Un’analisi strategica della crisi in Ucraina. La guerra mai dichiarata tra Russia e Ucraina si sta trasformando in un fenomeno volatile, totalmente mutevole, che non rispecchia alcun canone ortodosso ma presenta molte perplessità, errori e persino stupore per ciascuna delle parti coinvolte. Tra i contendenti sul campo di battaglia e tra i molti spettatori che, fino a poche ore prima, guardavano il fenomeno da lontano con poca o nessuna intenzione di fare qualcosa, si scommette e si commenta su quante ore o giorni l’Ucraina sarebbe rimasta in piedi. La crisi scaturita e che si è andata evolvendo in Ucraina tra il governo di Kiev e Mosca è certamente molto complessa per poterla spiegare in sommi capi.
Ma, per cercare di correggere o mitigare in parte gli errori di valutazione commessi dai più, anche da coloro improvvisatisi per l’occasione analisti geopolitici e geostrategici, è opportuno partire da punti fermi concettuali, così da definire un metodo per spiegare cosa è successo, cosa sta accadendo e delineare cosa potrebbe accadere.
Naturalmente, fintanto che la situazione, la strategia applicata, l’entità e la quantità di mezzi coinvolti non cambino drasticamente. Così spiega il prof. F. Javier Blasco Robledo, Colonnello dell’esercito (oggi in quiescenza) presso lo Stato Maggiore di Spagna, e con più di 40 anni di esperienza all’attivo nelle forze armate del paese iberico. Robledo ha inoltre partecipato alle operazioni di pace in Bosnia-Erzegovina e Kosovo ed operato nello Stato Maggiore della Nato (AFSOUTH-J9), oltre ad aver ricoperto per cinque anni svariati incarichi nel campo dell’intelligence militare.
La crisi tra l’Ucraina e la Russia sembra essere mutata molto rapidamente. Quale è il suo pensiero al riguardo?
Credo che l’evoluzione della situazione in Ucraina sia stata praticamente imprevedibile per la stragrande maggioranza degli analisti, me compreso. È ancora troppo presto per anticipare il risultato finale di questo conflitto, creato artificiosamente da Putin contro l’Ucraina, e poterlo spiegare in modo efficace. Prima di scrivere le necessarie lezioni apprese, essenziali in qualsiasi conflitto e soprattutto in quelli – come questo – dove le cose non funzionano come previsto e possono anche portare a risultati totalmente contrari a quelli attesi, occorre attendere.
Ma quali sono in concreto gli elementi concettuali da cui partire eventualmente per comporre un’analisi adeguata della situazione?
Non è la prima né la seconda, e penso non sia nemmeno la decima volta, che per cercare di analizzare un eventuale conflitto con la partecipazione militare, devo ricorrere a questi concetti, che per anni ho insegnato alla Scuola Superiore delle Forze Armate ed esercitato in operazioni sul campo. I fattori su cui si basa una decisione militare sono principalmente: la missione, l’ambiente, il nemico, il terreno e i mezzi. Tutta una serie di elementi che devono essere studiati e analizzati in ogni dettaglio, perché ognuno, separatamente o in coordinamento tra loro, influenza direttamente il processo decisionale di carattere militare. Tutti hanno una valutazione simile, nessuno è preponderante sugli altri. Una valutazione abbastanza negativa, anche solo di uno di essi, può rovinare l’operazione pianificata, forzarne grandi cambiamenti di orientamento e persino annullarla.
Ci può spiegare meglio nel dettaglio gli elementi concettuali di cui Lei accenna?
