Legge Zan: provate a mangiare più leggero la sera
L’hanno intitolata “Prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere e alla disabilità”. L’ultima, speriamo, pensata di gente forse convinta di essere illuminata o unta … da non so chi, ma non credo dal Signore, sempre protesa alla ricerca di qualcosa di innovativo, di epocale.
A che mi riferisco?
Ma alla c.d. “Legge Zan” naturalmente.
La prima cosa che mi è venuta in mente leggendone il titolo, è stata, “Discriminazione? E che vuol dire, in che senso?”.
Che vuole ottenere veramente questo Zan, che sottopone al Parlamento, che in questa situazione ne deve avere molto di tempo da sprecare, per star dietro alle sue fantasie?
Si legge nel sito della Camera dei Deputati, sezione “Lavori preparatori dei progetti di legge”, questo:
“Proposta di legge: ZAN ed altri: “Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere” (569).”
Già dal testo originale, che è questo, e non l’ultimo sopra riportato, si nota il percorso seguito da chi la propone.
Nel testo originario, l’espressione “disabilità” non esisteva.
E perché è stato aggiunto, cosa c’entra la disabilità con il sesso?
Picchiare un sano con orientamento sessuale diverso dalla media (o si vuol negare pure che in media siano numericamente preponderanti quelli con tendenze eterosessuali? Oddio che brutto “tendenze” … sembra una cosa davvero brutta), o un disabile con quelle stesse inclinazioni, ha qualcosa di diverso?
È anche vero che, ormai sembra esser divenuta una regola, mescolare concetti e situazioni diverse, creando contorti percorsi, basati su logiche ben poco condivise, almeno riferendomi agli umani normali, nei quali, spesso si trovano avviluppati da soli ma, volendo escludere che si tratti del, chiamiamolo “frutto” di notti agitate derivate da eccessi alimentari serali, cerchiamo di capire qualcosa di più, e soprattutto dove vuole arrivare chi pretenderebbe di apportare queste “epocali” modifiche.
E sì, perché l’evoluzione dal testo originario, individuato in una ben definita tematica (e cioè il sesso, diciamo non ortodosso, per non far confusione), lascia non poche perplessità a chi legge, su quale sia il vero obiettivo che si vuol raggiungere, magari senza farlo capire.
Quale è il vero campo in cui queste menti raffinate vogliono andare a incidere, al di là delle balle che si leggono in merito, visto che adeguate norme esistono già, e non da ieri?
E perché poi, a un certo punto, hanno ampliato l’oggetto della tutela, inserendo quello che è in effetti un problema vero, e drammatico, quale è quello della disabilità?
Come direbbe uno che quanto a originalità, ha ben pochi epigoni … “Che c’azzecca?”.
Premesso che, di norme che sanzionano comportamenti violenti e persecutori ce n’è già un bel numero, e che, tanto per fare un esempio, dare un pugno in faccia a qualcuno, quali che siano i suoi orientamenti, sessuali, politici, religiosi, di razza, sportivi, e via dicendo, non cambia certamente la valenza del gesto, e quindi, la sanzione che colpisce chi lo compie, ripeto, quale è il vero obbiettivo di questi signori?
Tutelare un non eterosessuale?
Spiacenti, già ci sono le tutele.
E poi, qualcuno è in grado di spiegare questa c.d. “discriminazione di genere” e disabilità, che hanno in comune?
Semplicemente nulla!
Cambia qualcosa se discrimino un essere umano, per un motivo o per un altro?
E poi, per discriminare qualcuno, dovrò almeno sapere che cosa ha di diverso da me, e far quindi scatenare i miei più bassi istinti primordiali … o no?!
Qualcuno di coloro che legge, va solitamente in giro a sbandierare i propri gusti e tendenze sessuali, o a chiedere a chi incontra che gusti ha?
Certo che, se ci si lascia andare in pubblico ad effusioni, di natura palesemente sessuale, chiunque abbia la ventura di osservarle, è in grado di capire, almeno le tendenze.
Ma se effusioni di quello stesso genere se le scambiano un uomo e una donna, cambia forse qualcosa?
