Non parlare di Libia è come nascondere la testa sotto la sabbia. In questo caso quella del deserto. Nel paese nordafricano, a pochi chilometri dalle nostre coste, accade qualcosa che non può più essere ignorato. La Libia non è su Marte, bisogna ricordarlo. E l’Italia, suo magrado, deve prenderne atto. Forse non è troppo tardi, ma bisogna correre ai ripari vista la maldestra gestione del governo di unità nazionale da parte dell’Onu.
Serraj non è l’uomo che può risollevare le sorti della Libia. Era chiaro fin dall’inizio di quelle estenuanti trattative, iniziate dall’allora delegato dell’Onu Bernardino Leon, che la frammentata realtà del Paese non poteva essere riunita sotto un governo “straniero”, voluto dai “colonizzatori”. Eppure, in mezzo alla tempesta Isis che si stava espandendo nel Paese, come al solito si è scelta la strada dell’invasione piuttosto che quella della ragione. Certo, si dirà, gli interessi economici e strategici erano e sono tanti, quindi bisognava agire di conseguenza.
E allora perchè, viene da chiedersi, dopo Leon, come inviato Onu in Libia è stato nominato Martin Kobler? Un tedesco. Non sarebbe stato meglio un italiano, visti i rapporti storici, la presenza in Libia e la conoscenza del territorio da parte di molti dei nostri uomini? No, non poteva essere così perchè l’Italia ha dovuto inchinarsi al cospetto della Germania?
Adesso, fermo restando che dei problemi tedeschi legati all’immigrazione e la conseguente perdita di consensi da parte della cancelliera Merkel poco ce ne importa, il problema continua ad essere nostro. Con l’arrivo della bella stagione si prevedono flussi di immigrati mai visti fino ad ora. E allora che fare? Come si può arginare lo tsunami che rischia di travolgerci? Domande che, forse, si è posto il ministro dell’Interno, Marco Minniti, che a pochi giorni dal suo insediamento è volato a Tripoli probabilmente per tastare il polso della situazione. La questione, però, è grave, più di quanto appaia.
Bisogna cercare il referente giusto, ma dove?
E se servisse volgere lo sguardo altrove, oltre gli stereotipi imposti dall’Onu e la diplomazia internazionale? Oltre la siepe l’interlocutore sottovalutato fino ad ora è il generale Haftar. Ignorato perchè gheddafiano. Snobbato perchè militare. Messo da parte, ma oggi appoggiato da realtà come la Russia. Però con Putin non si poteva trattare. Il capriccioso e dispotico ex presidente Usa, Barack Obama, non avrebbe mai gradito. E allora, piuttosto che agire con razionalità, che la Libia sprofondi nell’inferno, e con lei anche i Paesi vicini, ad esempio l’Italia.
Oltre la siepe, al momento, c’è solo Haftar, che ci piaccia o no. E se l’Italia vuole evitare altri attacchi alla sede diplomatica di Tripoli o contro altri interessi nel Paese, farebbe bene a prendere seriamente in considerazione il generale.
Paese avvisato…..