da Eques
Possibile che si debba subire questo supplizio senza fine, senza poter fare nulla? Non mi farò mai una ragione del motivo per cui questi onniscienti conduttori di programmi tv, sostituitisi non si sa per investitura di chi alla politica e alla magistratura, per interpretarne e divulgarne, a modo loro ovviamente, il pensiero e le azioni, debbono poter così arbitrariamente propagandare quel che pretendono debba essere l’interpretazione di tutto, graniticamente indifferenti al ben diverso e spesso contrario comune sentire.
È vero che qualche volta, quando forse perché troppo convinti di poter fare e dire tutto quel che vogliono, qualche soddisfazione ce la danno… Allorché improvvisamente evaporano dagli schermi e se ne perde anche il ricordo. Ma è un po’ poco rispetto al bombardamento quotidiano che subiamo, nonostante il frenetico uso del telecomando per farli scomparire dalla vista. Hai voglia a cambiar canale: ne fai scomparire uno (che soddisfazione!) e subito te ne appare un altro, o altra, talvolta anche peggio del precedente.
Osserviamoli un attimo.
Avete fatto caso al clichè abituale usato da tutti? Se parlano di un crimine chiamano, prendiamo uno noto a tutti, il Gen. Garofalo, uno dei maggiori esperti investigatori, oppure un criminologo, tipo il Prof. Meluzzi, e poi psicologi, psichiatri, investigatori … e via dicendo ….Se parlano di medicina chiamano un medico, magari pure bravo, come si diceva una volta … un luminare. Ma se parlano di leggi chi chiamano? Per caso Avvocati, Magistrati, Professori, Giuristi? Esclusi i pochi eletti nel gotha dell’“intellighenzia” pendente a sinistra, presentati come unici depositari del verbo, gli altri non è che non hanno spazi, proprio non esistono … ci sono loro, e gli opinionisti di mestiere, gli onniscienti giornalisti, gli pseudo esperti che, sol perché da anni discettano di diritto senza averlo studiato, ma soprattutto capito, spiegano tutto.
Ci si potrebbe chiedere, ma se per caso quel che dicono questi, contrasta con quel che dice la legge? Risposta facile: è la legge che è fatta male! Neppure pensano ai danni che producono. E allora, forse sarebbe il caso che gli Avvocati iniziassero a difendersi. Come? Ma è semplice: chiedendogli di risarcire i danni che subisco a causa loro. E sì, perché sapete che avviene, che divulgando le loro originali idee e i danni li ricevono gli Avvocati, che debbono cercare di far comprendere a chi a loro si rivolge che le corbellerie divulgate in tv quello sono. Ormai chi va da un Avvocato, precisato che si è già documentato su internet, spiega lui all’Avvocato quel che, stando a quel che ha sentito in tv dovrebbe, anzi deve, fare per risolvere il suo caso!
E così, i tanti conduttori che ogni giorno vediamo nelle tv, da Giletti a Merlino, da Berlinguer a Floris, da Palombelli a Mentana, da Fazio a Formigli, solo per citare i più presenti, che a molti appaiono come veri “esperti di tutto”, conducono quella che sembra più una missione educativa (o rieducativa?), che semplici trasmissioni tv, dispensando spesso e volentieri, un bel pò di, diciamo solo inesattezze, sotto il profilo giuridico … prosperano di grande fama … e credibilità assoluta.
Ma la domanda è: gli effetti, o meglio i danni delle inesattezze che dicono, chi li riceve? Gli avvocati … quelli veri ovviamente! Quando la gente si convince che, avendolo sentito in tv, quella è la verità, quando poi si trova a doversi difendere nel concreto pretendono che l’avvocato si conformi a quel che ha detto il conduttore di turno. E ce ne vuole per far comprendere che la realtà è diversa da quel che hanno sentito, o forse capito …. tanto è uguale …E allora, il tempo, il fastidio, la fatica per far capire qual è la realtà, quella vera, chi lo paga? Lo vedete che i danni ci sono?!
