a cura di Eques
Non voglio fare il bastian contrario, ma non riesco a tacere oltre su uno dei temi più dibattuti in questi giorni, rispetto al quale sto sentendo di tutto e di più. La prescrizione. Visti i fiumi di amenità che si sentono dire in questi giorni dai media, e questo potrebbe pure sopportarsi tanto siamo ormai abituati a sentir trattare con superbia, e spesso con incompetenza, ogni argomento, e però anche da soggetti muniti di titoli, sento la necessità di interloquire, senza alcuna velleità di dispensar verità, ma solo per dare qualche spunto di riflessione.
Stando al teorema, o mantra, non saprei, che sento ripetere in modo ossessivo, la medicina del male individuato dai sapienti per evitare che il “reo” possa sottrarsi alla sacrosanta pena, sarebbe l’eliminazione della prescrizione. Cioè, in altri termini, io Ordinamento, detto le Leggi, regolo i processi, non riesco a concluderli nei tempi che, sempre io ho imposto, e che faccio? Elimino uno strumento di civiltà, oltre che di semplice buon senso, secondo cui, non è giusto tenere un “presunto innocente” (è sempre l’Ordinamento a definirlo così), sine die, e lo trattengo nella posizione di “imputato” a vita!
Soluzione geniale direi
È come se, per curare un’infezione, pulissi la ferita dal pus, e me ne infischiassi di individuarne le cause, che l’hanno determinata! Vogliamo dirla la verità, almeno qualche volta?
La prescrizione c’è per un solo motivo, perché i processi non si celebrano in termini “ragionevoli”. E così è da prima che nascesse Gesù Cristo, per chi non lo sapesse.
Ma come, ci si è stracciati le vesti, da tutte le parti politiche (talvolta part time, per ragioni più che comprensibili), per conseguire quella grande conquista di civiltà, così per lo meno l’anno descritta, del “giusto processo” e per raggiungerla si elimina l’unico deterrente per almeno contenere le lungaggini processuali?
Qualcosa non va
E se è vero poi, come più che autorevoli voci, anche della Magistratura, dicono, e cioè che gran parte di processi si prescrive prima della sentenza di primo grado, che rimedio è eliminarla per i processi definiti in primo grado?
Solo Dio, forse, ma non ne sarei convinto, lo può sapere.
Non voglio andare a scavare nel passato per trovare argomenti di supporto per il presente, ad esempio rifacendomi a norme della Roma imperiale, che non so poi quanto furono effettivamente applicate, allorché, per contrastare il malvezzo dei giudici dell’epoca di non concludere i processi, proprio per affermare il principio di un giusto processo, e cioè trattato in tempi ragionevoli, fu previsto che, ove i giudizi non si fossero conclusi entro un dato tempo, l’accusato sarebbe stato prosciolto … e la sanzione per il reato addebitato l’avrebbe dovuta scontare il giudice.
Non cerco responsabili, ma almeno auspico che per la soluzione di questo ormai annoso problema, si individuino le vere cause del maturarsi della prescrizione, piuttosto che fare, come si diceva sulle navi borboniche semplicemente “ammuina”!
Chiariamo però un punto, che ritengo fondamentale, e che non viene però mai evidenziato nella sua realtà, forse solo per distrazione (?) dai vari tuttologi che entrano attraverso la tv nelle case.
La prescrizione non è un mezzo difensivo usato da astuti Avvocati, ma lo strumento, sacrosanto in uno Stato di Diritto, per cui nessuno può esser tenuto sotto processo all’infinito.
Molte sono certamente le concause che ne hanno prodotto un distorto utilizzo, ma non è accusando Avvocati, Magistrati, e sistema giudiziario che se ne viene a capo.
Lasciando da parte la, chiamiamola poca diligenza di alcuni, e l’interesse dilatorio di altri, certamente esistenti, a fronte dei quali c’è però la stragrande maggioranza che opera con coscienza, e osserviamo solo i dati.
A Roma, e sarà sufficiente fare una passeggiata in una qualsiasi mattina nei tribunali, sia civile che penale, per vederlo, c’è un gran numero di aule chiuse. Diciamo, esagerando per difetto, perché in realtà sono molte di più, 10 al giorno.
Bene, se in quelle aule si tenesse udienza, si potrebbero trattare, sempre limitando i numeri al di sotto del reale, almeno 20 cause in ognuna.
20 cause per 10 aule, fa 200 cause al giorno, che, moltiplicato per 5 giorni della settimana (il sabato no, per carità di Dio, si deve essere sì tutti antifascisti, ma il c.d. “sabato fascista”, come lo chiamavano una volta, è talmente comodo, che si può pure chiudere un occhio, in fondo basta non chiamarlo così), si arriva a un totale di 1000 cause a settimana che, rapportato al mese, fa, per semplificare, 4000, cioè 44.000 in un anno (tranquilli, ho moltiplicato per 11 non per 12, come è però nel resto del mondo, e il sacrosanto mese di agosto è salvo).
La domanda che deve proporsi allora è, perché quelle aule non sono utilizzate?
Semplicemente perché non ci sono Giudici, né personale, sufficienti a tenere udienza ogni giorno.
E di chi è la colpa, dei Magistrati, degli Avvocati, del personale?
Sarebbe un pò troppo semplicistico, oltre che del tutto inveritiero, dar loro la colpa.
Ma andiamo al sodo: come si risolve il problema?
Come sempre, come quando si invitano venti persone a cena e si hanno dieci sedie … se ne procurano altre dieci!
Per la Giustizia, aumentare il numero dei Magistrati e del personale sembra un’idea sovversiva?
Morale: andiamo a cercare le cause per cui i processi, come le cause civili, che non sono certo da meno, durano troppo, se vogliamo davvero curare il male.
Una sola ultima notazione.
Alcuni sostengono che in molti Paesi del mondo non esiste la prescrizione.
E grazie … in quei Paesi le cause durano, per dare un’immagine adeguata al periodo, come dire … da Natale a Santo Stefano!
E certo che non ce l’hanno la prescrizione …. Non serve!