La frontiera con l’Iran in mano ai Talebani. Cade Islam Qala, l’avamposto di frontiera al confine con l’Iran, nella provincia occidentale di Herat. Zabihullah Mujahid, portavoce dei fondamentalisti talebani, ha riferito: “Il valico è ora sotto il nostro pieno controllo”. Di contro, il portavoce del ministero degli Interni del governo reggente afghano, Tareq Arian, ha assicurato che “tutte le forze di sicurezza, comprese le guarnigioni di frontiera, sono presenti nell’area con l’obiettivo di riconquistare il sito”.
Islam Qala è uno dei più importanti valichi di frontiera in Afghanistan, attraverso il quale passa quasi tutto il “commercio legittimo” tra i due paesi.
E mentre l’Iran ospita e sostiene i Talebani sul suo territorio, questi facilitano i traffici di oppio e cannabis attraverso il confine comune.
Inoltre, nonostante siano vigenti le sanzioni di Washington contro Teheran, gli Stati Uniti hanno anche permesso – in deroga – che Kabul continuasse a rifornirsi di carburante e gas dall’Iran.
Islam Qala è il secondo importante valico di frontiera a cadere sotto il controllo dei Talebani, dopo che il mese scorso i fondamentalisti hanno conquistato, Sher Khan Bandar, al confine con il Tagikistan. In quell’occasione hanno respinto l’esercito di Kabul e messo in fuga oltre mille soldati regolari che hanno trovato rifugio nell’ex-Repubblica Sovietica.
E mentre il presidente Mohammad Ashraf Ghani – durante la sua visita a Doha – ribadiva il sostegno incondizionato del governo alla Delegazione negoziale della Repubblica Islamica dell’Afghanistan, negli sforzi per il complesso processo di pace nel paese (affermando persino che “il popolo afghano, così come i combattenti talebani, sono stufi della guerra”), i fondamentalisti intanto proseguivano nella loro marcia alla conquista dei territori ancora contesi tra le due fazioni rivali.
Da una parte i Talebani hanno sempre detto di non essere interessati al monopolio del potere, dall’altra il Presidente Ghani ha sempre sostenuto di poter gestire, pur con le difficoltà del caso, la situazione contingente. Eppure qualcosa sembra non tornare.
I combattimenti tra i fondamentalisti e l’esercito di Kabul diventano sempre più cruenti mentre le uccisioni di massa e le punizioni corporali tra le popolazioni locali, ad opera dei Talebani, sono all’ordine del giorno.
Lo stallo dei colloqui di pace e il ritiro degli Occidentali incoraggiano la riscossa dei Talebani
I Talebani, incoraggiati dal ritiro delle truppe Usa e Nato, e con i colloqui di pace con il governo in stallo, sembrano invece mirare ad una piena vittoria militare.
A soli due giorni dal ritiro delle forze Usa e Nato dalla base aerea di Bagram, vicino Kabul, cuore strategico delle operazioni contro i fondamentalisti e i loro alleati di Al-Qaeda, i Talebani hanno riconquistato anche il distretto chiave di Panjwai, nella loro ex roccaforte di Kandahar.
L’esercito regolare afghano e gli insorti si sono scontrati questa settimana per la prima volta a Qala-e-Naw, nella provincia nord-occidentale di Badghis, costringendo migliaia di persone alla fuga.
I talebani hanno preso d’assalto la prigione provinciale e liberato centinaia di affiliati oltre tutti i detenuti locali. In questa occasione sono apparsi inoltre, e presto diventati virali sui social media, i video che mostravano i combattenti talebani in motocicletta effettuare scorribande in città. Sempre dai video si evince che un gran numero di soldati regolari (circa 200) erano passati tra le fila dei Talebani, notizia presto confermata da funzionari del governo di Kabul.
Ed ancora, il 7 luglio i Talebani hanno catturato il distretto di Zendah Jan, nella provincia di Herat, mentre l’8 luglio sono stati segnalati scontri tra talebani ed esercito afghano nel distretto di Nawur nella provincia di Ghazni.
