Forse a nessuno sarebbe venuto in mente che c’è anche Roma tra le tante tappe di Alex Saab e dei suoi “affari di famiglia” .
Affari strettamente connessi al riciclaggio di denaro, uno dei vari reati penali di cui l’imprenditore colombiano di origini libanesi è accusato dalle Autorità Giudiziarie di mezzo mondo.
Alex Nain Saab Morán risulta infatti essere indagato in particolare da Stati Uniti, Inghilterra, Bulgaria, Colombia ed Ecuador – a cui si aggiunge anche l’Italia – per i reati di riciclaggio, cospirazione, appropriazione indebita, importazioni ed esportazioni fittizie, truffa aggravata, corruzione internazionale e traffico illegale di oro.
Magari a qualcuno in passato sarà anche capitato di vederlo passeggiare tranquillamente per Piazza di Spagna, in compagnia della bellissima moglie, l’ex modella italiana Camilla Fabri, e mentre si accingevano ad entrare da un portone della centralissima Via Condotti.
Già, perché è in questa molto nota e prestigiosa strada del centro storico di Roma che si affaccia sulla fontana della barcaccia, che Alex Saab e sua moglie detenevano uno sfarzoso appartamento di 12 vani e mezzo (fonti catastali), acquisito nel 2018 per la modica somma di 4.750.000,00 Euro, e di cui Camilla Fabri era l’unica usufruttuaria.
In varie occasioni su Ofcs.report avevamo parlato della recente estradizione dell’imprenditore da Capo Verde negli Stati Uniti, e delle vicende che lo legavano sia a Hugo El Pollo Carvajal, l’ex-numero uno dell’intelligence militare venezuelana, arrestato a Madrid il 9 settembre scorso, ma soprattutto al regime chavista di Nicolás Maduro.
Alex Saab, infatti, è considerato dagli Stati Uniti una pedina fondamentale del governo venezuelano ed è accusato di aver condotto una mega operazione di riciclaggio di denaro per contratti stipulati con il Venezuela del valore di oltre 350 milioni di dollari USA.
Nell’inchiesta seguita dalla Drug Enforcement Administration Miami Division, con l’assistenza del Federal Bureau of Investigation Miami Field Office e dell’US Immigration and Customs Enforcement Homeland Security Investigations Miami Field Office e dall’ufficio del procuratore degli Stati Uniti per il distretto meridionale della Florida, Alex Saab, unitamente a Alvaro Enrique Pulido Vargas (alias Germòn Rubio), avrebbero messo in atto un perfetto schema di corruzione e tangenti che sfruttava il tasso di cambio valuta controllato dal regime chavista.
Nel novembre 2011 Saab e Pulido Vargas si erano assicurati dal governo venezuelano i contratti per la realizzazione di unità abitative a basso reddito. Sfruttando il tasso di cambio favorevole del dollaro statunitense, “calmierato” dal regime chavista tramite il CADIVI (Commissione per l’amministrazione di valuta estera, ndr.), si facevano approvare da funzionari corrotti del governo i documenti (false fatture, documenti di trasporto, ecc.) con cui dichiaravano in maniera fraudolenta l’importazione in Venezuela di merci e materiali da costruzione, in realtà inesistenti. I due risulterebbero anche indagati per l’ottenimento di numerosi ed ingenti contratti commerciali con il Governo del Venezuela legati ai sussidi alimentari noti come CLAP.
Secondo questo schema, i due uomini d’affari colombiani sono riusciti a realizzare cospicui capitali, utilizzati anche per la creazione di società di comodo localizzate in diversi Paesi a fiscalità privilegiata, gestiti da vari prestanome – soprattutto da membri della propria famiglia – disseminando così in Europa, Asia e Africa un patrimonio che ammonterebbe appunto ad oltre 350 milioni di dollari.
Nel 2019 Alex Nain Saab Moran viene inserito, insieme ai fratelli Luis Alberto e Amir Luis e al loro socio in affari Alvaro Pulido Vargas, nelle liste OFAC, l‘Office of Foreign Asset Control del Dipartimento del Tesoro e della Financial Intelligence degli Stati Uniti d’America, sezione ministeriale incaricata di far rispettare le sanzioni economiche e commerciali imposte dagli Stati Uniti contro nazioni straniere, terroristi e trafficanti di stupefacenti che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale o l’economia degli Stati Uniti.
Intanto in Italia, Luis Alberto Saab Moran e Camilla Fabri, unitamente a Lorenzo Antonelli (il fidanzato della sorella di Fabri), sarebbero indagati dalla Guardia di Finanza (Fonte: infodio) in concorso e riciclaggio (artt. 110, 648 bis c.p.) per aver sostituito e trasferito denaro e beni immobili provenienti dai delitti di corruzione internazionale, e per cui è stata emessa, nel 2019, un’ordinanza di sequestro preventivo del Tribunale di Roma relativamente ai fondi giacenti sui loro conti correnti bancari – circa 1,8 milioni di Euro – e all’immobile di Via Condotti, oltre a decine e costosissime opere d’arte di Edward Spitz.
Il faro della giustizia italiana si era concentrato sulle attività sospette e di movimentazione di denaro dei membri della famiglia di Alex Saab, considerate dagli inquirenti molto al disopra delle loro reali possibilità economiche e finanziarie.
Si scopre che la giovanissima Camilla Fabri, prima di diventare la compagna e poi moglie di Alex Saab (lui più vecchio di lei di 23 anni), era stata una modella ed aveva provato a sfondare nella televisione senza però aver fortuna. La sua principale occupazione, quella di commessa presso una notissima marca di abbigliamento nelle vie esclusive di Milano, ed il suo stipendio, non le consentivano certamente una vita agiata come quella di cui gli investigatori erano venuti a conoscenza.
