L’assalto all’hotel Intercontinental di Kabul si è concluso dopo circa 11 ore dall’entrata in azione di un commando di miliziani armati che ha seminato il terrore tra gli ospiti stranieri. Il bilancio provvisorio parla di almeno diciotto morti e un numero imprecisato di feriti. Oltre 150 persone sarebbero state tratte in salvo e portate all’esterno della struttura dalle forze speciali afghane intervenute sul posto. Coinvolti anche numerosi stranieri ospitati nella struttura ma tra loro, al momento, non risulterebbero connazionali.
L’irruzione dei terroristi
I terroristi hanno fatto irruzione nell’albergo entrando dalle cucine e sorprendendo gli addetti alla vigilanza, si sono portati ai piani superiori dove avrebbero provocato un’esplosione che avrebbe mandato in tilt il sistema di illuminazione dell’hotel. Gli ospiti nelle stanze, quasi tutti stranieri, hanno vissuto attimi di terrore. Molti sono riusciti a fuggire calandosi dalle finestre con lenzuola annodate, mentre il commando jihadista bussava alle porte urlando di uscire. Dalle prime risultanze sembra che i guardiani incaricati della sicurezza siano fuggiti dopo i primi colpi di arma da fuoco e i sospetti verterebbero proprio sulla società di vigilanza che, da poco, era stata subentrata ad un’altra, proprio in previsione di un inasprimento delle tensioni nella zona.
Le forze speciali afghane sono riuscite a individuare e neutralizzare i quattro assalitori solo dopo diverse ore di battaglia, durante le quali sono stati fatti esplodere diversi ordigni nei piani alti della struttura. Numerosi feriti sono stati trasportati presso l’ospedale Wazir Akbar Khan.
I Talebani rivendicano attacco
Un portavoce dei Talebani ha ufficialmente rivendicato l’attacco che non è comunque giunto inaspettato. Sui siti d’area jihadista e sui social network, negli ultimi giorni le minacce si erano moltiplicate. In particolare, su un portale gestito proprio dal movimento dei Talebani, il 16 gennaio scorso è apparso un inquietante comunicato nel quale, tra l’altro, si poteva leggere che “migliaia di martiri e mujahidin sono in attesa di uccidere ed espellere tutti i tipi di selvaggi invasori stranieri, attaccando i loro convogli, covi, basi militari, centri di riunione e tutti gli altri uffici”. Il testo era prevalentemente rivolto alla missione statunitense, ma nel linguaggio utilizzato in seno alla “comunità jihadista”, l’invasore non è necessariamente associato ad una presenza armata, ma a qualunque straniero, in primis gli occidentali, che ponga piede a qualsiasi titolo nei territori della Dar al-Islam, la casa dell’Islam, considerata inviolabile.
E proprio in riferimento alle minacce proferite sul web, il Dipartimento di Stato americano aveva inviato una dettagliata nota di allerta alle autorità afghane.