La guerra di Xi Jinping contro Mario Draghi è appena iniziata. L’obiettivo è far cadere il governo e il Partito comunista userà come grimaldello il Movimento Cinque Stelle o quello che ne resta. La guerra interna ai grillini, che ha portato all’epurazione di Giuseppe Conte (in verità licenziato su due piedi come un inserviente qualsiasi), ha messo in allarme la Cina che adesso teme una pesante inversione di tendenza nei rapporti con l’Italia. Il progetto colonialista di Pechino aveva (e ha ancora) il suo garante proprio in alcune alte dirigenze del Movimento e adesso, però, rischia di liquefarsi.
Secondo fonti di Palazzo Chigi, la strategia della Cina di abbattere Draghi sarebbe stata segnalata al Premier dall’intelligence che da anni monitora l’espansionismo di Pechino. Nelle relazioni degli ultimi due anni presentate al Parlamento, i nostri servizi segreti hanno reso puntuali informazioni sulle mosse del Partito Comunista cinese evidenziando le numerose criticità.
Ma la presenza al governo dei pentastellati ha sempre consentito di “ignorare gli alert”, spiegano ancora da Chigi, così da consolidare le alleanze con Xi Jinping. Ma adesso qualcosa è cambiato e la Cina è sul piede di guerra perché a rischio c’è non solo il progetto della Via della Seta, ma anche la tecnologia del 5G (su cui già nel 2019 il Copasir, il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, aveva espresso “preoccupazioni circa l’ingresso delle aziende cinesi nelle attività di installazione, configurazione e mantenimento delle infrastrutture delle reti 5G) e la possibilità di continuare a espandere un modello dittatoriale teso a minare dall’interno le democrazie occidentali.
Del resto, in numerose analisi delle intelligence internazionali più volte è stato segnalato come il progetto di autarchie come la Cina è proprio quello di destabilizzare l’Occidente, attraverso movimenti interni di natura pseudo politica, in alcuni casi anche finanziandoli.
Sulla base di queste analisi, la decisione di arginare la Cina potrebbe avere delle ripercussioni sulla tenuta del governo italiano?
Alcuni analisti ritengono ciò molto difficile, pur ammettendo l’esistenza di una guerra che nella rottura tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte ha solo la sua dimensione pubblica.
L’ex premier, prendendo le distanze da Beppe Grillo, ha di fatto comunicato una posizione meno sbilanciata (almeno in apparenza) verso la Cina. Del resto, il fascino che certe dittature hanno da sempre esercitato sulla sinistra italiana (che negli anni con Pechino ha amoreggiato senza crearsi troppi problemi) è evidente. Ma con il M5S si è raggiunto l’apice della compromissione e adesso che il Movimento è di fatto fallito, Xi Jinping non starà a guardare.
L’investitura internazionale di Draghi è una garanzia per la tenuta del governo, ma potrebbe non bastare dicono fonti qualificate.
La strategia per la difesa degli interessi nazionali deve essere più ampia e l’entrata in scena di Elisabetta Belloni a capo del Dis, così come di Franco Gabrielli sulla poltrona dell’Autorità delegata, servono all’ex governatore della Bce per gestire anche questa minaccia. I rinnovati rapporti con gli Stati Uniti, inoltre, consentono una collaborazione e un supporto su più fronti. Non ultimo quello che riguarda l’espansionismo cinese.