Democrazia a suffragio universale: la fine di un mito!
Il 5 agosto 2022 sul New York Times è apparso, con il titolo –decisamente riduttivo della sua significatività – “A global Web of Chinese Propaganda Leads to a U.S. Tech Mogul” un articolo di Mara Hvistendahl, David A. Fahrenthold e Lynsey Chutel, autori di una inchiesta giornalistica assurta all’onore delle cronache per aver smascherato un americano, Roy Singham, da tempo operante da uffici in Cina a stretto contatto con il governo di Pechino per seminare disinformazione e discordia politica, anche inscenando proteste, in diversi Paesi tra cui Stati Uniti, Regno Unito, India e Brasile, avvalendosi per il proprio lavoro dei fondi raccolti per tramite di diverse organizzazioni no-profit e di beneficenza americane.
I tre giornalisti, in realtà, con il loro articolo hanno colto, evidenziato ed implicitamente (cosa che più conta a mio avviso) confermato – sia pure inconsapevolmente visto il titolo alquanto riduttivo della sua significatività – qualcosa di gran lunga più importante che in passato a più riprese ho cercato di evidenziare nelle analisi di tutta una serie di eventi quali, ad esempio, la sedicente Primavera Araba, la deriva violenta della protesta dei Gilet Gialli francesi, la kermesse populista anti europeista promossa a Berlino il 29 agosto 2020 con il pretesto di una protesta anti-lockdown, dal 67enne Robert F. Kennedy Jr. (nipote del ben più famoso JFK, presidente Usa ucciso nel 1963) che dal pulpito ha aizzato le piazze europee contro le Cancellerie del Vecchio Continente. Nonché la recente violenta rivolta delle piazze francesi, come ampiamente sottolineato e documentato in un articolo apparso di recente su Ofcs.report intitolato “Scontri in Francia: attacco alla UE?”, tratto da un mio dossier di prossima pubblicazione intitolato “PARIGI BRUCIA… MA CHI È IL PIROMANE?” che, con dovizia di particolari, ripropone la disamina di dinamiche già viste operanti ed ancora in essere a fondamento dei recenti eventi africani , in primis in Niger. Intendo riferirmi al sapiente uso delle piazze per condurre dei veri e propri attacchi a politiche e Governi di Paesi non in linea con gli interessi strategici di questa o quella potenza straniera.
Una strategia adottata tanto dalla Cina, come comprovato, quanto dalla Russia, dagli Stati Uniti e pure dalla stessa UE ovvero, in quest’ultimo caso, persino da singoli Paesi contro altri appartenenti al medesimo sodalizio (vedi il caso, a margine della questione dei flussi migratori, della Francia nei confronti della Germania per mere questioni di leadership in Europa). Dell’abile uso delle piazze ho parlato recentemente in un articolo di qualche giorno fa che invito a leggere proprio alla luce di quanto emerso dall’inchiesta pubblicata da NYT, così come invito a rileggere l’articolo del 6 marzo 2023 intitolato “Ucraina: meglio un negoziato… sull’Africa” per meglio comprendere le dinamiche a fondamento di quanto sta accadendo oggi nel continente nero e già in fieri alcuni mesi fa.
Quello di cui parlo –e che l’articolo del NYT evidenzia– è alla base della propaganda populista in tutto il mondo, che fa sì che, alla fine, le persone si comportino come topi che costruiscono la trappola che verrà usata per catturarli! L’accorata domanda che mi pongo è: dove sono i grandi esperti di geopolitica? Cosa fanno? Queste sono cose che avrebbero dovuto essere prese in considerazione già molti anni fa partendo dalla più semplice tra tutte le domande, quella che anche un bambino è in grado di porre e che dovrebbe essere a fondamento della lettura dei fatti proposta da un qualsiasi ‘esperto’: Cui prodest?(“A chi giova?”).
La democrazia oggi, stando così le cose e visto il silenzio della maggior parte degli ‘esperti’, è solo una parola vuota e priva di significato e il cosiddetto ‘Popolo Sovrano’ consiste solo in una povera massa di mosche impazzite che si agitano follemente senza una meta, correndo di qua e di là rimanendo all’interno di una scatola ben chiusa agitata da pochi e ben organizzati manipolatori della cosiddetta ‘opinione pubblica’. La democrazia a suffragio universale è oggi, purtroppo, solo la forma più raffinata di dittatura, perché fa sì che il popolo scelga con il voto ciò che altrove è già stato deciso che sceglierà… democraticamente. Allora mi chiedo: sono questi i cosiddetti ‘valori occidentali’ in nome dei quali si sta combattendo una sanguinosa guerra intestina? E me lo chiedo perché lo stesso accade ovunque e i burattinai non sono solo cinesi o russi, ma anche americani, europei e così via.
È per questo motivo, ripeto, che stiamo combattendo l’attuale guerra in Europa? Per far vincere l’uno o l’altro dei burattinai? E di certo i Biden, le Giorgia Meloni, le Ursula von der Leyen, così come gli stessi Putin, gli Xi Jinping di turno, per non parlare di Volodymyr Zelensky, non sono burattinai: alla base di qualsiasi guerra, per qualsiasi motivo dichiarata ed in qualsiasi epoca c’è sempre e solo l’interesse economico!
Se si vogliono davvero capire le ragioni, la genetica di una guerra, bisogna seguire solo una cosa: i soldi, i flussi di danaro. Tutto il resto è solo retorica buona per discutere della ‘Montagna Zucchero- Candito’ di cui scrisse G. Orwell ne ‘La fattoria degli animali’.