Scomparso e forse protetto in un luogo sicuro. E’ un vero e proprio giallo, al momento, il caso che riguarda l’ambasciatore nordcoreano in Italia. Jo Song-gil, a Roma con moglie e figli, secondo fonti vicine al giornale sudcoreano JoongAng Ilbo, avrebbe presentato domanda di asilo in un paese occidentale mai identificato e le autorità italiane lo starebbero proteggendo in un posto sicuro. La notizia non trova conferma dalla Farnesina che fa saper di non avere notizie in merito all’ambasciatore, pur essendo stata informata della richiesta di asilo da parte del diplomatico. Insomma, al momento un vero e proprio giallo che rischia di incrinare i rapporti tra Italia e Corea del Nord. La vicenda dell’ambasciatore disertore, ovviamente, è seguita dai nostri servizi segreti.
Jo Song-gil era in Italia dal 2017
Jo, 48 anni, è stato ambasciatore a Roma dall’ottobre 2017. Un inizio particolare visto che fu chiamato a servizio dopo che l’Italia aveva espulso il precedente ambasciatore, Mun Jong-nam, in segno di protesta contro un test nucleare nella Corea del Nord avvenuto un mese prima andando a violare le risoluzioni dell’Onu. Adesso, però, Jo Song-gil non si sa dove sia finito e non si capisce come alcune dinamiche e regole sarebbero state raggirate per suo conto. Ad esempio, agli ambasciatori nordcoreani non è possibile trasferirsi nella città di servizio con la famiglia, ma per Jo è stata fatta un’eccezione. Secondo un diplomatico anonimo che ha informato il giornale JoongAng, Jo era “noto per essere un figlio o un genero di uno dei più alti funzionari del regime del Nord”. E viste le circostanze non sembra difficile credergli. L’avviso della sua fuga è stato dato giovedì da Kim Min-ki, rappresentante del Governo nordcoreano, dopo l’incontro avuto con l’intelligence. Kim Min ha detto ai giornalisti che il diplomatico è fuggito dall’ambasciata di Roma più di un mese fa. “Il mandato dell’ambasciatore Jo Song-gil si è concluso alla fine di novembre dello scorso anno ed è sfuggito dal complesso diplomatico all’inizio di novembre”. Il servizio nazionale di intelligence della Corea del Sud, che interroga tutti i disertori del Nord, ha dichiarato di non aver avuto alcun contatto dal momento della scomparsa.
Un caso analogo è avvenuto a Londra nel 2016
Un caso che ricorda a tratti quello del 2016 di Londra, quando il vice-ambasciatore Thae Yong-ho aveva abbandonato il suo incarico all’improvviso. Thae aveva detto di aver lasciato il suo incarico per dare ai suoi figli un futuro migliore invece di tornare in Corea del Nord. Che sia lo stesso anche per Jo?
Quello che è certo è che la Corea del Nord è estremamente sensibile alle defezioni, specialmente tra i suoi corpi diplomatici d’élite, tanto da pensare che i disertori non sono altro che complottisti della Corea del Sud o statunitensi che tramano per attaccare il Paese.
30.000 nordcoreani hanno disertato e sono fuggiti in Corea del Sud
I numeri parlano chiaro. Secondo i dati del Governo sudcoreano, sarebbero circa 30.000 i nordcoreani che hanno disertato e sono fuggiti in Corea del Sud dalla fine della guerra di Corea ( 1950-53). Molti disertori hanno detto di voler lasciare il duro sistema politico della Corea del Nord e la povertà diffusa. Le tensioni tra le due Coree sono frequenti e spesso quella del Nord accusa il Sud di ingannare o di pagare le persone per disertare. Adesso, però, la lente d’ingrandimento della Corea del Nord è spostata anche sull’Italia. Sembra infatti che Kim Jong-un sia convinto che i servizi segreti italiani nascondino l’ambasciatore Jo in qualche luogo sicuro o che sappiano dove si trovi. Un’altra opzione sarebbe vorrebbe Jo rifugiato in Corea del Sud, ma da Seul fanno sapere di non avere nessuna notizia in merito. Kim Eui-kyeom, portavoce presidenziale, ha detto ai giornalisti: “Non c’è nulla che la Casa Blu sappia” .
Un problema non proprio da niente per l’Italia. Kim non è poi famoso per la sua clemenza né tantomeno per la sua ragionevolezza. Inoltre, questo è un momento storico delicato, visto che entro il mese di gennaio il regime nordcoreano dovrebbe finire di negoziare con gli Stati Uniti e tutta la comunità internazionale in merito all’abbandono definitivo delle armi nucleari. E’ bene usare il condizionale in questi casi perché si sa, questi equilibri possono diventare sempre più precari, e la fuga di un solo uomo può rompere per sempre accordi d’importanza storica.