L’inizio della Primavera è stata salutata dal Vesuvio con uno sciame sismico iniziato alle 9.16 è terminato alle 20.53. Le scosse dello scorso 21 marzo, per fortuna di entità bassissima e percepibili solo a livello strumentale, sono state in tutto 16, distribuite tutte intorno al cratere. Una sorta di brivido “a fior di pelle” del vulcano partenopeo. Infatti, la profondità dello sciame sismico è variata tra 0,03 e 3,17 chilometri. Solo l’ultimo fenomeno, quello delle 20.53, è stato registrato a poco più di 16 chilometri di profondità.
I dati sono dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che, in base alle rilevazioni dell’Osservatorio vesuviano, da marzo del 2016 a oggi ha rilevato un totale di 731 eventi sul Vesuvio. Si tratta della normale attività vulcanica del gigante che sovrasta Napoli e il suo incantevole golfo, le rigogliose campagne e i profumati giardini. Ma la vitalità del Vesuvio tiene sempre gli studiosi in allerta e dovrebbe far riflettere costantemente gli amministratori e le popolazioni abitanti alle pendici del vulcano. Sterminator è più che mai attivo e fremente. Guai a ragionare come fecero gli antichi abitanti di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti che furono sterminati dalla drammatica eruzione del ’79 dopo Cristo. Un’esplosione di gas, cenere, lapilli e bombe dalla quale nessuno si salvò. Certo, a quei tempi non si poteva contare sugli attuali sistemi di preavviso e non si disponeva di mezzi di evacuazione. Ma la fitta è disordinata urbanizzazione del territorio vesuviano oggi rende difficoltoso ogni “piano di fuga”. E nonostante i frequenti convegni e tavoli di studiosi, su questo problema si continua a vivere serenamente, con lo stesso fatalismo dei pompeiani del ’79 dopo Cristo. Gli stessi abitanti di Pompei di cui sono esposti i calchi in gesso dei loro corpi contorti, così come li hanno riportati alla luce gli archeologi e che oggi dovrebbero rappresentare un monito per tutti, non solo un’attrazione turistica.