La crisi Ucraina e l’attuale conflitto, nella Relazione annuale dei servizi segreti italiani, appare forse più chiara nella sua evoluzione. L’intelligence ha monitorato i movimenti di Mosca durante il 2021, soprattutto quelli militari. Dunque, c’era da aspettarsi la guerra? Le informative hanno evidenziato, nel corso dell’anno, “l’evoluzione della crisi ucraina, nel quadro del dispiegamento preparatorio e del successivo sviluppo dell’esercitazione russa Zapad-2021, che ha visto un vasto numero di equipaggiamenti militari posizionarsi ai confini, senza che facessero rientro nei distretti militari di appartenenza. Nonostante la crisi primaverile fosse rientrata prima del summit tra Biden e Putin a Ginevra (giugno 2021), dall’ottobre si è registrato un nuovo aumento della mobilitazione militare russa a ridosso dei confini ucraini, nella penisola di Crimea e in Bielorussia, quest’ultima associata alle ulteriori esercitazioni militari in programma tra Mosca e Minsk”.
Vladimir Putin, dunque, forse non si stava preparando alla guerra, ma di certo non pare abbia mai escluso la possibilità di un conflitto. Leggendo la Relazione si apprende che “il 2021 si è concluso nel segno di una triplice dinamica: l’incertezza sulla volontà russa di passare all’offensiva, oppure di utilizzare gli spazi diplomatici al fine di convincere i Paesi occidentali a rivisitare gli equilibri securitari nel continente europeo; la ripresa del dialogo, sia attraverso il formato negoziale Normandia, attivo sin dalla crisi del Donbass, che ai tre livelli Stati Uniti-NATO-OSCE configuratisi a seguito delle bozze di accordi di sicurezza proposti dalla Russia; la predisposizione di strumenti sanzionatori e di deterrenza”.
Le segnalazioni del fermento in Russia, soprattutto militare, dunque sono arrivate alla politica italiana che però, distratta dal covid e dalle polemiche interne forse non ha prestato sufficiente attenzione all’allarme. Perché, scrive ancora l’intelligence, “Nello spazio post-sovietico si è accresciuto lo sforzo di Mosca di riaffermare la propria primazia sull’area. Per il Cremlino, le Repubbliche ex sovietiche sono, infatti, considerate come il perimetro minimo di sicurezza atto a garantire profondità strategica all’azione esterna di Mosca e alla sua volontà di essere riconosciuta fra le grandi potenze mondiali. Le recenti bozze di trattato sulle garanzie di sicurezza con gli USA e la NATO, divulgate dal Cremlino nel dicembre scorso, vanno lette attraverso tale prisma, ovvero quale potenziale innesco di un negoziato su una nuova architettura securitaria europea”.
Kiev sotto attacco miliare da parte dei russi è la naturale conseguenza di queste segnalazioni arrivate, ovviamente in modo molto più approfondito, sul tavolo del decisore politico ancora prima che diventassero pubbliche.
Secondo l’intelligence, i punti su cui le Autorità della Federazione Russa hanno rivolto le proprie energie sono
- in politica interna, a consolidare i successi elettorali conseguiti (la riforma costituzionale del 2020 e le elezioni parlamentari del settembre scorso) rinsaldando l’attuale assetto di potere;
- in politica estera, ad affrontare le criticità apparse nel proprio “vicino estero”, riconducibili sia a evoluzioni geopolitiche (che vedono un’influenza crescente da parte di Turchia e Cina), sia alla proiezione dell’UE e della NATO nei confronti di Moldova, Ucraina e Georgia.Nota saliente è il raggiungimento della maggioranza assoluta dei seggi da parte di Russia Unita (RU) alle elezioni di settembre 2021, tradottosi nella riconferma di una piena autonomia politica del Partito presidenziale in seno alla Duma e in una riaffermazione della legittimità del sistema di potere putiniano.Su tale sfondo, con riferimento alla dimensione securitaria si segnala:
- l’adozione di una nuova strategia di sicurezza (luglio 2021) che delinea la visione di un mondo in trasformazione, nel quale l’uso della forza è una minaccia crescente e i valori tradizionali della Federazione Russa sono sotto attacco. Per preservare le caratteristiche proprie della sua statualità, l’esigenza primaria di Mosca è accrescere l’autosufficienza del Paese e rilanciarne la crescita, comprendendo nello sforzo una politica demografica più coerente. Il tentativo di relazionarsi con l’Occidente perde priorità, favorendo il consolidamento delle relazioni con Cina e India;
- la condotta dell’esercitazione multinazionale “Zapad-2021” (10-16 settembre 2021), nella quale sono state impegnate Unità russe e bielorusse in uno scenario di contrasto a un’invasione della Bielorussia da parte della NATO.
Quanto all’orizzonte di medio-lungo periodo, va rilevato come, nel quadro dei crescenti impegni internazionali in materia di decarbonizzazione, da ultimo la COP26 di Glasgow, la Russia risulti esposta a effetti potenzialmente molto negativi delle misure volte alla riduzione dell’impiego di fonti fossili, di cui è il primo fornitore a livello globale. Una contrazione della domanda dei mercati internazionali, attesa comunque non prima di un decennio, potrebbe infatti comportare profonde ripercussioni sull’economia del Paese (stimando un crollo delle esportazioni fino al 10% entro il 2050), specie ove il declino nella domanda dovesse verificarsi prima di una più ampia diversificazione del sistema economico russo.