In Cina la App WeChat spia i cittadini per mettere a tacere il dissenso e far rispettare le regole del Partito Comunista. Quello che avviene in Cina non è una novità, ma sul mainstream (almeno quello italiano) le notizie sulle violazioni dei diritti umani trovano sempre poco spazio. È di oggi la notizia della condanna a 4 anni di carcere per la blogger Zhang Zhan, accusata di aver diffuso false informazioni sul covid da Whuan attraverso foto e video pubblicate su alcuni siti e sulla App WeChat.
Cina: WeChat per scovare i dissidenti e controllare la narrativa sul Covid
E proprio WeChat, il sistema di messaggistica sviluppato dalla società cinese Tencent, è uno degli strumenti con cui Pechino applica la censura e controlla i cittadini per scovare i dissidenti. Con circa 1,2 miliardi di utenti mensili, WeChat è la piattaforma di messaggistica più usata in Cina, dove WhatsApp e altre chat straniere sono vietate. La App, però, è usata anche anche per pagare bollette, acquistare biglietti del treno e fissare appuntamenti medici. Ma il Partito Comunista ha trasformato questa piattaforma in un vero e proprio sistema di spionaggio e controllo dei cittadini. L’azienda che l’ha prodotta, infatti, per non perdere la licenza è costretta a censurare i contenuti rimuovendo regolarmente tutto ciò che dal regime è ritenuto “politicamente sensibile” e sospendere gli account che diffondono contenuti ritenuti dannosi per il governo. Così facendo, Pechino controlla la narrativa sul coronavirus e non solo, sopprimendo le voci in dissenso. Uno strumento potente quanto pericoloso per la libertà di espressione che oramai in Cina è praticamente inesistente.
Le parole censurate su WeChat
Secondo quanto riportato da un articolo pubblicato su The Times, “durante la pandemia il Citizen Lab dell’università di Toronto ha documentato parole che vengono censurate su WeChat. ‘Le aree di sensibilità includono il modo in cui il virus è contenuto in Cina, la diplomazia internazionale e le continue tensioni con gli Stati Uniti’ – spiega il quotidiano londinese – Nelle prime fasi, le frasi “polmonite sconosciuta di Wuhan”, “mercato dei frutti di mare” e “infezione da uomo a uomo” sono state censurate. In seguito, termini come “coprire i fatti” sono stati banditi. Pechino non censura direttamente la conversazione in chat”, ma impone “l’onere a Tencent”. L’azienda tecnologica, spiega ancora The Times, “impiega decine di migliaia di controllori di contenuti e utilizza una tecnologia avanzata per ripulire l’App da qualsiasi discorso ritenuto offensivo dal Partito Comunista cinese al governo. Le frasi vietate vengono rimosse prima dell’invio di un messaggio. Tencent ha sviluppato una tecnologia in grado di leggere qualsiasi parola contenuta nelle immagini – che una volta erano un modo per eludere la censura – e impedire che vengano viste”. I controllori, che in genere hanno 20 anni, “esaminano i messaggi contrassegnati e monitorano gli account di dissidenti e figure di alto profilo. L’informazione viene passata alla polizia di Internet, che poi provvede all’arresto di chiunque sia ritenuto un ‘diffusore di voci’”.
E l’Ue firma accordi commerciali con Pechino
E mentre numerosi attivisti, blogger e giornalisti vengono arrestati e condannati per aver tentato di raccontare la verità sulla dittatura, l’Europa porta avanti accordi commerciali con Pechino. Tutti gli Stati membri avrebbero accettato di raggiungere un accordo di investimento con la Cina. Secondo informazioni trapelate, i negoziatori si sarebbero detti soddisfatti per i progressi fatti nelle trattative per combattere il lavoro forzato. Ma è evidente che Pechino darà all’Europa piccole concessioni in tema di diritti umani che in nulla modificheranno le storture della più grande dittatura comunista esistente.