Sky, Trenitalia, Che Banca e fino alla fine di settembre anche con Eni. Le nuove condizioni, stando alla testimonianza della dipendente interpellata, andrebbero a ledere non soltanto la loro professionalità ma anche la qualità del servizio offerto ai clienti.
Diverse sarebbero state le riunioni e gli incontri. E’ stato fatto un incontro, il 6 ottobre 2017, con le Rsu interne e l’ipotesi di accordo è stata firmata dalla sola Cisl. Questo sembrerebbe prevedere il 100% della disponibilità dei Rol dell’ex festività, una banca ore per quello che sono gli straordinari che poi verrebbero corrisposti non più economicamente ma tramite Rol, gli stessi che poi ricadrebbero in questo 100% a loro disponibile. Proprio in merito a questa ipotesi di accordo i lavoratori si sono espressi tramite votazione segreta, per esprimere il loro parere. Nel referendum hanno votato 440 persone, di queste 332 hanno detto no, 107 i sì e un solo astenuto.
Dopo la crisi che ha portato l’Unione Europea a fornire aiuti per il salvataggio dei dipendenti della sede di Roma, Almaviva ha appena aperto due nuove sedi, una a Cagliari e una in Romania.
“Si sta facendo capire tra le righe che si vuole creare un precedente soprattutto per quello che è l’articolo 4 per il rinnovo del contratto nazionale, per cui si sta utilizzando un po’ noi 104 per forzare la mano su tutta la categoria – lamentano e dipendenti – Perché dal momento che Almaviva riesce ad avere un tipo di accordo particolarmente agevolato, come questo, di conseguenza anche tutte le altre aziende vorranno un trattamento pari. Se così non fosse si andrebbe a creare un dumping aziendale, facendo concorrenza sleale”.
Centoquattro dipendenti sono in attesa di sapere se e quando arriveranno le lettere di trasferimento
“Sono state spedite 65 lettere. Noi non abbiamo nessuno potere, al momento aspettiamo che queste lettere vengano notificate per poi nel caso fare vertenze sindacali. Ufficialmente – continua la dipendente- le lettere indicano che il trasferimento non è fatto a causa di una crisi aziendale ma che la sede di Rende, in provincia di Cosenza. sia sotto organico”. E’ infatti dell’11 ottobre la comunicazione che Almaviva invia ai dipendenti per informarli del loro possibile trasferimento nel sito calabrese proprio perchè impossibile ricollocarli tutti nelle altre commesse del sito milanese.
Oltretutto sembrerebbe che a essere intaccati siano soltanto i dipendenti che hanno il vecchio contratto, escludendo automaticamente coloro che hanno quello nuovo. “Sembra che vogliano mandare via i contratti fatti con l’articolo 18 , perché troppo costosi e assumere altri con il job act”, continua la dipendente milanese.
Al momento questi 104 dipendenti sono in ferie dal 30 settembre e dopo una proposta fatta di 6 mesi di cassa integrazione a zero ore e con orario part time, hanno deciso di protestare.
“Siamo in ferie. L’azienda ha prima utilizzato tutti gli istituti 2017 e al momento siamo in anticipo sul 2018. Quindi se dovessi dimettermi o essere licenziata sarei io a dover restituire delle ore di ferie a loro. Stiamo organizzando uno sciopero, sperando che questa nostra causa venga conosciuta a tutti e si trovi una soluzione”.
La risposta di Almaviva
In risposta a una lettera dei sindacati Slc Fistel e Uilcom, che avevano chiesto un incontro per affrontare il problema, Almaviva ha replicato tramite l’amministratore delegato, Andrea Antonelli, che ha dichiarato: “Ricevo con stupore considerando inaccettabile una richiesta di incontro accompagnata dall’accusa rivolta alla mia azienda di condurre dumping nei confronti degli altri operatori e di operare al di fuori del ccnl. Almaviva contact è un’azienda – ha spiegato – che unica negli anni ha voluto testardamente difendere nell’indifferenza dei più l’occupazione in Italia, chiedendo il rispetto e l’applicazione di leggi vigenti. Qualora fosse utile – ha continuato Antonelli – nessuna difficoltà a discutere pubblicamente della materia sulla base di documentazione ufficiale. Proporre un confronto partendo da accuse palesemente infondate e offensive rende quanto meno arduo – ha concluso – un corretto rapporto tra le parti, indirizzato alla risoluzione dei problemi reali a garanzia dell’attività dell’azienda e delle persone che vi lavorano”.