Non è Marine Le Pen e nemmeno Matteo Salvini. È Emmanuel Macron che dice “il separatismo islamico è il nostro nemico”. Il presidente francese sembra determinato nel suo progetto: mettere fine a quello che in Francia è ormai il male, non più oscuro. Macron dichiara guerra al culto ossessivo e distorto dell’Islam che non accetta le culture diverse e tenta di modificarle secondo le proprie regole. E nel Paese la riflessione sull’argomento è ampia. Dopo decenni di integrazione mancata e tolleranza senza ricevere nulla in cambio, gli illuminati francesi si rendono conto che qualcosa gli sta sfuggendo di mano. Si rendono conto che aver permesso a 80.000 studenti di imparare la lingua del loro paese di origine attraverso un sistema chiamato Elco (che di fatto ha previsto che l’insegnamento fosse portato avanti da docenti inviati appunto dai paesi d’origine, ma che non parlavano francese e che sfuggivano al controllo del sistema scolastico nazionale) non ha portato buoni frutti. I francesi si sono anche resi conto che accettare che ogni anno, durante il Ramadan, sul territorio nazionale circa 300 imam itineranti (tabligh), che girano in lungo e in largo per le moschee predicando ciò che vogliono, non è stata una forma di democrazia e tolleranza. Ma è stato il metodo per consentire lo sviluppo del radicalismo islamico in casa. Da qualche anno il problema è esploso in tutta la sua drammaticità e adesso la Francia è costretta a correre ai ripari. Ma forse è troppo tardi.
Philippe D’Iribarne, antropologo, economista, ingegnere minerario, nato a Casablanca, già da tempo ritiene che la parola ‘islamofobo’ sia una manipolazione che impedisce l’esercizio critico. Una intossicazione ideologica, come dal titolo del suo libro. E dalle pagine di Le Figaro, si interroga su quali siano state le motivazioni che hanno impedito ai francesi musulmani di sentirsi completamente a loro agio nella loro doppia identità, appunto di francesi e musulmani, in piena simbiosi con i valori della Repubblica. Quello che emerge alla fine della sua riflessione, è l’amara considerazione che una tale simbiosi probabilmente non ci potrà mai essere. L’Islam è da sempre un movimento politico-religioso (senza possibilità al momento di evoluzione), che non riconosce la possibilità di “servire due padroni”: Dio e lo Stato. Nell’Islam le due cose coincidono e se i musulmani dovessero decidere di obbedire alle leggi dello Stato, che per qualche motivo vanno anche in contrasto con la legge di Dio, sarebbero giudicati empi. Ecco è proprio questo il senso di quello che sta accadendo in Francia (e non solo) e a cui è stato dato il nome di separatismo islamico. I musulmani vivono sempre più distaccati dai valori della Repubblica e in alcune aree del paese la Repubblica sta soccombendo alle leggi dell’Islam. Macron, non Marine Le Pen, magari per motivi elettorali, ha avuto un sussulto di identità nazionale e difesa dei valori di quell’Occidente che forse è lontano da Dio, ma che non vuole essere cambiato.
Chissà se anche in Italia, prima o poi, qualcuno avrà lo stesso sussulto di identità oppure siamo destinati a fare la fine della Francia.