“In un’epoca in cui la velocità ha la meglio sulla verifica della veridicità della notizia, soprattutto nell’informazione veicolata da internet, e i social media dominano la scena, il giornalista corre il rischio di bypassare la deontologia professionale, trascurando, talvolta, un’analisi approfondita delle fonti”. A sostenerlo è Tommaso Forte, giornalista e autore del “Festival Giornalisti del Mediterraneo” che si terrá a Bari dal 7 al 10 marzo presso il Centro polifunzionale studenti. L’evento, arrivato alla sua decima edizione, è promosso dal Comune di Otranto (Le) e dall’associazione “Terra del Mediterraneo”, in partnership con Legacoop Puglia, l’Università degli Studi di Bari e il suo Master in Giornalismo.
Si discuterà, nell’ambito di seminari formativi, di processi giudiziari, etica dell’informazione e del diritto di cronaca, legalità e tutela dei minori, diritto di famiglia e della comunicazione sociale, nonché del futuro della televisione e dei mass media. La seconda fase del Festival Giornalisti del Mediterraneo, invece, si svolgerà ad Otranto, dal 10 al 16 settembre. Si approfondiranno le questioni legate al Mediterraneo, Medio Oriente, Isis e terrorismo, pace e dialogo interreligioso.
Come nasce l’idea di un “Festival dei Giornalisti del Mediterraneo”?
“L’idea, dieci anni fa, è nata dalla volontà di creare un’occasione di dibattito sul grande tema del Mediterraneo e di farlo da molteplici punti di vista. Da qui il desiderio di coinvolgere i giornalisti, a partire da quei reporter che hanno vissuto da vicino i drammi che in questi anni hanno attraversato il Mediterraneo, come i conflitti che hanno toccato il Medioriente. La scelta iniziale di ambientarlo a Otranto, poi, scaturisce dal desiderio di fare di una terra che storicamente è porta d’Oriente, porta di ingresso nel Paese, il centro propulsore del dialogo rispetto a tematiche quali quella dell’immigrazione, inevitabilmente connessa al tema del Mediterraneo”.
Quali esperienze nazionali e internazionali racchiuderà l’edizione che si terrà a Bari dal 7 al 10 marzo?
“A Bari, attraverso i seminari formativi che abbiamo organizzato, apriremo un focus su molteplici tematiche a partire dal diritto di famiglia in Europa e nel Medioriente, comunicazione dell’orrore, diffamazione, sulla responsabilità del giornalista nella comunicazione dei conflitti e sul ruolo dei reporter, sui nuovi equilibri del Mediterraneo tra crisi economiche e rischio terrorismo, su media e migranti e il dovere nell’informazione, passando per la deontologia della professione. Le esperienze nazionali e internazionali, invece, saranno raccontate a settembre in occasione della premiazione dei candidati che partecipano al concorso Giornalisti del Mediterraneo, che si sviluppa nell’ambito del festival. I loro reportage realizzati oltre confine, ci permetteranno di conoscere da vicino storie che celano aspetti oltremodo interessanti da un punto di vista sociologico e culturale”.
Chi parteciperà agli eventi formativi e quali i temi che si svolgeranno?
“Parteciperanno alcune fra le grandi firme del reportage internazionale nonché scrittori editori, blogger, social media editor, giornalisti come Paolo Di Giannantonio, Zouhir Louaissini, Vincenzo Magistà, Marilù Mastrogiovanni, e tanti, tanti altri professionisti”.
Dalla prima edizione del Festival e dunque, in questi ultimi dieci anni, ha rilevato cambiamenti nell’approccio al giornalismo e diffusione delle notizie?
“In un’epoca in cui la velocità ha la meglio sulla verifica della veridicità della notizia, soprattutto nell’informazione veicolata da internet, e i social media dominano la scena, il giornalista corre il rischio di bypassare la deontologia professionale trascurando, talvolta, un’analisi approfondita delle fonti. La conseguenza pericolosa è che si veicolino notizie false o verosimili”.
Fake news or true news?
“Fake news e true news. Purtroppo, però, accade che le prime abbiano il sopravvento sulle seconde, specie quando si tratta di temi delicati. Per esempio, sul tema dell’immigrazione tanti sono i pregiudizi e le falsità e, talvolta, un ruolo determinante nell’alimentarli lo hanno proprio i media. Si tratta di convinzioni e credenze basate non su una vera informazione, ma su una percezione più o meno passivamente condivisa, su slogan che non possono che banalizzare la complessità del fenomeno. Questi stereotipi, che si autoalimentano a dismisura grazie a narrazioni semplici, immediate e apparentemente convincenti, sono scorciatoie del pensiero, alibi all’ignoranza, esche formidabili per i costruttori di dissenso. Il giornalista ha il dovere di dire la verità”.
Dal 10 al 16 Settembre, la splendida città di Otranto ospiterà nuovamente il Festival, quest’ anno quale sarà il tema trainante?
“Sono tre i temi cardine quest’anno: “Terrorismo internazionale”, e a tal proposito nell’ambito del concorso sarà premiato il miglior servizio giornalistico (reportage o inchiesta) che abbia trattato il problema dell’Islam nel mondo. I reportage devono aver analizzato i temi legati alle azioni di guerra dei jihadisti e al terrorismo, al ruolo delle donne, all’arruolamento dei minori, all’approvvigionamento delle armi e alla distruzione di villaggi e delle opere d’arte. Sarà premiato, inoltre, il miglior servizio giornalistico che abbia affrontato il tema dei siti e dei video di propaganda jihadista, ma anche dei forum e dei blog dove si attua il proselitismo islamico. E poi c’è il grande tema “Mediterraneo e diritti negati”, rispetto ai conflitti nei Paesi del Mediterraneo e alla progressiva affermazione di politiche autoritarie tese a sopprimere tutti quei diritti fondamentali che sono universalmente riconosciuti. E ancora, “Pace e Immigrazione”, riguardo ai possibili accordi di pace tesi a porre fine alle guerre in Medio Oriente e ad avviare un dialogo interreligioso capace di far convivere le varie anime del Mediterraneo, e il fenomeno dell’immigrazione, delle Ong, delle politiche di accoglienza e integrazione da parte dell’Italia e dell’Europa nel tentativo di tracciare uno scenario che dia idea della condizione degli stranieri immigrati, delle difficoltà linguistiche, ambientali e della violazione dei diritti dell’uomo”.