Attentato del PKK ad Ankara: 7 morti e 22 feriti, colpita la TUSAS. Nel giorno in cui Erdogan incontra Putin a Kazan a margine della riunione dei paesi aderenti al Brics, ad Ankara si scatena il caos.
Nel pomeriggio, verso le ore 16, un gruppo di almeno 3 terroristi ha fatto irruzione nella sede dell’Industria Aerospaziale turca, TUSAS, dove si producono aerei e droni militari all’avanguardia, nel distretto di Kahramankazan della capitale Ankara. Il commando si era precedentemente impossessato di un taxi, uccidendone l’autista, e con questo aveva raggiunto l’edificio principale del sito industriale.
Un uomo e una donna armati di AK47, scesi dall’auto, hanno immediatamente aperto il fuoco nel cortile, provocando il ferimento di alcuni tecnici e, successivamente, dopo avere scavalcato i tortelli posti nella hall dell’edificio, hanno continuato a sparare raffiche contro i presenti, mentre il terzo uomo del gruppo faceva esplodere alcuni ordigni dapprima all’esterno e successivamente anche all’interno dell’edificio e, stando a quanto riferito, riusciva a riunire alcuni ostaggi in una sala al primo piano.
A questo punto sono giunte e le forze speciali turche e le autorità hanno oscurato sia i social network che i canali televisivi. Stando quanto riportato, gli agenti avrebbero eliminato 2 elementi del commando mentre una cortina imposta dalla censura, lascia dubbi sulla sorte degli almeno 11 ostaggi e del terzo componente del gruppo di attentatori.
Il bilancio del grave attentato parla di almeno 5 vittime. Oltre al tassista, infatti, alla lista si aggiungerebbero 3 tecnici ed una guardia giurata, oltre a 22 feriti tra i quali almeno 4 versano ancora in gravi condizioni. Due i terroristi eliminati.
Da quanto emerso sui social network e dai primi accertamenti svolti dalle autorità turche, la donna del commando sarebbe stata identificata per tale Farah Karim, una ragazza curda associata al PKK e, secondo alcuni indiscrezioni, arruolata a suo tempo dalla CIA come “antenna”.
L’attentatore più giovane era membro anch’egli del membro del PKK, nato nel 1992 e reclutato nel 2016.
La concomitanza dell’attentato per il quale il maggior indiziato è il Partito dei lavoratori del Kurdistan, con la riunione in corso dei Brics a Kazan e il progressivo avvicinamento del governo di Ankara al Raggruppamento delle economie mondiali emergenti, unito all’incontro tra Putin ed Erdogan, potrebbe indurre a pensare ad un coinvolgimento se non ad una sponsorizzazione degli USA nell’attacco di ieri poiché vedono il paese, a cavallo tra Asia ed Europa, come un elemento destabilizzante all’interno della NATO e schierato in modo ambivalente su più fronti in ambito geopolitico.
Dall’altra parte, in un periodo nel quale si assiste ad un tentativo di pacificazione proprio tra il PKK e il governo turco, i fatti contribuirebbero a far pensare all’ennesima frammentazione dei gruppi separatisti curdi. Un processo di divisione del fronte anti-regime che con il tempo ha fatto emergere un proliferare di sigle tra le quali, quella più rappresentativa è il Dhkp-c (Partito-Fronte di Liberazione del Popolo Rivoluzionario).
A fronte degli eventi, già dalla prima serata, l’aviazione turca ha condotto numerosi raid contro le basi del PKK stanziate in Siria, Iraq e nella stessa Turchia. Presi di mira 33 obiettivi legati all’organizzazione separatista ma, nel momento in cui scriviamo, i bombardamenti sarebbero ancora in corso.