Come faceva quella canzone di Lucio Dalla? Ah sì, “Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’”. Chissà perché mi è venuta in mente. Forse perché vorrei parlare con il Procuratore Capo di Agrigento, ma anche lui, come l’amico di Dalla, sta molto lontano. E che importa, “… più forte gli scriverò …”, come diceva il grande Lucio. Poverino, lasciato da solo nella tempesta lui, proprio lui che tutto poteva desiderare nella vita, meno che esser accomunato all’odiato Salvini (intendiamoci, odiato, non da Patronaggio, e neppure da un numero sempre crescente di italiani, che anzi lo apprezza sempre di più, ma da ben individuati personaggi). E sì, perché lanciando quelle accuse così pesanti che ha scritto nei capi di imputazione e, ancor più, in quella ben organizzata conferenza stampa, in cui ha spiegato a tutti in modo, non comprensibile, ma semplicemente impossibile da non capire, quali fossero le colpe di Carola Rackete, si è visto, sicuramente in modo del tutto inatteso, sconfessato da quel giudice che, sembra di capire abbia qualche segreto sogno di ribalta, e che magari, se avesse dedicato un pochino di tempo in più allo studio, non sarebbe stato poi così male.
L’avete letto quel proclama … che dico … provvedimento? Bravina sì, ma, al di là delle personali (neanche tanto) idee che candidamente spiattella, a mo’ di verbo, proprio non avete trovato neppure una nota stonata in quello scritto, che so qualche acrobazia dialettica per sostenere una tesi non sostenibile?
Beh io sì, e proprio per questo voglio scrivere “… all’amico lontano …”. Amico si fa per dire ovviamente, perché non lo conosco, e neppure ambisco. Lui sì che ha studiato, come in molti casi ha dimostrato, diciamo dallo scorso anno, perché prima non credo fosse poi così conosciuto al di là del suo territorio, e sono convinto quindi che non abbia certo bisogno dei miei suggerimenti. E però … hai visto mai, non conoscesse proprio tutto, e con tutto quel che ha da fare, potrebbe pure non sapere che già qualcuno, di molto più in alto, si è pronunciato su fatti, guarda caso quasi identici a quello che sta facendo dibattere il mondo dei media in questi giorni. Potrebbe magari trovare utile lo spunto che voglio dargli … Quale? E su, non fingete di non capire! Ma quello per il ricorso al Tribunale del riesame contro quel provvedimento del Gip della sua città che, dopo quella filippica, sicuramente starà preparando, lavorando senza sosta, notte e giorno.
E così caro Procuratore Patronaggio, per tua (e non solo tua) utilità, ti suggerirei di leggere, e magari allegare al ricorso, hai visto mai non dovessero conoscerla, quella sentenza di quei Giudici Supremi (si potrà dire ancora così? Boh), quelli di Piazza Cavour, come si chiama … ah sì, quelli della Suprema Corte di Cassazione. Interessante … non credi?
Guarda guarda che dicono questi Ermellini …
E leggila la sentenza della terza sezione penale 31403 del 2006, in fondo non è neppure poi così vecchia … adolescente potrebbe dirsi, appena 13 anni. Sì, ma resa dalla Corte Suprema però, e questo ricordiamocelo tutti. E magari, riservatamente, come atto di cortesia a una Collega, fanne avere una copia anche a quel giudice, così potrà scoprire che le navi della Guardia di Finanza, secondo la Cassazione, sono “navi da guerra”. E magari anche che la resistenza contro l’equipaggio di quelle navi, che in nome di uno Stato che almeno a parole ancora dovrebbe essere di Diritto, aveva legalmente impartito degli ordini … è reato! Vah che ti torna utile per il ricorso …
Che dirti ancora … Buon lavoro ….A scanso di equivoci, allego il testo di quella sentenza, così ognuno sarà libero di valutare, tutto e tutti! Poi, se volete proprio esagerare, andatevi a leggere pure l’art. 6 della Legge 13.12.1956, n. 1409 ….
a cura di Eques