Bunker for sale, aumentano le vendite di rifugi fortificati in tutta Europa. Sembrerà incredibile, ma in pochi mesi i produttori di bunker, si sono visti raddoppiare, e in alcuni casi triplicare, le commesse per la realizzazione di rifugi, dotati anche di caratteristiche CBRN (Chimico, Biologico, Radiologico e Nucleare).
Anche questi sono gli effetti della guerra in Ucraina. La non poi così sibillina minaccia da parte del leader russo Vladimir Putin al mondo occidentale, pare abbia fatto breccia nelle menti e nei cuori di molte persone in Europa (ma non solo), tale che la paura di un disastro nucleare, le ha spinte a richiedere ad aziende specializzate di predisporre, dietro un compenso economico – in alcuni casi molto elevato – nuove installazioni ipersicure o far adeguare locali interrati esistenti.
Negli ultimi tempi, spinti dalla psicosi collettiva, si è persino andati a “scovare” dove sono localizzate le installazioni antiaeree, sparpagliate in Italia e altrove, usate dai nostri padri e nonni in epoca di guerre mondiali.
Allo stesso modo, pervasi da un’ansia irrefrenabile si è andati a ricercare persino la posizione di rifugi antiatomici esistenti sul territorio. Durante i 40 anni di stallo tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, nel periodo a tutti noto come “Guerra Fredda”, il terrore di un attacco nucleare si appropriò della vita quotidiana di tutti gli abitanti del pianeta. Dopo aver assistito all’orribile distruzione delle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, causate dalle bombe atomiche alla fine della seconda guerra mondiale, si era temuto un destino simile negli anni in cui la contrapposizione politica, ideologica e militare tra le due potenze principali emerse vincitrici dalla seconda guerra mondiale, tanto che la costruzione di rifugi antiatomici ebbe una brusca accelerata in tutto il mondo.
È una frenesia emotiva che dilaga, una vera e propria bunkermania, come se la gente stesse pensando anche di costruire da soli i propri bunker nucleari. Infatti, si dice che alcuni si informino da queste aziende specializzate persino di percorsi di formazione e addestramento per creare in autonomia tali rifugi. Una sorta di fa-da-te “modello Ikea” per intenderci.
E c’è anche chi, come Alex Wellerstein, che insegna allo Stevens Institute of Technology in New Jersey, ha realizzato un simulatore – Nukemap – che rappresenta le caratteristiche e gli effetti di un esplosione nucleare.
Le persone sono altresì attratte dai dispositivi personali e collettivi di difesa CBRN, quali filtri, maschere, guanti, indumenti speciali, tende di decontaminazione, e chi più ne ha più ne metta. Un delirio collettivo, insomma.
Ma questa follia collettiva del momento potrebbe essere anche interpretata come la naturale evoluzione della corsa alla realizzazione delle così dette “panic room”, un moda che aveva contagiato le persone dell’elevato ceto sociale alla fine degli anni ‘90, termine poi divenuto celebre anche nella cinematografia dei primi anni del 2000 (film Panic Room – 2002). “… In un mondo imprevedibile, adottare misure per garantire la sicurezza di te stesso e della tua famiglia è una strada verso una maggiore tranquillità …”, diceva lo spot di una nota azienda del settore.
Ma chi sono le persone che richiedono tali installazioni e equipaggiamenti? Secondo alcuni vendors italiani le commesse sono aperte generalmente nei confronti, non solo di istituzioni pubbliche o aziende che operano tipicamente nel settore oil & gas, ma anche di professionisti del ceto medio, quali avvocati, o persone che, disponendo di capitali di una certa rilevanza, hanno in comune il fatto di essere proprietari di una casa, o di un terreno, così da poter costruire il rifugio nelle pertinenze della loro proprietà.
Per voler dare comunque una stima sul valore di un bunker sicuro con caratteristiche CBRN, di almeno 30 o 40 metri quadrati, e progettato per una permanenza medio lunga di almeno tre mesi, potrebbero servire somme che vanno dai 30 mila ai 90 mila euro, per poi arrivare anche a strutture che costano oltre 250 mila euro.
Ma quali caratteristiche minime deve avere un rifugio sicuro? Generalmente si tratta di uno spazio sicuro e fortificato, ricavato anche all’interno della propria abitazione, in cui ritirarsi in caso di intrusioni, disastri naturali, o altri eventi potenzialmente letali come potrebbero essere appunto bombardamenti, attacchi con armi chimiche, batteriologiche o esplosioni nucleari.
