I conflitti tra le truppe regolari della Nigeria e le milizie di Boko Haram si stanno rivelando oramai una vera e propria guerra di nervi.
Dopo i fatti dei giorni scorsi a Dikwa – l’antica cittadina che dista circa 90 Km dalla capitale dello Stato del Borno, Maiduguri, nel nordest del paese – e di cui le milizie jihadiste di Boko Haram associatesi dal 2015 nell’ISWAP (Stato islamico nell’Africa Occidentale) ne avevano temporaneamente preso il controllo, così come dell’hub umanitario delle Nazioni Unite, prima di essere sconfitte dalle truppe regolari nigeriane, è notizia dell’altro ieri che le parti si sarebbero nuovamente affrontate a viso aperto.
L’esercito nigeriano ha sventato l’ennesimo tentativo da parte di Boko Haram di invadere il villaggio di Marte (40 Km da Dikwa), riconquistato dai regolari neanche una settimana prima. Le truppe del 134° battaglione hanno ingaggiato i terroristi intorno ad Ala, una comunità a cinque chilometri da Marte uccidendo un numero imprecisato di avversari e distruggendo alcuni mezzi armati. Contestualmente le truppe della 21° e 26° brigata, con il supporto della Multinational Joint Task Force (MNJTF), hanno effettuato il rastrellamento del territorio facendo irruzione in alcuni villaggi: Sharivabe, Sabsawa, Tafana e Bula Murube, e penetrando fino alla foresta di Sambisa dove è noto si nascondano i guerriglieri. Durante l’operazione sono state tratte in salvo 13 donne e 15 bambini.
Ma chi sono i terroristi di Boko Haram, chi li finanzia e cosa vogliono esattamente?
Boko Haram è attualmente uno dei gruppi terroristici più brutali al mondo, classificato al secondo posto per atrocità e livelli di letalità. In tutti questi anni, dal giorno in cui sono apparsi per la prima volta, si dice che le milizie di Boko Haram abbiano insanguinato la Nigeria facendo più vittime che lo Stato Islamico in Siria e Iraq messi insieme, oltre che essere gli artefici di numerosissimi incidenti e scontri armati con le forze di sicurezza.
Il gruppo compare per la prima volta nel 2002 a Meiduguri, capitale dello Stato del Borno, con alla guida Ustaz Mohammed Yusuf, un noto fondamentalista salafista wahhabita, con l’obiettivo di reintrodurre la legge della Sharia e fondare uno Stato islamico nella parte nord orientale del paese, dove appunto in epoca remota sorgeva il califfato di Sokoto che raggruppava la Nigeria, il Niger ed il Camerun meridionale.
Il nome Boko Haram deriva dalla parola hausa e significa letteralmente “l’educazione occidentale è sacrilega – o “vietata”, ad indicare la dura opposizione all’Occidente inteso come corruttore dell’Islam. La loro interpretazione, ampia e profondamente conservatrice, impedisce di votare alle elezioni, di ricevere un’istruzione laica o persino indossare magliette e pantaloni. Boko Haram ritiene che la piena attuazione della Sharia richieda un cambiamento di regime politico perché una costituzione democratica e laica è contraria ed è un affronto alla legge di Dio. Sin dalle origini, questo gruppo estremista è stato appoggiato da diverse famiglie musulmane della Nigeria, diventando ben presto il punto di riferimento delle classi socialmente più emarginate, sfruttando a proprio favore frustrazione e povertà dei cittadini locali contro lo Stato centrale.
Quando Boko Haram si è formato per la prima volta, le sue azioni non erano incentrate sulla violenza, e nei primi sette anni il gruppo si è comportato più o meno pacificamente, vivendo un’esistenza quasi separata dalla società. Il loro obiettivo principale era “purificare” l’Islam nel nord della Nigeria. Ben presto però, la situazione cambiò e la radicalizzazione del gruppo estremista avanzò in maniera esponenziale mutandone in modo del tutto nuovo l’agire e i suoi obiettivi.
Infatti nel 2009, la polizia arrestò nove membri di Boko Haram, tra cui Yusuf, e ne confiscò le armi e le attrezzature utili a fabbricare bombe, sospettando che il gruppo avesse legami con Al-Qaeda. Dopo l’uccisione di Yusuf, si dice mentre “cercava di scappare”, la nuova guida di Boko Haram, Abubakar Shekau, impose la sua leadership acquisendo così l’attuale e triste fama di cui si sente spesso parlare in Occidente.
Il gruppo si spaccherà poi nel 2016 in due tronconi, da una parte il JAS (Jama’atu Ahlis Sunna) di Shekau, giornalisticamente ancora definito Boko Haram, e dall’altra l’ISIS-WA o ISWAP (Islamic State West Africa Province) di Abu Musab al-Barnawi, ed entrambe, più o meno autonomamente, proseguiranno le loro scorrerie fino ai giorni nostri soprattutto nella regione nordorientale del Borno, ma non solo.
Il terrorismo è un affare, anche per i governi
Relativamente ai criteri con cui si finanziano i gruppi terroristici, questi bisogna ricercarli soprattutto all’interno della galoppante corruzione che è insita nella società e nelle istituzioni nigeriane. Non è una novità che la maggior parte delle armi in possesso dei gruppi estremisti provengano dagli stessi rifornimenti dell’esercito nigeriano, grazie anche a qualche alto ufficiale compiacente. Recentemente si era addirittura parlato di un generale che era riuscito a sottrarre circa 20 milioni di euro in armamenti e denaro destinato alle paghe dei soldati. Oltre questo Boko Haram ha ricevuto l’appoggio delle maggiori organizzazioni islamiste (Al-Qaeda, ISIS, ecc.) e di alcune famiglie locali potenti e facoltose, ma anche da parte degli stessi oppositori politici del governo stabilito che, come noto, mal gradiscono l’ingerenza delle multinazionali e delle compagnie petrolifere straniere con cui gli amministratori centrali hanno stretto un patto scellerato. Rimangono infine i proventi delle razzie perpetrate ai danni della popolazione locale quali, rapine, estorsioni, rapimenti con riscatto, mercato degli schiavi.
L’opinione pubblica nigeriana, ma anche internazionale, continua poi a chiedersi come mai una setta presente a livello locale sia stata in grado in poco tempo di trasformarsi in un gruppo estremista così militarmente efficace, e per quale oscuro motivo l’esercito nigeriano non riesca a sconfiggere Boko Haram.
Le ragioni più plausibili sono sia politiche che militari. I politici si accusano a vicenda e alcuni hanno addirittura sostenuto che uno dei fiancheggiatori dei terroristi fosse lo stesso governatore del Borno. Si riteneva che nemmeno il governo fosse interessato a trattare seriamente e in maniera definitiva il problema di Boko Haram, in quanto la lotta al terrorismo è molto redditizia per molte delle persone coinvolte. Altri infine hanno visto un interesse da parte delle multinazionali e delle compagnie petrolifere straniere, affinché la comunità internazionale e l’opinione pubblica concentrasse la sua attenzione su Boko Haram e le sue nefandezze nel nord est del paese e poter quindi ottenere un miglior accesso alla zona del delta del Niger.