I sospetti degli investigatori, infatti, si sono concentrati su alcuni elementi: la Fabri nel 2016 aveva stipulato un contratto di locazione per un appartamento a 5.800 euro al mese e nel 2017 aveva acquistato un SUV Range Rover mod. Evoque del valore di 54.500 euro, così come successivamente l’appartamento di Via Condotti al quarto piano appena sopra la gioielleria Bulgari.
La nuda proprietà dell’appartamento, nella centralissima via romana, del valore di 475.000 euro, e riferibile esclusivamente alla consorte dell’imprenditore colombiano, risultava intestata alla Kinlock Investments Ltd, una società di diritto inglese inizialmente rappresentata da Lorenzo Antonelli (e di cui ne era il socio di maggioranza), il cui capitale sociale verrà nel 2018 interamente versato a favore di Camilla Fabri. Le quote sociali della Kinlock erano detenute dal trust inglese BSB Trust Limited Company Ltd, a sua volta partecipato dalla PEGASUS Trading FZE di Dubai.
Rimangono poi un mistero la provenienza delle ingenti somme di denaro che transitavano sui conti correnti della Fabri, tra cui nel 2015 quella di 35.888 euro proveniente da una banca di Panama e nel 2017 una somma pari a 52.000 euro invece da un istituto di credito in Svizzera.
Di Lorenzo Antonelli, rampollo della bene romana e legato sentimentalmente alla sorella di Camilla Fabri (Beatrice), è emerso che avrebbe avuto un ruolo di primo piano negli oscuri affari gestiti dal cognato Alex Saab, considerati i suoi collegamenti alle numerose società riferibili al “barranquillero”. Antonelli potrebbe essere l’anello di congiunzione in tutte le attività illecite di Saab, dallo sfruttamento delle tante commesse ottenute dal regime chavista, allo sfruttamento dei giacimenti d’oro venezuelano, alle tangenti sulle derrate alimentari (CLAP), e persino al presunto traffico di dollari americani da parte di Turchia, Iran e Russia.
Tra le molte società di diritto estero in questione si enumerano in particolare: la Jamasa Properties Ltd (di cui l’imprenditore romano era Direttore), la Marilyns Capital Ltd e la Glenmore Solutions Ltd, compagnie di cui invece era azionista di riferimento.
Queste società hanno tutte il medesimo indirizzo fiscale, ovvero sono locate a Londra presso il 25 Jeremyn Street Suite 29, Bank Chambers, coincidente con quello della Kinlock Investments Ltd.
Ma fu proprio con la Marilyns Dis Ticaret Ve Madencilik A.S., società aperta a Istambul nel 2014 – di cui la filiale a Londra – e da lui rappresentata, che nel 2018 Antonelli ebbe dalla Compañía General de Minería de Venezuela CA, rappresentata a sua volta da Tarek El Aissami (il potentissimo e colluso esponente della corte chavista e presunto parente di Alex Saab), la concessione per l’esplorazione, la ricerca di giacimenti, lo sfruttamento e l’estrazione dell’oro nell’Arco Minero, negli stati di Amazonas e Bolívar. Allo scopo fu creata da entrambe le società una spa, la Minera Binacional Turkey Venezuela (Mibiturven SA) con un mandato lungo 50 anni e rinnovabile per egual durata.
Lorenzo Antonelli era inoltre sempre presente tra gli amministratori, anche di altre società riferibili ad Alex Saab, come la Adon Trading FZE registrata negli Emirati Arabi Uniti e titolare della fornitura delle derrate alimentari così dette CLAP.
Ed infine comparirebbe tra gli indagati della Guardia di Finanza anche Luis Alberto Saab Morán, fratello del “barranquillero” (Alex Saab), e titolare di numerosi conti correnti in italia e all’estero, presso i quali si presume avvenisse l’operazione vera e propria di riciclaggio, dove il denaro si spostava continuamente rendendo complicatissimo risalire alla sua effettiva provenienza originaria. Luis Alberto è anche socio unico e rappresentante legale della società Gruppo Domano Srl, registrata in Italia.
Ed in effetti furono queste operazioni sospette, segnalate preventivamente dagli Istituti di credito, ad attirare l’attenzione degli inquirenti notificando alla magistratura la possibile riconducibilità delle stesse alle previsioni della normativa italiana sul riciclaggio di denaro.
Alcuni dei bonifici sui cui si sarebbero concentrate le indagini qui di seguito:
– da marzo a maggio 2019, 9 bonifici per una somma complessiva di quasi 1 milione di euro, provenienti da Spagna e Austria,
– da giugno a luglio 2019, 2 bonifici per una somma complessiva di 650.000 euro, attraverso un istituto di credito in Austria,
– in agosto 2019 confluisce presso un nuovo conto corrente la somma di circa 900.000 euro, provenienti da due banche, una italiana ed una estera,
A settembre 2019 un’operazione di accredito verso un account bancario localizzato in Russia e pari ad una somma iniziale di 250.000 euro, avvia la macchina dei controlli.
Gli investigatori, infatti, temevano che Luis Alberto Saab Morán avesse iniziato a trasferire, pare sotto dettato del fratello maggiore, i soldi in Russia mettendoli al riparo da possibili iniziative della magistratura italiana (così come è in effetti avvenuto), volte a mettere in atto misure di congelamento delle risorse economiche e finanziarie della famiglia, così come riconducibili al fratello Alex Saab.
In conclusione, l’avventura romana degli illeciti finanziari da parte della famiglia – si presume latitanti tra il Venezuela e la Russia – dell’imprenditore più ricercato del mondo, già saldamente nelle mani della giustizia statunitense, osserva una definitiva battuta di arresto.