Sotto il profilo del buon gusto e dell’educazione, entrambi, se esternati in pubblico, e la cronaca ci ha offerto non pochi esempi, di un po’ tutte le tipologie, sono (posso dirlo?) disdicevoli, ma finchè almeno non si supera il confine degli atti osceni, uomo e donna, due donne, o due uomini, che cambia?
Assolutamente nulla.
Mi torna in mente al riguardo un processo di tanti anni fa.
Difendevo un giovane, arrestato (e sì, all’epoca, per quel reato c’era l’arresto, e si passava la notte in guardina, per esser condotti la mattina dopo dinanzi al Pretore, in sezione arrestati), accusato di atti osceni in luogo pubblico.
Il giovanotto, proveniente da una cittadina non lontana da Roma, convinto di essere una sorta di erede di Rodolfo Valentino, giunto nella capitale con smanie di conquista, forse grazie al suo ritenuto fascino, aveva, come si diceva una volta, “rimorchiato”, una avvenente e formosa “fanciulla”, in un locale notturno nei pressi della stazione Termini. Appartatosi con “costei”, era stato dopo poco colto in macchina, intelligentemente parcheggiata sotto un lampione, mentre la “costei” era piegata sul suo inguine, intenta a una pratica di cui ometto i particolari, perché penso facilmente intuibili, da una pattuglia di assai inopportuni carabinieri.
Oh, quando servono non arrivano mai!
Mala sorte volle che, mentre il giovane era con lo sguardo rivolto al cielo, anche se non credo in contemplazione della Madonna, gli si parò di fronte al finestrino un panciuto appuntato dei carabinieri, un pò antiquato nei modi e nel pensiero che, trovando disdicevole, chissà perché, quel che vedeva, anche grazie al lampione, arrestò entrambi, per l’appunto con l’accusa di atti osceni.
Fin qui nulla di eccezionale, ma il bello venne dopo, perché la mattina, prima del processo, il padre del giovanotto si fece in quattro per convincermi che dovevo assolutamente far capire al giudice … che il figlio era normale, ed era stato tratto in inganno … da quell’infame … e ometto quel che disse il poveretto, ma tanto ve lo potete immaginare da soli.
Perché direte voi?
Semplice, perché la “costei”, o “fanciulla”, come preferite, ancorchè abbigliata e all’apparenza molto femminile, si chiamava Giuseppe … e quel povero padre, infischiandosene del fatto che il figlio stava per ricevere una condanna, era interessato solo a una cosa … far sapere al giudice che il figlio era stato ingannato, e che era “normale”!
Vi giuro, che tentai in tutti i modi di fargli capire che se invece di Giuseppe ci fosse stata una donna … il reato c’era lo stesso …
Il poveruomo, con aria di condiscendenza mi rispondeva … “Si, si, vabbè, ma lei glielo faccia capire lo stesso al giudice che mio figlio è normale”.
Ebbene, signori, capiamoci bene, qualunque sia il sesso dei protagonisti, reale, di nascita, apparente, modificato, in via di cambiamento … gli atti sessuali in pubblico, non sono consentiti … anche se, permettetemi la licenza, era assai meglio all’epoca, quando al massimo si riceveva una condanna, mentre invece oggi, grazie sempre alla solita genia di cervelloni che hanno deciso che non si può sottoporre a un processo penale due poveretti preda della passione … li si condanna a una semplice sanzioncella amministrativa …
Vuoi mettere?!
Per la cronaca, qualche mese fa, due fidanzati, poveri, perché non avevano altro luogo che la piccola utilitaria per uno scambio di … chiamiamole effusioni, intenti a pratica della stessa tipologia di quella che condusse sul banco degli imputati il macho di provincia venuto alla conquista delle beltà cittadine, sono stati gratificati da questa progressista modifica normativa …
Niente processo penale …
Una sanzioncella di appena diecimila euro … per uno!
Alla faccia del progresso.
Immaginate però cosa sarebbe successo oggi contro quel becero padre … levate di scudi contro il retrogrado, petizioni, sit in e via col solito ambaradam di rito, per stigmatizzare la grettezza di uno che rifiutava le tendenze o, come qualcuno arriverebbe sicuramente a dire, la vera natura del figlio.
