Morti e violenza. Lunedì di sangue in Medio Oriente dove il trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme passerà alla storia non solo per la decisione presa dal presidente Donald Trump.
La cerimonia di inaugurazione della nuova sede diplomatica, infatti, ha innescato una nuova spirale di violenza lungo la barriera di confine tra Israele e la Striscia di Gaza, provocando sanguinosi scontri con un bilancio provvisorio di oltre cinquanta morti e più di 1.500 feriti tra i palestinesi, nonostante l’aviazione israeliana avesse giá lanciato, nella giornata di ieri, numerosi volantini sulla Striscia invitando i palestinesi a tenersi lontano dal confine e a non partecipare alle manifestazioni di protesta.
Oltre 35.000 arabo-palestinesi stanno attualmente partecipando agli scontri con l’esercito israeliano lanciando bombe incendiarie e ordigni esplosivi improvvisati, mentre montagne di pneumatici continuano a bruciare creando una densa coltre di fumo nero altamente tossico.
Netanyahu: “Il mondo riconosca Israele e la sua capitale”
“La verità è che non solo Gerusalemme è stata la capitale del popolo ebraico per millenni e del nostro Stato per decenni, ma la verità è che sotto ogni accordo di pace Gerusalemme rimarrà la capitale di Israele”, ha detto il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che da un palcoscenico allestito con bandiere americane e israeliane, durante il galà tenuto nel cortile del ministero degli Esteri israeliano, ha inteso esprimere la sua gratitudine al presidente Trump per la decisione di trasferire l’ambasciata da Tel Aviv. Netanyahu, inoltre, ha esortato il mondo a riconoscere e accettare Israele così com’è, con la sua capitale, il suo Parlamento, la sua Corte Suprema e i suoi Ministeri a Gerusalemme. Sulla scorta della decisione statunitense, anche il Guatemala, il Paraguay e la Repubblica Ceca hanno annunciato l’intenzione di trasferire le loro ambasciate a Gerusalemme.
La tensione è alle stelle e la situazione potrebbe precipitare ulteriormente
L‘Israel Defence Force ha comunicato che i suoi militari stanno rispondendo agli attacchi con mezzi di dispersione antisommossa proporzionati alla minaccia, secondo le procedure operative standard. Tra le vittime del fuoco di risposta israeliano, vi sarebbero alcuni palestinesi che tentavano di innescare esplosivi lungo la linea di confine approfittando del fuoco di copertura offerto da altri manifestanti che, a loro volta, sarebbero diventati bersaglio dell’esercito ebraico. Si tratta di una “operazione terroristica”, é l’accusa di Israele ad Hamas. “L’esercito si sta misurando lungo il confine con Gaza con migliaia di dimostranti violenti, e altre migliaia sono disposti nelle immediate vicinanze, in dieci punti di attrito”, ha spiegato un portavoce delle IDF.
La risposta del governo palestinese
Per il governo dell’Autorità Palestinese, che dall’annuncio della decisione di Trump, nel mese di dicembre, ha iniziato un sorta di boicottaggio di tutti i contatti con i funzionari americani, “il trasferimento (dell’ambasciata a Gerusalemme) ha significato un appoggio da parte americana alle politiche e alle misure israeliane che minano i diritti fondamentali dei palestinesi”, esprimendo con tale pensiero la rivendicazione degli arabo-palestinesi su Gerusalemme est, accreditata a diventare la loro futura capitale.