Ancora ostaggi israeliani morti: dolore su dolore
Almog Sarusi, 27 anni
Carmel Gat, 40 anni
Alex Lubanov, 33 anni
Ori Danino, 25 anni
Eden Yerushalmi, 24 anni
Hersh Golberg-Polin, 23 anni
È la tragica lista degli ostaggi deportati a Gaza dai nazisti islamisti di Hamas e trovati morti, uccisi da loro poco tempo prima che gli uomini di Tsahal arrivassero a smantellare uno dei tunnel della morte e delle segregazione di Rafah, a non poca distanza dove era stato rinvenuto Qain Farhan Alkadi, beduino liberato e riportato a casa qualche giorno fa.
Hamas, in alcune dichiarazioni, aveva reso noto di non averlo ucciso perché musulmano, a conferma dell’ideologia nazista che la contraddistingue.
Come ad Auschwitz-Birkenau i terroristi fanno la selezione, gli israeliani ebrei vanno a morire, i beduini musulmani risparmiati.
Proprio poche ore prima le famiglie degli ostaggi nelle mani delle belve si erano riunite al confine tra Israele e Gaza ad urlare i nomi dei loro cari per dare loro simbolicamente forza, per stringersi a loro in un abbraccio virtuale.
Scene struggenti che toccano il cuore di tutti noi che pensiamo a loro giorno e notte e non ci capacitiamo come il mondo non si ritrovi unito, tutto assieme, davanti a quel confine per chiedere all’orda terrorista di rimandare a casa i rapiti e far finire questo dramma che dura ormai da quasi 11 mesi. Un incubo senza fine che ha portato solo morte, devastazione e lutti che non si rimargineranno.
Questa ennesima tragedia è avvenuta mentre a Il Cairo si negoziava per una tregua ed il rilascio di piccoli nuclei di ostaggi. La solita doppiezza, una infinita doppiezza araba, in particolare palestinese, ha tratto tutti in inganno.
Come sempre il rispetto della parola in quel mondo, che sia Gaza o Ramallah non fa differenza, non esiste.
La finzione fa parte del modo levantino di condurre le trattative. Negli anni passati era celeberrimo il comportamento di Arafat che in inglese ingannava i governanti e i media di mezzo mondo con discorsi ragionevoli e in arabo incendiava le menti dei suoi sobillandole e istigandole al terrorismo.
Intanto si è costretti a trattare con una banda di belve assetate di sangue, Hamas, che lo pretende anche dalla sua gente e lo ricerca con assiduità utilizzandola come agnello sacrificale e scudo umano.
Mentre Israele piange le sue vittime e il primo ministro Netanyahu sarà costretto a subire le ennesime contestazioni delle famiglie dei rapiti e delle sue opposizioni, l’esercito israeliano, che in settimana aveva distribuito oltre un milione di dosi di vaccini antipolio nel silenzio pressoché totale dei media internazionale, comincerà presto a vaccinare la popolazione palestinese e quindi a portare aiuto a chi la odia e ne vuole la sparizione.
È uno dei tanti paradossi di questa guerra che i giornalisti e i governi di molti paesi, troppi paesi, raccontano e vivono al contrario di ogni logica, omettendo notizie come questa ed enfatizzando la propaganda dei terroristi di Hamas, tenendo fede ai numeri del fantomatico ministero della Salute terrorista e rilanciando i bollettini della cupola mafiosa assassina di Sinwar.
Un manipolo di tagliagole, stupratori, mentalmente deviati con i quali uno stato democratico e di diritto è costretto a trattare per cercare di riportare a casa i suoi uomini, donne, ragazzi e ragazze, bambini ancora detenuti dalle belve. Quelle donne e ragazze che secondo tante testimonianze e racconti, le bestie di Hamas hanno seguitato a stuprare nei tunnel e nei luoghi di cattività, con conseguenze drammatiche anche per il futuro delle loro vite, ammesso che rimarranno in vita.
Oggi è ancora un giorno di dolore e la luce in fondo al tunnel che è la speranza di riportare a casa i deportati di Gaza si affievolisce sempre di più, mentre Israele è costretta ad aprire un altro fronte drammatico e necessario nei territori sotto il controllo della Autorità Nazionale Palestinese prima che da lì, dalle enclavi del terrore come Jenin e Tulkarem, partano nuove mattanze e attentati organizzati dalle cellule jihadiste e ispirate da emissari iraniani. E al nord Hezbollah bombarda e attenta la vita delle città israeliane di confine in Galilea, anche questo con la compiacenza e il plauso dei fans della causa antisemita e antisraeliana.
Altri tristi capitoli di una storia che sembra non avere fine.