Sapete una cosa? Sto iniziando a rimpiangere i tempi in cui, per certe pratiche si cercava quella che all’epoca non si chiamava privacy, ma riserbo.
Forse sarò anch’io un retrogrado, ma continuo a pensare che certe cose non si fanno in pubblico, quale che sia il sesso dei partecipanti.
Torniamo però al tema.
Facciamo conto che, non assumo una persona, perché porta l’anello al naso, o è tatuato, o si veste male, ovviamente secondo i miei gusti, oppure gli puzza l’alito, e la mia attività prevede contatti con i clienti … e quindi lo discrimino, secondo le originali idee di questi illuminati maestri di vita, che faranno, emaneranno una legge per impormi di assumere chi secondo me non ha le caratteristiche che voglio in una persona … a cui io debbo pagare uno stipendio … perchè così facendo lo discrimino?!
Davvero qualcuno pensa, per quattro imbecilli, se va bene, criminali nella maggior parte dei casi, che usano violenza per esprimere il loro dissenso verso chi ha gusti sessuali diversi, e che violenti lo sono a prescindere, e in tutte le espressioni del loro vivere, che si debba fare una legge specifica?
Vabbè che, nel nostro Paese non è certo nuova un’idea del genere, e cioè di fare leggi ad personam…
Fermi lì, state sbagliando, non è stato Berlusconi il primo, manco per niente …
Qualcuno, un po’ più grandicello, forse se la ricorderà la c.d. “Legge Valpreda” …
Oddio, scusate, dimenticavo, quando è la sinistra a fare queste cose è sempre espressione di civiltà, progresso, e bla bla bla …
Ma alla media delle persone, quelle che io chiamo normali, anche se questa espressione susciterà orrore a certi benpensanti, viene in mente di andare a discettare, influire, o addirittura passare alla violenza?
Alla gente, e non solo a me, non glie ne frega un accidente di quello che chiunque fa, o non fa, nella sua vita sessuale.
E allora, la domanda che ne discende è un’altra … ma quanti sono questi casi di violenza contro chi ha gusti sessuali diversi?
Personalmente credo insignificante.
E allora, qualcuno mi deve far capire perché è necessaria questa improcrastinabile (per i suoi fautori), modifica normativa, tanto da doverla trattare addirittura con priorità rispetto a temi che mi sembrano un pochino più urgenti.
Ma urgenza di che?
Che, se qualcuno prende a cazzotti qualcun altro, non ci sono già le norme che perseguono chi lo dà il cazzotto, e tutelano chi lo ha ricevuto?!
Serve una nuova legge, o una modifica … e con quei contorni evanescenti, che lasciano spazio poi a centomila interpretazioni estensive?!
Ma ci volete davvero prendere in giro, razza di ipocriti che altro non siete?!
Ai fautori di questa “battaglia di civiltà” (state attenti perché quando infilano parole come civiltà, ambiente, ecologia, c’è sempre la fregatura sotto), interessa utilizzare questo nuovo strumento come un grimaldello, per andare a colpire la famiglia nel senso tradizionale del termine, fino a coartare il pensiero della gente, scardinando le due diverse, e complementari realtà di uomo e donna, pretendendo di modificare, anzi, di stravolgere la natura.
Ancora sentiamo dibattiti, iniziative, chiacchiere sul problema uomo-donna, parità, tutela (della donna ovviamente).
E perché non pretendete, molto più semplicemente la parità di opportunità, secondo una classificazione che si fondi sul merito, sulle capacità, sull’abnegazione, sulla disponibilità a sacrificarsi per il lavoro?!
Aveva ragione mio padre, che ironizzando diceva: “Magari ci danno la parità”.
Questi chiacchieroni, spesso solo da tastiera, conoscono bene, almeno quelli assisi in Parlamento, qual è la realtà, quella vera, quella con cui ci si confronta ogni giorno, ma fingono di non saperla.
Si guardano le azioni di quattro violenti, che lo sono però con le donne come con gli uomini, ovviamente se li vedono più deboli di loro, come lo sono con gli animali, e persino con le cose.
