La scorsa notte ad Amsterdam è andata in scena la caccia all’ebreo. Linciaggi premeditati e non scontro tra ultras. In occasione dell’incontro di calcio per l’Europa League tra la locale squadra dell’Ajax ed il Maccabi Tel Aviv, infatti, migliaia di pro-palestiniani, composti da gruppi eterogenei di maghrebini, siriani e turchi, si sono riversati nelle strade adiacenti lo stadio di Amsterdam, non certo indossando magliette o gadgets della squadra olandese, bensì al grido di “Free Palestine”.
Inoltre, per il pomeriggio di ieri le organizzazioni filo-palestiniane, avevano preannunciato l’intenzione di indire una manifestazione contro l’arrivo ad Amsterdam della squadra e dei tifosi israeliani. Il corteo, come prevedibile, aveva avuto ugualmente luogo dirigendosi verso lo stadio, nonostante le autorità erano inizialmente riuscite a deviare il percorso nelle vie adiacenti, anche in considerazione del divieto di manifestare imposto dal sindaco, Femke Halsema, proprio nella considerazione di un elevato rischio di scontri tra le tifoserie.
Le Forze dell’ordine olandesi, prima della partita avevano provveduto a disperdere la folla dei manifestanti che, in ogni caso, non avevano abbandonato le zone adiacenti all’impianto sportivo.
All’interno dello stadio, prima dell’inizio della partita, i tifosi del Maccabi avevano rifiutato di osservare il minuto di silenzio in ricordo delle vittime del disastro di Valencia, come segno di protesta contro il governo Sanchez di imporre un divieto di esportazione di armamenti verso Israele e la manifesta intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina. A fine gara, il deflusso dei tifosi, avvenuto per lo più ordinatamente, non ha causato particolari problematiche, ma il peggio doveva ancora avvenire.
Per meglio delineare la situazione presentatasi nel pre-partita, è bene sottolineare che la tifoseria del Maccabi è nota per le sue intemperanze e per la diffusa ideologia oltranzista mai mascherata. Nel pomeriggio, infatti, durante l’afflusso all’impianto sportivo, si erano fatti notare per slogan apertamente anti-palestinesi e, addirittura, per il furto di una bandiera palestinese appesa ad una finestra. Ma tutto questo non toglie che la tifoseria israeliana non aveva alcuna intenzione di scontrarsi con chicchessia, avviandosi verso hotel e ristoranti in piccoli gruppi.
Detto questo, la cronaca riporta che al termine del match, vinto come da previsioni per 5 a 0 dall’Ajax, decine di gruppi di immigrati di etnia araba e turca, premeditatamente appostati nei pressi di Hotel, piazze e ristoranti, hanno preso di mira i tifosi del Maccabi usciti dallo stadio, incautamente disperdendosi, attaccandoli in massa con l’uso di spranghe, coltelli, lancio di petardi, bombe carta e, in un caso documentato da un video, arrivando ad investire con un’auto una coppia di israeliani.
Sotto accusa la polizia locale, che non è riuscita ad evitare la dispersione della tifoseria ebraica e a consentire che i gruppi di aggressori si riunissero per colpire con forze preponderanti i tifosi del Maccabi durante il loro rientro negli alberghi. Inoltre, le notizie diffuse da alcuni mainstream liquidavano la questione degli scontri avvenuti successivamente alla partita di calcio ad una rissa tra tifosi delle due squadre affrontatesi. Un’ipotesi quantomeno stravagante, se non volutamente faziosa, in considerazione che l’Ajax FC nacque all’inizio del secolo scorso proprio nel quartiere ebraico di Amsterdam, successivamente teatro della tragedia della famiglia di Anna Frank. La tifoseria ultrà della squadra olandese si è autodefinita come “Superjews” e, da decenni, è gemellata con il team israeliano.
Tornando alla cronaca, terminato il deflusso degli spettatori dallo stadio, dopo circa 15 minuti, gruppi filo-palestiniani si sono radunati nei vicoli e nelle uscite principali di varie stazioni metropolitane, in particolare intorno a Piazza Dam e nelle strade vicine agli hotel che ospitavano gli israeliani.
