Ancora una volta, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi è sotto accusa. Non è la prima volta, infatti, che sull’Unrwa si addensano nubi e dubbi sulla terzietà, ma in questo caso le accuse sono talmente pesanti che hanno già fatto scattare i primi provvedimenti. Gli Stati Uniti hanno sospeso l’erogazione dei fondi, mentre Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Unrwa, ha fatto sapere di aver fatto partire un’indagine interna e nel frattempo “per proteggere la capacità dell’agenzia di fornire assistenza umanitaria – ha aggiunto – ho preso la decisione di rescindere immediatamente i contratti di questi membri del personale e di avviare un’indagine per stabilire senza indugio la verità”.
Anche l’Italia ha deciso di sospendere i finanziamenti all’Unrwa, insieme a Australia e Canada. “Il governo italiano ha sospeso finanziamenti all’Unrwa – ha annunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani su X – dopo l’atroce attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre. Paesi Alleati hanno recentemente preso la stessa decisione. Siamo impegnati nell’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, tutelando la sicurezza di Israele”.
12 dipendenti dell’Unrwa avrebbero preso parte al massacro del 7 ottobre
Secondo le prove fornite all’agenzia Onu da Israele, 12 dipendenti dell’Unrwa avrebbero preso parte al massacro del 7 ottobre perpetrato da Hamas. Accuse pesanti che mettono in discussione, ancora una volta, l’operato dell’Unrwa. Non è un mistero, infatti, l’infiltrazione del gruppo terroristico all’interno dell’agenzia Onu per i profughi palestinesi. Nelle scuole che gestisce a Gaza e non solo, sono cresciuti i leader di Hamas e i suoi affiliati. Unrwa è operativa dal 1949 ed è un unicum all’interno delle Nazioni Unite perché si occupa, appunto, solo dei profughi palestinesi, spesso manifestando una posizione meramente ideologica.
Un Watch: “Chat Telegram con con 3.000 insegnati Unrwa celebra il 7 ottobre”
Secondo recenti rapporti di United Nations Watch, organizzazione non governativa con sede a Ginevra che si occupa di monitorare le prestazioni delle Nazioni, “un gruppo Telegram di 3.000 insegnanti dell’Unrwa a Gaza è pieno di post che celebrano il massacro di Hamas del 7 ottobre, pochi minuti dopo il suo inizio, lodando gli assassini e gli stupratori come ‘eroi’, glorificando ‘l’educazione’ che i terroristi hanno ricevuto, condividendo allegramente foto di israeliani morti o catturati e sollecitando l’esecuzione di ostaggi”. La chat avrebbe “lo scopo di supportare gli insegnanti dell’Unrwa e contiene dozzine di file con i nomi del personale dell’Unrwa, i numeri di identificazione, gli orari e i materiali del curriculum. Inoltre, gli insegnanti dell’Unrwa condividono regolarmente video, foto e messaggi che incitano al terrorismo jihadista e celebrano apertamente il massacro di Hamas e lo stupro di civili”.
I precedenti fumosi dell’Unrwa
Nel 2018, Donald Trump, allora presidente degli Stati Uniti (maggiore contributore) decise di ridurre i fondi americani destinati all’agenzia Onu. Il motivo, secondo alcuni, era quello di spingere i palestinesi al tavolo delle trattative per riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Ma l’amministrazione Trump nutriva anche seri dubbi sul metodo di lavoro dell’Unrwa che nelle scuole, secondo le accuse, avrebbe in qualche modo avvalorato le posizioni dei terroristi palestinesi. Una volta alla Casa Bianca, Joe Biden ripristina i fondi per l’agenzia, nonostante la fumosità dell’operato. Spesso, infatti, si sono levati dubbi proprio sull’utilizzo del denaro da parte dell’agenzia e sul fatto che non svolgesse un ruolo esclusivamente umanitario ma politicizzato.
