Il terrorismo islamista non cede. Anche di fronte a sconfitte ineludibili sui campi di battaglia mediorientali, l’Isis non manca di far parlare di se agitando lo spettro, già latente, di una nuova campagna di terrore. Questa volta è toccato al Daghestan, una delle repubbliche caucasiche della Federazione russa, dove le vittime sono state 5 donne raggiunte dal fuoco di un attentatore all’uscita di una chiesa.
L’assalitore, un giovane poco più che ventenne, al grido di “Allah Akbar”, ha aperto il fuoco con un fucile da caccia contro la folla in uscita dalla chiesa ortodossa di Kizlyar dove si celebrava la festa di Malsenitsa. La polizia è subito intervenuta ingaggiando un conflitto a fuoco con il terrorista che, prima di rimanere ucciso, è riuscito a ferire 4 poliziotti.
L’attacco è stato subito rivendicato dall’Isis con un comunicato postato sui social network dall’agenzia Amaq
Secondo quanto riportato dai media russi, l’attentatore si identificherebbe nel 22enne Khalil Khalilov, soprannominato el-Daghestani. Pur sussistendo forti dubbi sul reale collegamento del Khalil con organizzazioni terroristiche islamiste, durante la perquisizione nell’abitazione del giovane, la polizia ha rinvenuto materiale di propaganda dell’Isis e un video dell’attentatore, postato anche sul web, che documenta il suo giuramento di fedeltà all’Isis.
Il Daghestan, repubblica autonoma del sud della Russia e, soprattutto, la sua capitale Machackala, sono da anni teatro di attentati e scontri su base etnico-religiosa provocati in particolare dalle milizie islamiste che hanno infoltito i ranghi dell’Isis sino dalla sua nascita nel 2014.
Dal 2014, le milizie jihadiste daghestane, guidate dal leader Rustam Asildarov, hanno giurato fedeltà al califfo al-Baghdadi, rinominando il territorio sotto i loro controllo “Wilayat Daghestan”, la provincia del Daghestan dello Stato islamico.