Per quanto riguarda la missione, deve essere chiara, completa, assumibile, diretta, fattibile e non tralasciare nessun dettaglio da sviluppare in un secondo momento. È da irresponsabili chiedere pere da un olmo o ideare una missione così complessa da dare luogo a diverse interpretazioni. L’ambiente è un fattore apparentemente ambiguo o molto ampio, ma francamente decisivo perché non trascende da variabili come la popolazione (età media, religione, credenze, ascendenza e livello d’istruzione), il suo status politico, il grado di difesa nazionale, i modi di vita, la propria industria, i servizi, i vari tipi di appoggio esterno, lo sviluppo economico e diversi altri, così come la pressione internazionale su di essa. Il nemico deve essere studiato da un punto di vista quantitativo e qualitativo: lo stato e il livello delle sue armi, il morale in combattimento, il grado di istruzione e addestramento proprio o acquisito dall’esterno, il supporto attuale o potenziale, così come le sue capacità logistiche e di rifornimento di personale e materiale. Il terreno è decisamente un fattore molto importante per la sua capacità di trasformazione da parte dell’uomo. Mi riferisco: agli effetti del clima prevalente durante l’operazione, al grado di fortificazione del campo di battaglia, agli elementi naturali o artificiali, ma molto utilizzabili, come grandi città, corsi d’acqua, catene montuose, bacini, aeroporti, il numero di strade e la loro importanza, e gli sbocchi sul mare. La sezione sui mezzi, ovviamente, include i propri per confrontarli con quelli del nemico, nel loro grado quantitativo, qualitativo e proporzionale, il morale in combattimento, il grado di stanchezza delle truppe, l’influenza degli altri fattori sulla loro possibilità di utilizzo, così come il loro livello di manutenzione ed efficacia.
In che modo gli elementi concettuali, quali missione, ambiente e terreno, possono ritrovarsi intrecciati nelle strategie applicate sul campo, sia da una parte che dall’altra?
È presto detto. Prima di tutto, la missione assegnata alle truppe russe, almeno quella che è giunta a noi, non è stata affatto chiara, ma totalmente confusa, mascherata e piena di cambiamenti a seconda dell’evoluzione degli eventi. Questo sarebbe molto appropriato per una guerra lampo ma non per una guerriglia di natura urbana e asimmetrica che può essere prolungata nel tempo.
L’ambiente, poi, è forse il fattore che è stato meno adeguatamente analizzato dallo stato maggiore russo. Ha infatti sottovalutato il fatto che il popolo ucraino si considera (così anche dai russi) come antenato della grande Russia, l’anima e il suo spirito. Un popolo che – nonostante abbia molte zone russofone nel paese – nel difendere la propria terra, l’onore e la dignità, ha dato una lezione al mondo per quanto si è dimostrato degno di un eroe di Numanzia (Numànzia è un’antica città della Spagna, espugnata con mille difficoltà da Scipione l’Emiliano). La popolazione ucraina ha infatti sorpreso tutti con la sua capacità di sofferenza e predisposizione al martirio, indipendentemente dal rango, dal sesso, dall’età o dalla condizione. L’esempio e la generosità dei civili in Ucraina, e non solo, ha risollevato il morale dei combattenti stessi, sia civili che militari, e tutto ciò potrebbe avere un valore specifico molto alto nelle fasi del conflitto.
Il terreno e il fattore climatico dell’inverno, anche se familiare e simile a quello della Russia, ha dimostrato ancora una volta, di essere di grande difficoltà se non la tomba delle operazioni militari su larga scala, esattamente come fu per quelle effettuate in quei territori da Napoleone e Hitler. Vedremo se non siamo di fronte a una terza edizione dello stesso evento.
Mentre invece il fattore “mezzi” come viene contestualizzato riferendosi alle forze armate ucraine?
L’esercito regolare ucraino non è ben armato e la maggior parte dei loro mezzi “noti” alla controparte – perché di origine russa – sono abbastanza obsoleti, e con molti anni di servizio alle spalle. Sembra però che, nei mesi precedenti il conflitto armato, e apparentemente non rilevati, siano arrivati dall’estero svariati mezzi tecnologicamente più avanzati ed efficaci, ed è stato fornito loro l’addestramento specifico a tali attrezzature e mezzi di combattimento. Poi, ritengo che siano state utilizzate misure di inganno e simulazione per eludere gli attacchi selettivi russi nelle prime 48 ore, il che ha impedito loro di raggiungere la necessaria superiorità sul campo. Considerato infine come gli ucraini stanno combattendo, è molto chiaro che la loro strategia non è il combattimento allo scoperto, piuttosto la guerriglia nelle città grandi e medie.
Ciò nonostante anche i mezzi russi appaiono non godere di buona salute. Lei cosa ha rilevato?
