Un’aggressione armata da parte di Hezbollah contro lo Stato di Israele. Lo scorso mese si è svolta un’esercitazione militare che ha visto la partecipazione di decine di migliaia di truppe provenienti da tutte le componenti delle IDF, le forze di difesa israeliane. Durata undici giorni, è stata denominata “La luce del Dagan”, in onore e ricordo dell’ex direttore del Mossad, il servizio di intelligence israeliano, Meir Dagan.
Tenutasi nella parte meridionale della Galilea, l’esercitazione ha simulato un attacco terroristico al villaggio di Shavey Zion, a quindici chilometri dal confine libanese, portato avanti da centinaia di combattenti Hezbollah delle unità di Radwan che hanno invaso il nord del Paese, catturando civili e occupando la sinagoga locale. Obiettivo finale piantare la bandiera di Hezbollah sul suolo israeliano.
In risposta, nella simulazione le unità dell’IDF hanno condotto un’operazione su larga scala nella zona del Libano meridionale, condotta in 3 fasi: una di prevenzione, una difensiva e l’altra di assalto, allontanando i civili e utilizzando unità supplementari, con conseguente “assalto nel Libano meridionale”. Già precedentemente all’esercitazione, il vicedirettore dello staff generale dell’IDF aveva espresso la sua forte preoccupazione nei confronti dell’Iran (ritenuta roccaforte del partito politico libanese), in quanto possiede un forte settore terziario, buoni scienziati, molti giovani talenti e soprattuto importanti infrastrutture accademiche.
Perché dunque tale esercitazione?
Nei mesi precedenti, proprio sulla questione dell’occupazione sempre più imponente di Hezbollah nelle zone del Sud del Libano, l’inviata speciale americana, Nikki Haley, parlando alle Nazioni Unite ha insistito affinché il mandato della missione internazionale di pace Unifil, in quel momento in fase di rinnovo, nella nuova formula concedesse ai caschi blu l’uso della forza contro Hezbollah, considerato dagli Stati Uniti come anche da Israele anziché partito politico vera e propria organizzazione terroristica.
Molti Hezbollah, esperti combattenti, sono stati uccisi durante i combattimenti in Siria. Pertanto, la leadership di Israele ritiene che adesso sia il momento di infliggere un colpo decisivo al gruppo, così come anticipato dal colonnello Shaul Shay, direttore di ricerca dell’Istituto per le politiche e strategie al Centro interdisciplinare di Herzliya in Israele (Idc), durante un’intervista esclusiva concessa a Ofcs Report.
Tuttavia, secondo alcuni analisti americani, in questa esercitazione le forze armate israeliane, in un certo qual senso, hanno sottovalutano l’avversario. In realtà, sempre secondo questo studio, le unità di Hezbollah non attraverseranno la frontiera in quanto risulterebbe più facile operare contro i soldati israeliani sulla Striscia di Gaza, piuttosto che a Sud del Paese, proprio per le condizioni del terreno che qui si presenta montuoso.
La composizione dell’IDF
Sono circa 170 mila i membri dell’IDF, di cui 130 mila sono nell’esercito, più di 33 mila nella forza aerea, 9,5 mila nella marina. Inoltre, sono presenti 465 mila soldati di riserva. La polizia di frontiera (Magav) fornirebbe 8000 soldati per assistere le forze armate. L’IDF risulta avere una combinazione unica tra un arsenale di attrezzature prodotte negli anni ’60 e armi moderne, al pari delle più forti potenze militari del mondo. Particolare attenzione ultimamente è stata prestata alle forze terrestri. Secondo il piano Gideon, infatti, il nuovo esercito sarà fornito di attrezzature più moderne e quindi sarà in grado di resistere alle nuove minacce, diventando così sempre più specializzato.