Le manifestazioni di protesta continuano a Beirut dove i cittadini sono nuovamente scesi in piazza chiedendo le dimissioni del governo in carica. Sono segnalati scontri con le forze di polizia, con un bilancio provvisorio di un militare morto e oltre 250 feriti tra i civili, alcuni dei quali presentano lesioni da armi da fuoco.
Sono stati assaltati il ministero dell’Economia e degli Esteri dove sono state distrutte le immagini del presidente Michel Aoun al grido di “andatevene” e “Hezbollah terroristi” accompagnate dall’impiccagione di un manichino di Nasrallah.
I manifestanti hanno proclamato la sede del Ministero occupato come “quartier generale della rivoluzione” venendone sgomberati dall’esercito solo nella tarda serata di sabato. La popolazione, ancora sotto shock per l’accaduto, non è disposta ad accettare le spiegazioni fornite ad hoc da un esecutivo sempre più Hezbollah-dipendente.
Il discorso di Hasan Nasrallah, diffuso venerdì, non ha convinto per niente l’opinione pubblica e, soprattutto i libanesi, della totale estraneità dell’organizzazione terrorista sciita in merito all’esplosione avvenuta nel porto di Beirut.
Hezbollah non poteva non sapere del nitrato di ammonio stipato nel magazzino 12 e del contenuto di un altro capannone in uso proprio ai miliziani filo-iraniani, i fedelissimi di Nasrallah incaricati di mantenere il totale controllo del porto e dell’aeroporto di Beirut.
L’inganno di Hezbollah
Il blog IntelliTimes, noto alla cerchia degli analisti e ritenuto più che affidabile, ha rivelato che il gruppo imprenditoriale “Stars Group holding”, che opera all’interno dello scalo portuale della capitale libanese, sarebbe il tramite con Hezbollah per l’importazione di armamenti e tecnologie militari in favore sia dei miliziani sciiti sia dell’Iran, in aperta violazione dell’embargo cui è sottoposto il regime degli Ayatollah.
IntelliTimes ha rivelato che già nell’ottobre 2014 il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva segnalato una rete di approvvigionamento dell’organizzazione Hezbollah, che operava anche dal porto di Beirut con l’ausilio di società di copertura idonee a celare le importazioni di componenti elettronici sofisticati e altre tecnologie utili ai fini militari dell’organizzazione, ivi compresi quelli per lo sviluppo di aerei senza pilota (Uav, meglio noti come droni). La tesi sostenuta dagli Usa, in realtà, si basava su informazioni assunte da tempo dall’intelligence israeliana che, con riferimento al nitrato di ammonio, aveva già provveduto a segnalarne l’accantonamento per un successivo possibile utilizzo da parte di agenti di Hezbollah in Gran Bretagna e in Germania.
La Stars Group Holding è risultata di proprietà di Kamel Muhammad Amhaz e il suo presidente è Issam Muhammad Amhaz. Oltre alle attività in Libano, il gruppo possiede filiali a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti e in Cina, allo scopo di acquistare motori, prodotti di comunicazione e apparecchiature di navigazione da società negli Stati Uniti, Asia, Canada ed Europa con l’utilizzo di certificati di importazione falsi e altre pratiche fraudolente per aggirare le restrizioni dell’esportazione in quei paesi.
Il gruppo si avvale, tra l’altro, delle infrastrutture delle società controllate, comprese le filiali “Stars Communications”, che gestiscono una rete di negozi di comunicazione e magazzini di importazione nell’area duty-free dell’aeroporto e nell’area di scambio free and duty-free del porto di Beirut.
Inoltre, il dipartimento delle finanze Usa aveva anche identificato una serie di membri di Hezbollah, tra cui Ali Zeitar e Ayman Ibrahim, che hanno lavorato direttamente con i gestori della rete della rete per facilitare le attività di approvvigionamento della difesa di Hezbollah. Una difesa puerile, quindi, quella espressa nel suo discorso dal segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che oltretutto non ha esitato ad affermare di conoscere bene il porto israeliano di Haifa rispetto a quello di Beirut.
Più una minaccia che una caduta di stile quella di Nasrallah, che altro non ha prodotto che il conforto dell’opinione diffusa di un diretto coinvolgimento di Hezbollah nei tragici fatti di Beirut dove, ad oggi, si sono contate 157 vittime, circa 150 dispersi, più di 5000 feriti e 300000 senza tetto ma, rincuora parzialmente la notizia che una donna è stata estratta dalle macerie ancora in vita dopo tre giorni dall’esplosione dai militari libanesi.