Nonostante le numerose pressioni internazionali, l’attivista e cittadina-giornalista cinese, Zhang Zhan, è ancora in carcere. Condannata a 4 anni di prigione, la sua colpa, secondo il regime di Pechino, è quella di aver “seminato discordia e causato problemi” a seguito delle inchieste condotte sulla situazione di Wuhan durante la pandemia. Adesso rischia di morire a causa di uno sciopero della fame iniziato a giugno 2020 nel carcere di Shanghai dove è ristretta da maggio dello stesso anno.
Gli Stati Uniti chiedono alla Cina il rilascio di Zhang Zhan
Il Dipartimento di Stato americano ha sollecitato la Cina a rilasciare la giornalista Zhang Zhan, esprimendo profonda preoccupazione per il deterioramento della sua salute. La decisione degli Stati Uniti arriva dopo le notizie secondo cui la donna è in pericolo di vita. “Abbiamo ripetutamente espresso le nostre serie preoccupazioni sulla natura arbitraria della sua detenzione e sui maltrattamenti subiti durante la stessa – ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price – Ribadiamo il nostro appello alla Repubblica popolare cinese per il suo rilascio immediato e incondizionato”. E Report sans frontières la nomina per il premio sulla libertà di stampa. Ma Pechino al momento non risponde e continua nella dura repressione della libertà di stampa e dei cittadini.
Amnesty: “Zhang Zhan rischiala vita se non riceve cure mediche”
Il 4 novembre Amnesty International ha sollecitato le autorità cinesi a “rilasciare l’attivista Zhang Zhan, condannata a quattro anni di carcere nel dicembre 2020 per aver indagato sullo scoppio della pandemia da Covid-19 nella città di Wuhan. Zhan è in sciopero della fame dal giugno 2020. Nei mesi successivi è stata alimentata a forza e tenuta incatenata affinché non potesse rimuovere la sonda per l’alimentazione. Al processo, non potendo stare in piedi per la debolezza, è arrivata su una sedia a rotelle. Il 31 luglio, a causa della gravità delle sue condizioni di salute, è stata ricoverata in ospedale ma poi rimandata in carcere, dove ha proseguito la protesta. Rischia la morte se non riceverà cure mediche urgenti”. Dalla fine del processo, denuncia ancora Amnesty, “Zhan non può parlare con l’avvocato né incontrare i familiari, con i quali le sono concessi rari contatti telefonici sotto sorveglianza. Il 30 ottobre suo fratello ha scritto su Twitter: ‘Non credo che vivrà molto a lungo. Se non ce la farà a superare l’inverno, spero che il mondo la ricorderà per ciò che è stata‘”.
La lunga scia di giornalisti silenziati da Pechino
Zhang Zhan a febbraio 2020 si è recata nel luogo epicentro del covid per indagare sull’origine del virus. Qui ha potuto documentare le attività del regime comunista per nascondere la reale entità del problema: giornalisti arrestati e cittadini intimiditi. Come lei anche altri giornalisti hanno pagato con la libertà le inchieste sulla natura del covid nel tentativo di smascherare le bugie del regime comunista cinese. Tanti i report scomparsi improvvisamente di cui ci siamo occupati in queste pagine.
La Cina, inoltre, è colpevole anche di aver chiuso giornali in aperto dissenso con il regime. E’ il caso di Apple Daily, chiuso definitivamente a giungo scorso, dopo l’arresto di 5 persone, tra giornalisti, direttore e dirigenti accusati di aver cospirato con Paesi stranieri contro il regime di Pechino.