Una nuova ondata di attacchi terroristici in Europa. L’allarme arriva direttamente da Jurgen Stock, segretario generale dell‘Interpol che, in una conferenza stampa, ha sottolineato che lo Stato islamico è ben lungi dall’essere stato sconfitto e dispone di numerose cellule dormienti in Occidente, in particolare in Europa.
3.500 combattenti dell’Isis detenuti in carcere a rischio liberazione
Per l’Europa, dunque, si profilerebbe un’ondata di attacchi terroristici da parte dello Stato islamico condotti da jihadisti già incarcerati ma che, a breve, saranno rilasciati dalle prigioni delle unità di protezione del popolo curdo (Ypg), oltre ad altri in fuga dai territori ormai perduti dal Califfato. Un funzionario della sicurezza Ypg di alto livello, ha spiegato che la sua organizzazione sta operando in ogni modo per fermare tali operazioni, anche se i 3.500 combattenti stranieri detenuti nelle carceri curde, a fronte delle recenti decisioni del governo americano circa il ritiro di 2.000 soldati statunitensi, diverrebbero un grosso problema di gestione, quindi a rischio liberazione con conseguenze devastanti per l’Europa.
Si chiama “Emni” il piano dei terroristi per tornare alla piena operatività
Secondo le ricerche del Centro internazionale per lo studio dell’estremismo violento (Icsve) che ha intervistato numerosi miliziani del Daesh sotto custodia delle forze di coalizione a guida Usa, l’Isis avrebbe messo a punto un piano denominato “Emni”, per tornare alla piena operatività. Tale strategia prevederebbe un rafforzamento della sicurezza delle reti interne del Califfato e l’invio di un congruo numero di miliziani “operativi” in Europa allo scopo di organizzare nuovi attacchi. Secondo gli intervistati dall’Icsve, per agevolare i viaggi degli agenti del Califfato, i vertici dell’organizzazione si sarebbero serviti delle reti del traffico di esseri umani, in via prioritaria quelle già sperimentate che passano per Turchia, Grecia e Balcani.
“1.000 miliziani in Europa”
A dire degli ex terroristi detenuti, che hanno dichiarato essersi pentiti dell’adesione all’Isis, “ci sono 1.000 miliziani in Europa”che “hanno un grande piano per inviare altre centinaia di rifugiati provenienti da diversi paesi inserendo tra loro gli agenti operativi del Daesh”. Le rivelazioni dei prigionieri riguardano anche l’utilizzo di connotati fisici “trattati” anche chirurgicamente per evitare il riconoscimento da parte delle autorità di sicurezza. L’alto numero di europei operanti tra i ranghi dello Stato islamico, inoltre, avrebbe agevolato il piano di infiltrazione nel Continente, giovandosi delle conoscenze dei “buchi” nella rete di sicurezza messa a punto in chiave anti-terrorismo.