Il numero di vittime provocate da eventi naturali in Italia, soprattutto da eventi sismici, è elevatissimo. Circa la metà del territorio nazionale è classificato a rilevante rischio sismico. Secondo dati Istat, il 63,8% delle abitazioni in Italia è stato costruito prima del 1971, quando era classificata sismica soltanto una piccola percentuale del territorio, e pertanto non risponde a criteri validi di sicurezza sismica. Ai disastri determinati da fenomeni naturali, si aggiungono spesso quelli dovuti a interventi architettonici o strutturali inadeguati che possono minare la stabilità di edifici d’epoca. A completare il quadro ci pensano solitamente il degrado e una carente, se non del tutto assente, manutenzione degli stabili. Molte costruzioni, soprattutto dopo un evento sismico di grande portata, vengono edificate in fretta, con l’uso di materiali scadenti che eludono controlli approfonditi. Non solo i terremoti più devastanti, anche eventi sismici minori hanno messo in evidenza la grande vulnerabilità del patrimonio abitativo e monumentale italiano.
L’Allarme dell’ordine degli ingegneri
Lo stato di molti edifici, ospedali, scuole, palazzi del nostro Paese è a rischio crolli e necessita di attenzione, monitoraggio e in molti casi di un grande progetto di rigenerazione e riqualificazione. Questo l’allarme lanciato dagli ordini professionali degli ingegneri in sinergia con altri ordini professionali ( architetti, geometri, geologi ), insieme alle associazioni di categoria come quelle degli amministratori di condominio (Anaci), durante un incontro tenutosi a Roma lo scorso 13 aprile. L’obiettivo è di individuare un percorso che dovrebbe portare a una maggiore prevenzione in Italia, anche grazie a speciali agevolazioni fiscali studiate ad hoc. Stragi come il sisma del 24 agosto, che ha colpito il centro-Italia o i crolli di intere palazzine, possono essere evitate facendo una grande attività di prevenzione e messa in sicurezza degli edifici. La normativa c’è, basta applicarla. La legge Finanziaria, infatti, ha recepito le istanze degli ordini professionali e, tramite un decreto del ministero dei Lavori pubblici, ha attivato un bonus fiscale fino all’85% in base all’azione di adeguamento che viene posta in essere sugli immobili. Ogni Comune ora deve adeguarsi e recepire questa normativa.
Il ‘sismabonus’
Il sisma bonus 2017, è una agevolazione inserita nel testo della Legge di Bilancio 2017, che prevede la possibilità di godere di una importante detrazione fiscale sugli interventi di adeguamento sismico di case, immobili, attività produttive e condomini, interventi di adeguamento certificati. Il provvedimento contiene una grande novità: gli immobili interessati dalla nuova detrazione non sono solo quelli ubicati nelle zone 1 e 2, che presentano cioè alta sismicità, ma anche quelli a zona 3 ovvero a medio rischio sismico.
Il bonus fiscale
Rispetto alle ristrutturazioni antisismiche senza variazione di classe (50%) le detrazioni per la prevenzione sismica aumentano notevolmente qualora si migliori l’edificio di una o due classi di rischio sismico. Per abitazioni, prime e seconde case, e edifici produttivi: detrazione al 70% se migliora di 1 classe di rischio e detrazione all’80% se migliora di 2 o più classi di rischio. Per condomini parti comuni: detrazione al 75% se migliora di 1 classe di rischio e detrazione all’85% se migliora di 2 o più classi di rischio. L’ammontare delle spese è non superiore a euro 96.000 per ciascuna delle unità immobiliari.
Le città italiane
Milano già si è portata avanti e sulla base della direttiva ha previsto un piano pluriennale di intervento. Il comune ha aperto il dialogo con i membri degli ordini professionali. L’amministrazione capitolina attraverso le parole del presidente del Consiglio Comunale, Marcello De Vito, intende adeguarsi alla legge e prevedere programmi di intervento concreti. Nella Capitale, gli edifici che superano gli 80 anni sono bel l’80%. “Il terrirorio romano che sembra sicuro in realtà non lo è”, dichiara a Ofcs.report l’ingegner Domenico Ricciardi, ex presidente dell’ordine degli ingegneri di Roma e attuale coordinatore degli ordini regionali degli ingegneri. “L’area si muove di qualche millimetro l’anno – continua Ricciardi – e in tali movimenti indicano che c’è bisogno di un forte controllo per prevenire eventuali crolli facendo una buona prevenzione”.
Il presidente dell’ordine degli ingegneri di Napoli, Luigi Vinci, intervenuto nel corso dell’incontro a Roma, ha affermato che la Regione Campania ha proposto un piano di rigenerazione urbana che a partire dalle misure già individuate e con l’aiuto di fondi statali, regionali e comunali, costituisca un “volano per l’attivazione rigorosa di pratiche e interventi di protezione, manutenzione e cura del patrimonio urbanistico”.
Fascicolo fabbricato obbligatorio
Altra proposta chiave avanzata dagli ordini professionali di ingegneri e gli altri ordini professionali presenti (costruttori, geologi, amministratori di condominio) è l’adozione di un fascicolo del fabbricato, una sorta di anagrafe edilizia che effettui un vero e proprio “check-up” degli edifici. “La prima cosa che bisogna controllare in un edificio, sia esso pubblico o privato, è la sua staticità. Invece purtroppo spesso si pensa prima al risparmio energetico, alle migliorie estetiche e poi ci si preoccupa della staticità. Per prevenire disastri e crolli è fondamentale il fascicolo di fabbricato, che permette di ricostruire gli interventi realizzati all’interno dello stabile dalla sua costruzione fino ad oggi. Dovrebbe essere reso obbligatorio e il governo dovrebbe pensare ad una defiscalizzazione al 100% per gli interventi sulla staticità”, dichiara a tal proposito l’ingegner Ricciardi. Molti comuni italiani hanno già approvato il fascicolo di fabbricato. Roma è stata la prima città a farlo, l’anno scorso è stata seguita da Milano. “Si tratta però di un documento volontario, non obbligatorio. Diventa obbligatorio solo nel caso di un edificio nuovo o di una ristrutturazione consistente. Noi chiediamo al governo l’obbligatorietà, partendo da un dato sostanziale e quasi sempre sottovalutato: i materiali di un edificio si ‘ammalorano’, ma oggi esistono strumenti non invasivi che riescono a vedere e capire lo stato delle costruzioni e dei materiali anche senza rompere o abbattere”. Gli strumenti non invasivi a cui fa riferimento l’ingegnere sono delle tecnologie avanzatissime che permettono di visionare lo stato reale delle costruzioni senza rompere e abbattere, moderni mezzi a costi non eccessivi. Investire nella prevenzione non solo comporta un minor impiego risorse econimiche ma, soprattutto, garantirebbe la sicurezza del territorio e dei cittadini.