Attualmente quasi un terzo dei distretti del territorio afghano sono dominati dai Talebani, mentre il governo di Kabul ha poco più di un’insieme di capoluoghi di provincia sempre più isolati, visto che devono arroccarsi in difesa e ricevere la maggior parte degli aiuti per via aerea.
Tra l’altro nelle ultime settimane i fondamentalisti talebani stanno impegnando sempre più l’esercito regolare nel quadrante settentrionale dell’Afghanistan e l’aviazione afghana sta subendo una forte pressione sia sui mezzi che sui piloti, ormai pochi e costretti a fare gli straordinari.
La scomoda posizione dell’Iran
Sebbene ad alcuni potrebbe sembrare che sia l’Iran ad esercitare l’influenza ed il controllo sulla frangia talebana, poiché ne assicura il sostegno economico e militare, il quadro di riferimento risulta ancora più intricato. È già abbastanza singolare che la notizia della conquista del valico di frontiera di Islam Qala da parte dei fondamentalisti ribelli, arrivi a poche ore dal recente incontro della delegazione talebana a Teheran con funzionari del governo iraniano e dove era anche presente una delegazione del governo di Kabul. “L’Iran è pronto a mediare nel difficile processo di pace tra le diverse fazioni in Afghanistan al fine di risolvere gli attuali attriti e conflitti in corso”, ha precisato da Teheran il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif.
Bisogna tenere bene a mente, però, che l’Iran ha un confine con l’Afghanistan molto labile e un’escalation militare tra le fazioni afghane porterebbe quasi certamente all’afflusso di un esercito di disperati verso i territori iraniani. È utile ricordare che già adesso l’Iran sta ospitando quasi 3 milioni di rifugiati afghani.
La conquista di Islam Qala – e genericamente della frontiera con l’Iran – è comunque uno smacco per Teheran. Per assurdo (ma nemmeno tanto) potrebbe consentire ai Talebani di “fagocitare” un’intera area del territorio iraniano di confine, con il rischio evidente di soggiogare le etnie locali con il loro “credo” ed usanze proprie. Quali altri giocatori sono destinati ad entrare in partita nell’affaire Afghanistan? È sempre più di attualità la notizia che la Turchia verrà incaricata dalla Nato di farsi carico della sicurezza e protezione dell’aeroporto di Kabul, la cui perdita in mani talebane segnerebbe la fine dell’attuale governo.
Ma altri giocatori si stanno affacciando sul versante Afghanistan
Si tratta dell’India e della Russia che stanno nel frattempo intensificando i loro rapporti diplomatici e accordi bilaterali. La visita del ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, a Mosca arriva sulla scia di un viaggio ufficiale del suo omologo russo, Sergey Lavrov, a Nuova Delhi in aprile. Secondo la visione russa, Nuova Delhi è un giocatore fondamentale in Afghanistan ed i due paesi stanno cercando di formulare una risposta coordinata alla situazione venutasi a creare.
Questa sinergia è naturalmente osteggiata dal vicino Pakistan che non nutre una particolare simpatia per l’India. Imran Khan, primo ministro pakistano, in una sua recente intervista ha sbottato dicendo: “Con il peggioramento della situazione in Afghanistan, di sicuro a rimetterci sarebbe Nuova Delhi, che ha investito milioni di dollari nel paese, e ora è a rischio”.
… e gli Stati Uniti?
“La missione militare degli Stati Uniti si concluderà il 31 agosto, quasi 20 anni dopo il suo inizio, dopo aver raggiunto i suoi obiettivi”, hanno fatto sapere da Washington poche ore prima della presa di Islam Qala da parte dei Talebani, e “non invierò una nuova generazione di americani in guerra in Afghanistan”, ha ribadito Joe Biden. Secondo le vedute (di convenienza) di Washington, è il popolo afghano l’artefice del proprio futuro e la Casa Bianca, in un comunicato, si sbilancia ammettendo che l’eventualità che permanga o si stabilisca un governo di unità nazionale in Afghanistan e che controlli l’intero paese, è altamente improbabile.