Dallo spazio all’agricoltura, passando per turismo e hi-tech, l’apertura delle relazioni tra Israele e gli Emirati Arabi rappresenta un vero e proprio affare per entrambe le parti. Da mesi, infatti, i due Paesi hanno aperto al dialogo di pace che supera le divisioni religiose e non solo, per aprire a scambi di ogni genere.
Mohamed Mahmoud Al Khaja è il primo ambasciatore degli EAU in Israele
Ieri il giuramento del diplomatico nelle mani del Primo Ministro, lo Sceicco Mohammed bin Rashid. Il mese scorso, il governo degli Emirati aveva approvato l’istituzione di una propria Ambasciata a Tel Aviv, mentre Israele ha annunciato che la sua sede diplomatica è stata inaugurata ad Abu Dhabi.
Tutto questo avviene dopo la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi, lo scorso agosto, grazie alla stipula degli Accordi di Abramo sotto l’amministrazione Usa di Donald Trump. Una firma storica che ha riguardato anche Bahrain, Marocco e Sudan e che apre ad una prospettiva di pace tra Paesi perennemente in contrasto tra loro se non in conflitto.
Ma non solo. La normalizzazione dei rapporti tra questi Paesi, avrà un notevole impatto economico grazie agli scambi commerciali e al turismo. Secondo il Jerusalem Post, centinaia di israeliani hanno prenotato un volo per andare a visitare i Paesi del Golfo e alla luce di questo, il ministero del Turismo israeliano, da parte sua, spera di attirare nuovi turisti dagli Emirati Arabi non appena il tasso epidemico da covid-19 diminuirà e si potrà tornare a viaggiare.
Oltre al turismo, Israele e gli EAU stanno già lavorando per collaborazioni commerciali in vari settori, dall’hi-tech all’esplorazione spaziale e all’ag-tech
Proprio in tema di agricoltura per i paesi le cui condizioni climatiche sono estreme e non hanno la possibilità di farla in modo tradizionale, i primi di febbraio la società israeliana di ‘vertical farm’, Future Crops, ha firmato il Memorandum of Understanding (MOU) con la United Eastern Group (UEG) degli Emirati Arabi Uniti per programmare una creazione congiunta di ‘fattorie verticali’, dando così vita alla prima cooperazione in materia di agricoltura tra Israele e una società degli Emirati Arabi.
E mentre la nuova amministrazione degli Stati Uniti, guidata da Joe Biden, sta mettendo in crisi i rapporti diplomatici con Israele, gli Accordi di Abramo fortemente voluti da Donald Trump, hanno creato un nuovo polo di sviluppo commerciale, nonché di pace e stabilizzazione dell’area, che adesso guarda anche all’esplorazione spaziale in comune. Gli Emirati Arabi, attraverso la Hope Probe, hanno inaugurato la propria esplorazione del “Pianeta rosso” denominata Emirates Mars Mission, entrando in orbita attorno a Marte e sancendo così l’ingresso ufficiale nel club elitario composto dalle sole 5 aziende che sono riuscite a raggiungere il pianeta rosso. Lo Stato del Golfo ha persino sviluppato piani per futuri insediamenti umani su Marte, che spera diventino realtà in meno di un secolo. E dal canto suo Israele, con il progetto lunare ‘Beresheet’, persegue l‘obiettivo di lanciare una seconda missione entro tre anni.
Progetti e investimenti che guardano oltre le divisioni che fino ad oggi hanno alimentato tensioni e conflitti tra Israele e i Paesi arabi. Agli Accordi di Abramo, infatti, è interessata anche l‘Arabia Saudita che, al pari di pochi altri Paesi arabi, sta lentamente rivedendo la sua posizione a favore di convenienti accordi diplomatici e non solo.