Se ti chiami Marcy Borders e vivi nella caotica e sovraffollata New York, difficilmente qualcuno si ricorderà di te. Ma se per un infausto destino ti ritrovi, l’ 11 settembre del 2011, a lavorare da appena un mese come dipendente della Bank of America, del World Trade Center, le cose cambiano. Soprattutto se all’improvviso senti tremarti la terra sotto i piedi e scopri che non è un semplice terremoto, ma un aereo impazzito che velocemente si schianta contro l’edificio, facendolo crollare. E sì, la storia cambia. La storia di Marcy Borders cambia e da giovane donna di colore, originaria del New Jersey, diventa l’icona e il simbolo dell’11 settembre. Diventa “Lady Dust” (Lady polvere).
A sua insaputa infatti, mentre completamente ricoperta di cenere e detriti, si faceva largo fra la folla, raggiungendo per miracolo l’uscita dell’edificio (la prima delle Torri Gemelle attaccate dai terroristi), venne immortalata da un fotografo della Afp. Un’immagine talmente potente e piena di significato che non solo l’ha fatta passare alla storia, ma l’ha fatta entrare tra le 25 immagini più significative pubblicate dalla prestigiosa rivista “Time”.
Ma “Lady Dust” non è diventata un simbolo dell’11 settembre solo ed esclusivamente grazie a quell’immagine. Ma grazie al coraggio della sua disobbedienza. La giovane donna, pur lavorando da solo un mese per la Bank of America, non ci ha pensato due volte a salvarsi la vita, nonostante il suo capoufficio intimasse a lei e gli altri dipendenti, di rimanere calmi alla loro scrivania.
Questo il suo racconto al Daily Mail: “Stavo buttando la spazzatura, mi stavo preparando per mettermi al lavoro”. Fu allora che l’aereo si schiantò. “L’edificio iniziò a tremare e oscillare. Persi il controllo e iniziai ad esser presa dalla frenesia. Poi cercai una via d’uscita. Il mio supervisor ci ordinò di restare calmi, ma io dovevo uscire di lì. Centinaia di persone stavano cercando di mettersi in salvo. La tromba delle scale era molto danneggiata e dovevamo muoverci. Ero convinta che saremmo morti. Sono così contenta di aver avuto la forza di andare fino in fondo”. Ma se grazie solo alla sua forza di volontà “Lady Dust” è riuscita a mettersi in salvo, questo non ha impedito che le ferite, quelle dell’anima, si rimarginassero presto. Rifiutandosi di tornare al lavoro, lo perse. Era terrorizzata che altri e nuovi attacchi potessero colpire la città. Non solo, perse talmente il controllo che smise persino di uscire di casa. Questo la portò in vortice di dolore e sofferenza fra droga e alcool.
La cosa peggiore è stato quando le tolsero l’affidamento dei sui figli. Lì capì che doveva rimettersi in piedi e nel 2011, a dieci anni dall’attentato, decise di entrare in una clinica di riabilitazione. E ancora una volta, Marcy diede prova della sua tenacia e coraggio. Riuscì da quella clinica completamente riabilitata, riottenendo così la custodia dei suoi figli. Tornò a casa, nel suo appartamento, e poco dopo arrivò anche la presenza di un compagno a sostenere la sua non facile esistenza.
Proprio quando tutto sembrava andare per il verso giusto, la vita mette alla prova, ancora una volta “Lady Dust”. Questa volta non è un terribile e incomprensibile attentato terroristico e nemmeno quell’ombra silenziosa e maledetta che porta il nome di depressione. No, questa volta è un cancro allo stomaco. La causa sembrerebbe proprio la contaminazione da parte della polvere tossica creatasi al momento del crollo e rimasta poi fra le macerie. I contaminanti dannosi, molti dei quali cancerogeni, sono risultati oltre 2.500 che hanno causato malattie debilitanti sia tra i sopravvissuti che fra i soccorritori e gli operatori addetti alla rimozione delle macerie. Anche molti studenti, impiegati della zona e naturalmente i residenti. A tutt’oggi ci sono ancora studi scientifici in corso.
Marcy come al solito ce la mette tutta per resistere e vincere, ancora una volta, contro un destino malevolo se non addirittura beffardo. Nonostante le aggressive cure chemioterapiche, Marcy Borders, muore il 26 agosto 2015. Purtroppo nemmeno essere diventata il simbolo e l’emblema di un’America che non si arrende mai ha potuto salvare la disobbediente “Lady Dust”. Ma la sua storia insegna, soprattutto oggi, dopo 15 anni dall’anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle, che né lei, né le 2.974 vittime (24 i dispersi), verranno mai dimenticati. Le loro storie e le loro vite, infatti, non sono solo un numero fra tanti, ma un monito per tutti coloro che sono rimasti e gli sono sopravvissuti. Un monito a non arrendersi mai, contro un nemico subdolo che ci vorrebbe da sempre soggiogati e inginocchiati al terrore.