Da quanto emerso, gli aggressori, avevano informazioni precise su dove aspettare e, non appena avvistati gli israeliani, molti dei quali isolatisi, li hanno aggrediti con coltelli, mazze e tirapugni giungendo a spingere nel fiume almeno un israeliano e ad investirne un secondo a bordo di un’auto dalla quale sventolava una bandiera palestinese.
A fronte degli eventi, diversi comunicati via etere sono stati rivolti alla popolazione di origine ebraica e degli ospiti israeliani hanno consigliato di rimanere in casa e nascondere qualsiasi segno di identificazione ebraica, un drammatico appello che non si udiva dall’epoca dell’Olocausto.
Il bilancio provvisorio parla di circa 30 israeliani feriti, tra i quali 6 ricoverati in ospedale, e 65 arresti perpetrati nei confronti di cittadini arabi e turchi.
Le premeditate aggressioni, secondo quanto appreso, avrebbero giovato anche del “contributo” di numerosi tassisti di origine araba che hanno segnalato ai teppisti, in tempo reale, gli spostamenti degli israeliani trasportati verso varie strutture alberghiere di Amsterdam.
Numerosi passaporti dello Stato ebraico sono stati rubati durante le aggressioni, oltre ai documenti militari di alcuni riservisti israeliani.
In seguito ai gravi incidenti e sotto la guida dei vertici politici israeliani, si è immediatamente provveduto a inviare una missione di soccorso in coordinamento con il governo olandese. Il primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha parlato con il paritetico dei Paesi Bassi, Dick Schoff. Il leader israeliano ha sottolineato la fondamentale importanza che il governo olandese garantisca la sicurezza di tutti gli israeliani nei Paesi Bassi, compresi quelli feriti e colpiti dagli eventi.
Netanyahu ha dichiarato di considerare grave il previsto attacco antisemita contro i cittadini israeliani e ha chiesto maggiore sicurezza per la comunità ebraica nei Paesi Bassi.
Il Primo Ministro dei Paesi Bassi Dick Schoof ha dichiarato: “Ho seguito con preoccupazione le difficili notizie provenienti da Amsterdam e ‘ritengo’ (NDR) che li attacchi antisemiti contro gli israeliani sono chiaramente inaccettabili. Sono in stretto contatto con tutte le parti coinvolte. Nella conversazione che ho appena avuto con il Primo Ministro israeliano Netanyahu, ho sottolineato che gli autori dei crimini saranno individuati e perseguiti”.
Il leader della destra olandese Geert Wilders, si è espresso in una dichiarazione rilasciata al termine degli scontri dicendo di avere assistito a quella che “sembra una caccia all’uomo contro gli ebrei da parte della spazzatura multiculturale nelle nostre strade. I musulmani con bandiere palestinesi danno la caccia agli ebrei. Non lo accetterò. Mai. Le autorità si assumeranno la responsabilità della loro incapacità di proteggere i cittadini di Israele”.
A margine di quanto accaduto, sui social network i commenti si sono sprecati. Per brevità e comprensione, ne riportiamo due ben esemplificativi tratti da canali Telegram. Secondo ‘Assyria “i maiali del club Maccabi Tel Aviv sono stati violentemente attaccati nelle ultime ore da dozzine di sostenitori della Palestina, e molti dei maiali sono stati accoltellati. Secondo i media nemici, più di 100 coloni sono rimasti feriti”. Altro canale affiliato all’IRGC/Forza Quds dell’Iran rivendica la responsabilità dell’attacco terroristico di Amsterdam: “Nessun posto al mondo dovrebbe essere sicuro per i sionisti”.
La nottata vissuta da Amsterdam non è che la conferma di un diffuso sentimento antisemita, in aumento esponenziale, che attraversa l’intero Continente europeo. Non a caso, tale pseudo ideologia, è fomentata ad hoc da gruppi di immigrati, tutt’altro che integratisi in seno alle comunità indigene, che attuano una politica di inseminazione dell’odio antisemita ed alla diffusione di messaggi di contrasto alla presenza ebraica dalle università alle piazze, così come in politica o negli ambienti letterari o culturali.
Un’elaborata strategia di evocazione dei tempi della “caccia all’ebreo” e della tragica “notte dei cristalli” la cui ricorrenza storica è datata 9 novembre 1938. Sarà un caso?