La realtà, voi innovatori, non ci pensate neppure per scherzo a volerla davvero.
Ma perché non siano parole vuote di contenuti le mie, voglio fare un esempio, concreto, reale, e attuale, che chiunque può verificare andando sul sito del Ministero della Giustizia (e piantatela di chiamarlo “di Grazia e Giustizia”, come si chiamava un tempo, perché il vostro amato Prof. Diliberto, quando fu Ministro … la Grazia l’ha abolita … o non ve ne siete accorti!?).
Sapete quanti giudici ci sono a Roma, tra Corte d’Assise, Assise d’Appello, Tribunale e Gip?
105 donne e 62 uomini!
E su 11 sezioni di Tribunale, sapete come sono ripartiti i Presidenti?
9 donne e 2 uomini!
Alla faccia della sperequazione di genere!
A nessuno, dotato di un minimo di sale in zucca, viene in mente che questo prevalere numerico derivi da un dato molto banale … e cioè che, mal per la mia categoria … le donne sono mediamente molto più preparate dei maschietti.
Non ho però mai sentito nessun maschietto dolersi di questo, né organizzare manifestazioni per la difesa di un infatti inesistente “orgoglio eterosessuale”.
E allora, quali “battaglie di civiltà” si debbono intraprendere per tutelare un pò di più i maschietti?
Smettiamola con questi luoghi comuni e queste continue, incessanti, anzi, asfissianti direi, campagne mediatiche, tese solo a mistificare e disinformare.
Siete mai andati in un qualche ufficio pubblico?
E avete fatto caso in quanti avete trovato donne che dirigono, e magari, potrà esservi capitato di notare come trattano i sottoposti, in questo a onor del vero, democraticamente, non facendo differenze tra maschi e femmine?
Il sesso, lo vogliamo lasciare nei luoghi a ciò deputati, e la smettiamo con questa ignobile pantomima che ha superato i limiti dell’umana tollerabilità?!
I violenti, tali sono, e tali rimarranno, al di là di qualsiasi legge, verso chiunque non soddisfi le loro pretese, al di là del sesso e di tante altre differenze.
Non è certo l’appartenenza al genere maschile o femminile che, alla faccia delle pasdaran di una presunta quanto inesistente libertà di scelta del proprio sesso, potranno esser neutralizzati con una legge che, e lo ripeto questo, perché entri nelle menti, a tutt’altro mira.
Non è che con la scusa della tutela dalla discriminazione, si vuol per caso impedire a chi la pensa diversamente, e lo vuol dire, come è suo diritto, persino di parlare?
Se è questo il fine, allora non ci siamo proprio egregi signori.
Di qui a ricomprendere nella “discriminazione” anche il semplice dissenso, il passo è assai breve!
Non credo proprio che il nostro già più che disastrato sistema giudiziario, infettato da improvvidi interventi legislativi succedutisi negli ultimi decenni che, piano piano lo hanno snaturato, conducendolo allo stato attuale di assoluta confusione, abbia bisogno di queste ulteriori “innovazioni”.
Per concludere, notate solo l’ipocrita malignità, palesata dall’ultima parola inserita nell’ultima versione del disegno di legge, messa lì tanto per ammantare di bontà e altruismo (che secondo alcuni ci stanno sempre bene), una modifica normativa finalizzata a tutt’altri obiettivi da quelli dichiarati.
Disabilità?
E lo abbiamo visto in questo periodo di, come la chiamano, “pandemia”, quanta cura è stata posta al drammatico, e questo sì reale, problema della disabilità.
Abbiamo visto tutti, e subìto gli sfortunati che ne sono affetti, e ancor di più i loro familiari, quali sono state le concrete e reali attenzioni loro riservate.
Ma che pensate signori solutori di tutti i problemi dell’umanità, che solo grazie al vostro saggio intervento, i drammi di chi ha una qualsiasi disabilità, li risolvete così, magari pensando pure di esservi messi a posto la coscienza? Certo, come quando avete installato gli scivoli per i disabili sui marciapiedi agli incroci, che hanno reso disabile anche chi non lo era, e che chiunque avrà avuto modo di vedere quanto in molti casi siano veramente pericolosi per i disabili.