Le forze armate russe tradizionalmente e di recente non hanno però dimostrato le loro grandi capacità logistiche così da alimentare adeguatamente la battaglia. Di mezzi russi, sembra che ce ne siano molti e apparentemente abbastanza decenti e potenti. Ma le immagini tratte da fonti aperte mostrano però che la maggior parte di tali mezzi si trascina sulle sue ruote e cingoli da molti anni. Questa situazione, insieme al fatto che si aggirano per il territorio frontaliero e in Bielorussia da diversi mesi, in manovre ingannevoli e giocando al gatto con il topo, è molto probabile che gran parte di essi abbia bisogno di un’adeguata manutenzione, che immagino non riceveranno per adesso, con tutto ciò che questo implica per le loro prestazioni ed efficacia. Vediamo infatti e molto spesso immagini di equipaggiamenti russi abbandonati per guasti o mancanza di carburante.
Il conflitto si protrae ormai da giorni. Pare persino che le forze speciali russe stiano accusando un calo di stanchezza, non crede?
Infatti. Spesso abbiamo visto le immagini di soldati che sfruttano – assaltando i supermercati – le risorse locali per nutrirsi, il che dimostra che le loro forze cominciano ad essere meno efficaci. Le truppe sono stanche per essere state in costante movimento per diversi mesi, senza un adeguato riposo, mal nutrite e perché il prolungarsi delle operazioni suggerisce che, con mezzi così carenti, sono già a corto di provviste, carburante e munizioni. Bisogna poi aggiungere che le truppe russe vengono reclutate con la forza tra una gioventù che, grazie anche a Internet, non segue più Putin così ciecamente e si vede in una guerra che non capisce, contro i suoi fratelli e amici, che sta dissanguando entrambi i paesi e che, se continua nel tempo e se vengono applicate tutte le misure economiche e altre misure restrittive già pubblicate e altre ancora, spingerà il prestigio e l’economia popolare della Russia sull’orlo della bancarotta o addirittura sull’orlo del fallimento.
Dopo diversi giorni di combattimento, finalmente si intravedono nuove aperture e la possibilità di intavolare una tregua. Come vede questi colloqui di pace?
Aver avviato i colloqui di pace oggi non è altro che una manovra diversiva e qualcosa per cui guadagnare tempo e riorientare la strategia della Russia. Serve accumulare più forze, perché quelle impegnate, finora, in questa operazione non sono sufficienti per prendere le principali città e ancor meno per mantenere uno stretto controllo su tutto il territorio ucraino senza essere costantemente molestati. D’altra parte, una tregua è anche necessaria per dare all’Occidente il tempo di riflettere, poiché le sanzioni di ogni genere, prese dai singoli paesi o in , hanno colto di sorpresa tutti e potrebbero essere dannose per tutti. Le richieste messe sul tavolo dalla parte russa sono le stesse che c’erano all’inizio o prima dell’inizio delle ostilità, ma è abbastanza chiaro che sono il loro massimo livello di ambizione, anche se persistono nel tempo e Putin alla fine raggiungerà una posizione di grande vantaggio, con un alto grado di probabilità, alcune di esse finiranno nel suo carrello.
Siamo ormai agli ultimatum da Guerra Fredda, ma un attacco nucleare sarebbe l’Armageddon. Ci troviamo realmente davanti a questo bivio?
La minaccia nucleare di Putin non è altro che un brindisi al sole, ma deve essere osservata da vicino dai diretti interessati. Un ritorno ai tempi della distruzione assicurata reciprocamente non è solo un errore, è così grave che renderebbe impossibile continuare il cammino per recuperare la grande Russia sognata dal satrapo Putin. Infine, dobbiamo avere una visione chiara di ciò che si vuole ottenere anche da parte dell’Occidente. Legiferare o adottare misure molto drastiche, che potrebbero avere gravi ripercussioni su noi stessi, non è il modo migliore per uscire da una tale impasse. Allo stesso modo, sono relativamente dubbioso su quanto, quanto efficace e fino a che punto le annunciate spedizioni di attrezzature militari offensive saranno utilizzate in modo tempestivo e appropriato dagli ucraini che sono pronti a combattere.