L’anno dopo, nel 2019, uno scandalo ha travolto l’agenzia Onu per i profughi palestinesi. Il responsabile, Pierre Krähenbühl, accusato di frode, corruzione e cattiva gestione dei fondi, si dimette. Parte un’indagine interna che, nel 2021, si conclude. Krähenbüh, in un’intervista con Le Temps, dirà: “L’indagine che mi riguarda, a cui ho partecipato attivamente, è stata approfondita ed è durata otto mesi. Le sue conclusioni mi hanno liberato delle gravi accuse mosse contro di me (frode, corruzione, gestione dei fondi, ecc.) e hanno mantenuto solo pochi fallimenti di gestione. Penso che sia il momento per tutti di prendere nota e andare avanti”. Da dicembre 2023 Krähenbühl è direttore generale della Croce Rossa.
Una storia di ombre e dubbi, quella dell’Agenzia Onu per i profughi palestinesi, che in pochi sono disposti a vedere. Dopo la notizia dei 12 dipendenti coinvolti nella strage del 7 ottobre, sono arrivate le solite dichiarazioni di circostanza, inevitabile davanti a tali accuse. Il segretario generale Onu, Antonio Guterres, si é detto “inorridito dalla notizia” e ha chiesto una rapida indagine interna. Gli Stati Uniti hanno deciso di sospendere l’invio di fondi e il Dipartimento di Stato “esamina queste accuse e le misure che le Nazioni Unite stanno adottando per affrontarle”, ha detto il portavoce Matthew Miller. Anche l’Unione europea si è unita al coro di dichiarazioni e attraverso l’Alto rappresentante per la Politica estera, Josep Borrell, ha fatto sapere di essere “in contatto con l’Unrwa, ci aspettiamo che fornisca piena trasparenza sulle accuse e adotti misure immediate contro il personale coinvolto. La Commissione valuterà le ulteriori iniziative e trarrà insegnamenti sulla base dei risultati dell’indagine completa ed esauriente”.
Nel 2022 l’Unrwa ha ricevuto 114 milioni dalla Ue, 18 dall’Italia e 340 dagli Usa
Attendiamo le “ulteriore iniziative” e soprattutto gli insegnamenti che verranno tratti da questa storia. Al netto delle accuse mosse da Israele, infatti, sull’Unrwa sarebbe opportuno avviare un’operazione di trasparenza. Soprattutto per essere certi che i fondi erogati a livello internazionale vengano utilizzati davvero per migliorare le condizioni del popolo palestinese, visto che nel 2022 i nostri soldi sono andati per finanziare le attività dell’agenzia. Nello specifico, l’Italia ha inviato 18 milioni, 340 gli Stati Uniti e 114 l’Unione Europea. Anche solo per questo e per rispettare il lavoro degli operatori che con sincera convinzione partecipano alle attività, sarebbe doveroso approfondire il lavoro dell’agenzia Onu.
Coloro che hanno a cuore le sorti dei palestinesi, dovrebbero protestare contro Hamas
La vera notizia nel giorno della Memoria, dunque, non è la decisione della Corte di giustizia internazionale dell’Aja che ieri, su ricorso presentato dal Sudafrica, ha chiesto a Israele di prevenire atti di genocidio nella Striscia di Gaza. Una decisione prevedibile quanto fumosa visto che, la stessa Corte, non ha imposto un cessate il fuoco. Ma i media hanno concentrato la loro attenzione sulla decisione arrivata dall’Aja invece che approfondire le accuse rivolte all’Unrwa. E oggi, nonostante i divieti, le manifestazioni pro Palestina, nel giorno della Memoria, pare si terranno lo stesso. A riprova di quanto sia inquinato e ideologizzato il dibattito sulla questione israelo-palestinese.
Coloro che hanno a cuore le sorti dei palestinesi, dovrebbero protestare contro Hamas che deliberatamente ha innescato una guerra contro Israele ben sapendo a cosa avrebbe esposto gli abitanti di Gaza. Il gruppo terroristico, che in parte attualmente si trova nella Striscia, usa senza scrupoli i palestinesi come scudi umani, causando, loro sì, la morte di 25 mila persone. Ma i pro palestinesi manifestano a favore di Hamas.