E alla fine, dopo dopo undici anni di rinvii, elezioni amministrative furono. Anche in Cisgiordania. Nella giornata di sabato 13 maggio i palestinesi sono stati chiamati alle urne per rinnovare le assemblee locali di 145 città. In corsa vi era un unico partito, quello di Fatah, guidato dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas. Tuttavia, nonostante l’assenza del gruppo fondamentalista islamico di Hamas e di altre forze politiche (la Jihad islamica e il partito di ispirazione marxista, Fronte popolare per la liberazione della Palestina) che hanno deciso di boicottare il voto, il partito laico di Abbas ha ottenuto risultati modesti soprattutto nelle principali città della Cisgiordania.
Secondo i risultati ufficiali diffusi nella serata di lunedì dalla Commissione centrale per le elezioni, ad Hebron, Fatah ha ottenuto solo 7 dei 15 seggi in palio, mentre a Nablus 11 su 15 grazie, però, all’alleanza con dei candidati vicino ai movimenti islamici. Il partito ha vinto nettamente solo a Jenin e Gerico, perdendo molti seggi nei consigli comunali a vantaggio delle liste indipendenti e delle formazioni politiche minori. Altro dato importante, l’affluenza. Al di sotto delle aspettative. Ai seggi elettorali si è recato solo il 53 per cento dei circa 800 mila aventi diritto. E la partecipazione è stata più alta nei centri rurali e nei villaggi.
Le elezioni di sabato si sono svolte solo in Cisgiordania perché Hamas, che controlla la Striscia di Gaza dal 2006, le ha boicottate per protesta contro le modalità con cui sono state pianificate dal governo palestinese. Inizialmente erano previste per l’8 ottobre 2016. A settembre, però, la Corte Suprema le ha sospese in seguito alla decisione di alcuni tribunali della Striscia di escludere parte delle liste elettorali di Fatah, pur non avendo l’autorità di farlo. L’esecutivo palestinese, infatti, non riconosce la sovranità dei tribunali di Hamas nell’enclave palestinese. La Commissione elettorale di Ramallah, poi, accogliendo la sentenza della Corte, aveva raccomandato al governo controllato da Fatah di organizzarle nuovamente solo dopo essersi accordato con Hamas.
L’obiettivo era quello di tenere elezioni congiunte in Cisgiordania e nella Striscia, nella speranza che l’iniziativa potesse contribuire a riavvicinare le due fazioni palestinesi. Tuttavia, dopo mesi di negoziati senza intesa, Fatah e il governo palestinese hanno deciso comunque di indire il voto, solamente in Cisgiordania. Il deludente risultato di Fatah nelle votazioni di sabato rispecchia il malcontento dei palestinesi nei confronti del partito di Abbas legato principalmente all’economia in crisi e al mancato raggiungimento di uno Stato indipendente dopo 23 anni di trattative con Israele, con cui in questi giorni, è di nuovo scontro.
Hebron, infatti, la più grande città palestinese in Cisgiordania, ha eletto come nuovo sindaco Tayseer Abu Sneineh, condannato all’ergastolo in Israele per un attentato in cui morirono sei studenti israeliani di yeshiva e liberato in uno scambio di prigionieri nel 1983. Il console generale di Tel Aviv negli Stati Uniti, Dani Dayan, ha espresso pubblicamente il suo disappunto contro l’elezione di Abu Sneineh. “I traguardi raggiunti nella carriera politica prima di essere eletto sindaco? L’assassinio di sei studenti ebrei”, ha scritto su Twitter. Mentre un rappresentante delle comunità ebraiche nei territori, Davidi Ben Sion – si legge sul quotidiano locale Jerusalem Post – ha chiesto al Presidente Usa, Donald Trump, di cancellare il suo colloquio con Abbas in occasione del suo atteso viaggio in Israele previsto la settimana prossima.