a cura di Sara Novello
“Ci deve essere una differenza tra i cittadini europei arrivati nel Regno Unito prima e dopo la Brexit!” dice a gran voce la premier Theresa May che, temendo per la sua leadership, ha rassicurato i parlamentari Tory preoccupati per la durata della transizione. Il leader della Brexit del Parlamento europeo, Guy Verhofstadt, ha risposto tramite The Guardian dicendo: “I diritti dei cittadini durante la transizione non sono negoziabili”.
L’uscita dall’Unione europea da parte della Gran Bretagna appare ancora un percorso solo in salita. Le questioni da risolvere sono innumerevoli e il dibattito, fuori e dentro il Regno Unito, si fa sempre più acceso. Questa volta, a tenere banco, sono i diritti dei cittadini Ue nel periodo di transizione.
Per il corrispondente politico della BBC, Iain Watson, “Theresa May è stata sottoposta alle pressioni dei backbench pro-Brexit per affrontare la questione dei diritti dei cittadini dell’Unione. L’Ue, all’epoca, accettò che i pieni diritti dei cittadini si applicassero solo alle persone che si trovavano qui prima della Brexit (29 marzo 2019)”.
Se cosi fosse, ciò permetterebbe a coloro, residenti in Gran Bretagna da meno di 5 anni, di poter raggiungere tale termine minimo ottenendo uno status regolare.
A suo tempo, Downing Street disse che chiunque arrivasse dopo Brexit poteva continuare a vivere, lavorare e studiare nel Regno Unito durante il periodo di transizione, registrandosi regolarmente, mentre le future leggi sull’immigrazione dovevano essere concordate come parte di più ampi negoziati.
Da allora l’Ue ha affermato di aspettarsi che le norme esistenti in materia di libera circolazione – compresa la via per la residenza permanente – siano applicate in toto fino alla fine della fase di transizione, che al momento è prevista per il 31 dicembre 2020.
Theresa May, durante il suo viaggio in Cina, ha dichiarato: “Quando abbiamo stipulato l’accordo sui diritti dei cittadini a dicembre, lo abbiamo fatto basandoci sulle persone che erano venute nel Regno Unito quando eravamo membri dell’Ue. Era giusto stipulare un accordo che assicurasse loro una certa stabilità – ora per quelli che verranno dopo il 2019 sarà diverso perché il Regno Unito sarà al di fuori dell’Ue”.
Alp Mehmet, vice presidente del gruppo di campagna Migration Watch UK, parlando al programma ‘Today’ di BBC Radio 4, ha chiarito: “Ciò che non dovrebbe accadere è che coloro che arrivano durante il periodo di transizione possano acquisire il diritto di rimanere qui indefinitamente”.
Ma l’eurodeputata Mairead McGuinness, vicepresidente del Parlamento europeo, ha dichiarato allo stesso programma radio che c’è stata una “totale illogicità” in quanto l’Ue insisterà sul fatto che “i diritti dei cittadini britannici, durante il periodo di transizione, rimarranno esattamente come sono oggi” evidenziando che l’accordo sui diritti dei cittadini si applicherebbe alla fine di tale periodo.
Nel frattempo, è emersa un’analisi di governo che suggerisce come il costo del taglio della migrazione nell’Ue sarebbe di molto maggiore rispetto ai benefici di un accordo commerciale statunitense. I Ministri hanno concordato, lo scorso mercoledì, che l’economia, a causa di una serie di possibili scenari Brexit, starebbe sfortunatamente peggiorando.