Alla tv cubana va in onda più volte al giorno il documentario “Fidel por sempre” della giornalista Gladys Rubio. Nelle strade sono ovunque i ritratti del lìder máximo e persino sulle vetrine dei supermercati è immancabile una foto di Fidel Castro, nonostante sia stato vietato con un’apposita legge del Parlamento il culto della sua personalità. Il comandante è morto appena qualche giorno dopo l’elezione di Donald Trump ma, dopo appena un mese la scomparsa del Lìder Máximo, Cuba è assai più interessata a discutere sul proprio futuro. L’85enne Raùl Castro ha annunciato da tempo l’intenzione di ritirarsi dalla scena politica nel 2018 ed è forte il dibattito su quali saranno le svolte che prenderà il Paese caraibico. Sono confronti che, al pari delle notizie di cronaca nera, non è possibile trovare sui principali quotidiani locali come Granma e Juventud Rebelde, ma il tema è centrale anche nel Partito Comunista Cubano, l’unico del Paese. All’interno del politburo sono in atto grandi manovre e – come ci rivela anonimamente un componente del partito – è già in corso uno scontro intestino nel Pcc tra le varie Assemblee provinciali del Potere Popolare per assicurarsi posizioni di privilegio in vista dell’abdicazione di Raùl. Ad oggi il personaggio più accreditato per salire alla presidenza è Miguel Dìaz Canel, attuale primo vicepresidente del Consiglio cubano, ruolo che già gli consente di diventare sostituto di Raùl Castro in caso di malattia, viaggio o impedimento del presidente.
Canel, detto «El Lindo» per il suo aspetto piacevole, ha 56 anni e diventerebbe il primo presidente a non aver partecipato alla rivoluzione che rovesciò il regime di Batista nel ʼ58. Proprio la sua scarsa conoscenza dell’apparato militare e l’assenza di saldi rapporti con i vecchi generali dell’esercito potrebbe però rappresentare un ostacolo alla sua ascesa. Non da meno è considerato un limite, soprattutto tra il popolo, la scarsa attitudine di Canel a creare entusiasmo ed empatia nei discorsi in pubblico. Per questi motivi una larga parte del Pcc vedrebbe come degno successore di Fidel e Raùl un politico meno influente, ma con molto più carisma come Lázaro Expòsito. Il politico 61enne è attualmente primo segretario del partito nella provincia di Santiago de Cuba, lì dove sono state deposte le ceneri di Fidel. Expòsito è visto con grande ammirazione in tutta l’isola per aver portato grandi innovazioni nella seconda città cubana e per la sua attenzione verso le fasce della popolazione più disagiate. Meriti conquistati sul campo che potrebbero ben presto mettere in condizione Expòsito di sfidare apertamente Canel per la successione di Raùl. L’ala più radicale del partito auspica però che a guidare il post-Fidel possa esserci ancora un Castro e gli occhi sono puntati sulla figlia di Raùl, Mariela, paladina dei diritti civili e direttrice del Cenesex che si occupa dei probelmi di gay, lesbiche e transgender.
INTERNET. Se il 2018 e le svolte politiche appaiono ancora lontane, le spinte del progresso tecnologico sono invece già fortissime sull’isola. Da poco più di un anno anche i cittadini cubani hanno accesso ad internet, una nuova rivoluzione se si osservano le auto circolanti nel Paese che sono per la maggior parte vecchie e affascinanti Ford, Opel e Fiat risalenti agli anni ’50, ’60 e ’70. In realtà l’accesso al web è un bene di estremo lusso per i cubani. Per accedere a internet bisogna comprare una «tarjeta» da 1,50 euro che ha la durata di un’ora. Una cifra esosa per lo stipendio medio di un cubano che si aggira tra i 15 e i 25 euro al mese. Per comprare la tessera bisogna recarsi, sottoponendosi a lunghissime file, agli sparuti punti della compagnia telefonica Etecsa. Ma le tessere vanno ancor più a ruba tra i turisti che, per evitare le code, comprano le tarjetas dai rivenditori abusivi nelle strade per 3 o 4 euro. Come per i sigari e il rum, oggi anche internet è un bene di contrabbando per i tanti cubani che cercano di incrementare il proprio stipendio commerciando con i turisti. «Come primo lavoro sono un professore di scuola superiore e guadagno 20 euro al mese – racconta Ramòn – ma da quando c’è internet rivendo le tarjetas ai turisti e in un solo giorno riesco a mettere in tasca più dello stipendio che percepisco da insegnante». In realtà la tessera non consente di accedere ad internet da qualunque luogo, ma ci sono degli hotspot all’interno delle città a cui si può accedere in wi-fi al web inserendo l’user e la password della tarjeta. Di sera le piazze raggiunte dal segnale wi-fi si illuminano praticamente solo grazie alle luci degli smartphone delle centinaia di turisti e teenager cubani che navigano ad incerta e lentissima velocità sul web. Internet è così inflazionato che il governo cubano ha deciso di mettere in produzione 120mila tablet e pc portatili made in Cuba grazie ad una partnership con la multinazionale cinese Haier che fornirà i componenti principali.
TURISMO. Se l’embargo degli Usa nei confronti di Cuba non è stato ancora rimosso creando un evidente divario tecnologico nello Stato caraibico, le relazioni tra i due Paesi sono ripartite prolificamente lo scorso anno quando gli statunitensi hanno riaperto la propria ambasciata a L’Havana per normalizzare i rapporti tra i due Stati. Ciò ha consentito a Cuba di realizzare un improvviso boom di turisti nel 2016. Solo nei primi sei mesi dello scorso anno erano già 137mila gli statunitensi che si erano recati sull’isola. Ma sono migliaia anche gli europei a visitare Cuba, considerata una delle mete più sicure dopo l’incremento degli attentati terroristici. Il turismo con 2,8 milioni di euro è la seconda fonte di ricchezza del Paese. Proprio il flusso massiccio di turisti consente ai cubani di migliorare il proprio stile di vita. C’è chi rivende ai turisti i quotidiani invenduti o chi si propone per fare da guida in cambio di pochi euro. Poi ci sono i «jineteros», una sorta di scugnizzi truffatori. All’Havana Vieja tutti i giorni propongono l’acquisto di un biglietto da 50 Cuc (circa 50 euro) per ascoltare musica in occasione del compleanno di uno dei componenti dello storico gruppo Buena Vista Social Club. Ogni giorno Amaranto Fernández compirebbe 90 anni, il vecchio pianista dell’orchestra cult si presta alla scenetta pur di far guadagnare qualche peso ai niños de la calle. Un salto nel tempo per chi osserva da fuori, una riproposizione dal vivo della «Napoli Milionaria» magistralmente raccontata da Eduardo a latitudini di tempo e spazio differenti.
Cosa sarà di Cuba dopo il regime castrista è impossibile decifrarlo. Per ora, più che su cosa vogliono diventare, i cubani sono solo certi di ciò che non vogliono vivere: il terrorismo. Sui quotidiani viene dato grande risalto agli attentati e alle guerre nel Medio Oriente per avvalorare la tesi sui pericoli rappresentati dalla politica estera portata avanti dagli Usa. «Vogliamo migliorare le nostre condizioni di vita – raccontano in molti – ma non vogliamo diventare come i capitalisti».