Gli esempi di corbellerie sentite negli ultimi giorni sono innumerevoli. Ne cito uno solo. Ieri sera, nella trasmissione di Giletti, che spesso condivido e apprezzo, per le sue indubbie capacità, ho sentito la signora Alba Parietti che spiegava l’abnormità che aveva dovuto subire, niente di meno che sentendo valutare la sua dignità … 250 euro! Ho cercato di capire cosa intendesse e ho scoperto che si lamentava del fatto che, al termine di un giudizio contro uno che l’aveva offesa in sua presenza (tecnicamente responsabile del reato di ingiurie, ora, grazie all’ultimo governo targato sinistra … non più reato, ma solo fonte di responsabilità civile – tradotto: offendi qualcuno? Per esser risarcito, devi fare causa civile) lo aveva condannato a una pena di €. 250,00! Concludeva quindi, con aria assai sarcastica e anche un pochino supponente, che quello era il valore attribuito alla sua dignità! Ora, dico io, ma per quale diavolo di ragione ho speso anni e fatica a studiare se poi arriva una come questa signora che spiega a chi ascolta quel che ha capito, o che vuol capire lei, ma non quel che è scritto nelle leggi e nel codice? E il bello è che tutti quelli che erano in quella trasmissione hanno assunto un’aria di contrita vicinanza per l’ulteriore oltraggio subito dalla “vittima”.
Scusate se ardisco, ma nessuno vi ha mai detto che le leggi sono fatte per regolamentare casi generali e dettano disposizioni, e sanzioni, da un minimo a un massimo, commisurate su criteri asettici e generali, non fondati sulle personali percezioni e soprattutto valutazioni dei singoli? Se una legge prevede che per quel dato reato la sanzione è da … a … vogliamo stare a discutere se nel caso concreto il giudice ha applicato una sanzione che rientri in quella forbice? Guardate che chi deve valutare se quel che ha deciso un giudice sia conforme a diritto o no c’è già: è il giudice di secondo grado, non i conduttori televisivi e men che mai le vittime! Se per un reato, prendiamo ad esempio l’omicidio colposo, argomento che ultimamente ha fatto urlare molti a sproposito per un caso che ha suscitato indignazione, più per la risonanza mediatica che per il fatto in sé. Il codice, per questo reato, prevede che il reo, e cioè l’assassino, il colpevole, il responsabile, come più vi piace chiamarlo, in caso di accertamento di responsabilità va condannato, “al di là del più ragionevole dubbio”, a una pena da 6 mesi a 5 anni …. (questo non lo dico io, ma l’art. 589 c.p.).
La domanda da proporsi allora è: come può sensatamente venire in mente a qualcuno di stracciarsi le vesti, di urlare all’assassinio della Giustizia (con la G rigorosamente maiuscola), perché l’imputato è stato condannato … AL MASSIMO della pena prevista per quel reato?!?! Come dicevo prima, le norme disciplinano casi generali e astratti, non debbono dar soddisfazione alle voglie o smanie forcaiole di chicchessia o ai sentimenti di vendetta di chi ha subito un torto. E vi dico anche di più, se posso comprendere che la vittima nutra sentimenti di vendetta, secondo un suo senso di Giustizia, questo è perfettamente normale … negarlo semmai, sarebbe un’ipocrisia. Chiunque, santi esclusi, e ne vedo pochi in giro, quando subisce un torto, piccolo o grande che sia, sente un immediato desiderio di vendetta. Che poi, nella media, quel desiderio che ci è stato insegnato essere un sentimento negativo, deteriore, da reprimere, non si esteriorizzi, è un conto. Ma dire che non esiste … beh, questa si che è vera ipocrisia!
Guardate i bambini, che non sono gravati da sovrastrutture mentali che li condizionano, quando subiscono un torto vogliono vendicarsi … e subito! Diciamoci la verità … qui nessuno vuole “Giustizia”, come sentiamo urlare sempre più spesso … ma VENDETTA, mascherata in modo presentabile, tutto qui.
E però, se ci riflettiamo un attimo, ci rendiamo conto che anche la vendetta è un sentimento, come tutti gli altri. Per cui, se in una società, in un certo tempo, questo sentimento è connotato da un giudizio di valore negativo, ricordiamo anche che non è stato sempre così, e poi che, anche in questi tempi, in altre realtà è non solo consentita, ma addirittura regolamentata! Per cui, vogliamo piantarla con quest’ipocrisia che sembra ormai l’unica costante residuata in quest’epoca?
Cara Signora Parietti, la condanna a cui ha fatto riferimento lei, nel dolersi del calpestamento, a dir suo, della sua “dignità” (parola ormai usata e abusata sempre di più), non c’entra proprio niente con la condanna comminata a chi era colpevole, e a cui è stata applicata la sanzione che la legge stabilisce.
Il pericolo, quello vero, sarebbe se in casi che colpiscono l’emotività, si superassero i limiti autoimposti dall’ordinamento. In parole povere le regole che si è dato e si sentenziasse sulla base delle emozioni che, proprio perché squisitamente personali, sono diverse per ciascuno.