Aleksej Navalny: cronaca di una morte annunciata.
Aleksej Anatol’evič Naval’nyj è morto nel freddo polare artico del “gulag” IK-3 – o “Yamskaya Troika” – nel villaggio di Kharp, nell’Okrug autonomo di Yamal-Nenets, la colonia penale di massima sicurezza dove era rinchiuso di recente dopo esservi stato trasferito in sordina e stretto riserbo il 25 dicembre scorso. Poco tempo prima era invece “ospite” della colonia penale di massima sicurezza IK-6 a Melekhovo, nella regione di Vladimir.
I media russi riportano che abbia avuto un malore, forse un embolo, mentre passeggiava nel cortile del carcere. Dal canale telegram “Shot” si apprende che l’ambulanza si è precipitata presso la struttura penale in 7 minuti… taluni sostengono sia un tempo “congruo” per percorrere 700 metri. Perché pare tale sia la distanza tra l’ospedale cittadino di Labytnang, nello stesso villaggio di Kharp, e il carcere anche definito “Polar Wolf”. Gli operatori dell’ambulanza arrivati sul posto in sette minuti hanno impiegato poi altri due minuti per raggiungere Navalny, che i medici della colonia stavano intanto cercando di rianimare.
La notizia della morte ha sorpreso tutti (ma in fondo non tutti, in quanto molti la ritengono una morte annunciata), anche perché fino al giorno prima aveva preso parte in videoconferenza alle sedute del tribunale Kovrovsky della regione di Vladimir, e non aveva lamentato mai nulla sul suo stato di salute. Secondo alcuni media, la madre di Navalny avrebbe riferito di non poter accettare la morte del figlio, avendolo visto in prigione il 12 febbraio, “… ancora vivo, sano e felice …”. Non appena si è diffusa la notizia della morte il legale, che non è stato informato immediatamente, sarebbe partito per raggiungere prigione e provare a conoscere la situazione.
Il commento quasi sarcastico di uno dei membri del Consiglio della Federazione russa, Vladimir Dzhabarov, durante un’intervista all’emittente radio “Mosca parla”, con la frase: “… Penso che sia un incidente, succede … non è sorprendente, e un forte deterioramento della salute è un evento comune …”, dà poi il polso di quale sia stato l’atteggiamento della classe dirigente governativa una volta annunciata la morte del celebre dissidente. Alexei Navalny era inserito nell’elenco dei terroristi ed estremisti più pericolosi per il regime putiniano, e la FBK da lui fondata è stata inclusa dal ministero della Giustizia russo nel registro delle organizzazioni di agenti stranieri, riconosciuta come estremista, nonché organizzazione indesiderata e vietata in Russia.
“Omicidio di Stato”
Forte incredulità e scoraggiamento si sono registrate nelle strade di Mosca, dove le nuove generazioni hanno espresso quasi paura alla notizia che il leader dell’opposizione putiniana e delle battaglie contro la corruzione più diffusa nella società russa, fosse morto nel goulag dell’Artico. Per anni il dissidente e oppositore più accerrimo del presidente Vladimir Putin era riuscito a galvanizzare enormi proteste di piazza, nonostante le dure leggi del Cremlino contro le manifestazioni. Il premio Nobel per la pace Dmitry Muratov ha descritto la morte dell’attivista come un “omicidio di Stato” e Putin grondante di sangue.
La comunità internazionale ha espresso forte disagio, puntando ovviamente il dito contro il regime di Putin giudicato responsabile della morte di Navalny così come emerso dalle parole del segretario di Stato americano, Antony Blinken, durante una conferenza sulla sicurezza a Monaco, in Germania. Ma la Duma di Stato ha mostrato ora preoccupazione delle reazioni che arriverano dall’Occidente dopo la morte di Alexei Navalny, e si temono ulteriori sanzioni contro la Russia. Mikhail Delyagin, vicepresidente della commissione della Duma, è persino convinto che l’Occidente vorrà confiscare i 300 miliardi di dollari oggi ancora congelati.
Ancora una volta si spera che l’opinione pubblica, guidata dalle giovani menti che nulla hanno a che fare con la restaurazione di un anacronistico ed ancestrale regime autarchico, sappia insorgere e prendere per mano la società russa, contro la corruzione diffusa dell’anello del potere.