Può essere realizzato in qualunque luogo della casa, preferibilmente in un seminterrato e in alcuni casi all’esterno dell’edificio, ben celato sotto il suolo, ad una profondità da un metro e mezzo a tre metri, in quanto proprio questo elemento fornisce la necessaria azione schermante evitando il contatto con l’atmosfera radioattiva.
Gli ambienti devono ovviamente essere attrezzati in maniera adeguata, ma la caratteristica principale è che devono essere facilmente raggiungibili in pochissimo tempo e in grado di far guadagnare agli utilizzatori tempo prezioso fino all’arrivo dei soccorsi o al superamento del pericolo.
Deve essere costruito in mura di cemento armato con uno spessore dai 30 agli 80 centimetri, mentre le pareti interne e i pavimenti devono essere rivestiti con particolari solette isolanti.
La sua progettazione prevederà almeno due ingressi, uno per i ricambi dell’aria ed uno per l’accesso delle persone. In genere è prevista all’entrata una scala da cui si accede ad un’anticamera di decontaminazione, per poi passare al locale di soggiorno. I due ambienti sono quindi separati da due porte corazzate a chiusura ermetica e tenuta stagna, spesse almeno 20 centimetri, con il verso di apertura verso l’esterno e dotate di serratura.
L’impianto di areazione in sovrappressione deve essere ridondante, sia elettrico che manuale all’occorrenza, tale da eliminare i gas dannosi per l’uomo e garantire adeguati ricambi d’aria e contestualmente impedire che l’umidità possa danneggiare gli arredi interni.
Deve essere quindi previsto un sistema di filtrazione dell’aria ad alta efficienza e con caratteristiche CBRN. L’impianto sarà costituito da un pre-filtro, per raccogliere le particelle più grandi, un filtro HEPA per le polveri sottili, ed un adsorbitore a carbone per gas e vapori. Tutti i locali dovranno essere raggiunti dal sistema, compresi i servizi igienici.
Dovrà essere prevista una separazione dei locali, con uno spazio soggiorno e consumazione pasti ed uno di riposo attrezzato con brandine.
Non devono mancare le forniture essenziali (comprese le suppellettili e posate necessarie), poiché potrebbe essere necessario rimanere confinati nel bunker anche per giorni e addirittura per mesi. Le scorte alimentari, soprattutto cibi non deperibili che non richiedono cottura, come cibi in scatola o persino caramelle o biscotti per una rapida carica di energia, devono essere ivi immagazzinati. È utile altresì predisporre cisterne da almeno mille litri di acqua potabile, per garantire un approvvigionamento adeguato anche in caso di ritardo dei soccorsi.
Il rifugio deve dotarsi anche di un kit di primo soccorso, con forniture mediche di base come antidolorifici, bende, aghi sterilizzati, crema antisettica e filo, comprese le medicine strettamente necessarie anche nel caso qualcuno degli occupanti soffra di disturbi particolari.
Se lo spazio lo consente possono trovare posto anche un kit di sopravvivenza che comprenda torce elettriche, abbigliamento extra, coperte, ecc. Trascorrere giornate all’interno di un bunker può diventare noioso e ci sarà bisogno di qualcosa per tenere occupati gli occupanti, bambini compresi. Giochi per bambini, libri e carte potranno servire allo scopo. Così come saranno indispensabili elementi quotidiani come articoli da toeletta, batterie, indumenti caldi e sacchi a pelo.
Può tornare utile anche una qualche forma di equipaggiamento per l’autodifesa, sia che si tratti di un’arma da fuoco, taser, spray al peperoncino o qualcosa di più banale come una mazza da baseball. Vanghe, badili e sistemi di estinzione incendi completano la dotazione.
È inoltre importante possedere all’interno del bunker uno o più sistemi di comunicazione anche alternativi tra loro, come ad esempio un telefono cellulare e una radio GMRS o CB da radioamatore, in grado di raggiungere i servizi di emergenza, soprattutto quando le reti di comunicazione esterne potrebbero essere inattive.
Esiste una qualche regolamentazione che disciplina i criteri costruttivi dei rifugi antiatomici?
Attualmente in Italia i piani regolatori non prevedono la realizzazione di bunker antiatomici, per cui l’unica possibilità è progettarli come cantine.
Occorre comunque un’autorizzazione comunale, anche se si costruisce sopra il suolo e non sottoterra. Nel caso in cui si decida di realizzare il bunker interrato, sarà possibile costruire fino a un massimo di tre metri di profondità. La progettazione deve essere accurata e in linea con le norme vigenti in materia.
Diverso è per la Svizzera e Israele, poiché in questi due paesi esistono regolamenti edilizi che richiedono che ogni abitazione ed edificio abbia un rifugio antiatomico con filtrazione CBRN.