Tutti i media si stanno occupando di quello che potremmo chiamare l’affaire Gregoretti. Non conosco, com’è ovvio, le carte processuali, esclusa la richiesta di archiviazione pubblicata nei giorni scorsi, e non le possono conoscere neanche però quelli che si sono lanciati a testa bassa con proclami giustizialisti, e mi limiterò a qualche pensiero.
Nonostante vi sia chi fa di tutto per render il quadro fluido, evanescente, dove tutto è possibile, come il suo contrario, c’è un dato oggettivo indiscutibile: esiste ancora, sebbene sempre più solo sulla carta, un principio, fondamentale in ogni ordinamento democratico, quello della separazione dei poteri. È un principio di garanzia, sempre più bistrattato, se non ignorato, attraverso lo strumentale utilizzo di altro, altrettanto importante principio, e cioè l’uguaglianza di tutti di fronte alla Legge.
Osservando le vicende politiche, giudiziarie e politico–giudiziarie, o viceversa, che poi è uguale, degli ultimi decenni, si può notare una sempre maggiore invadenza di alcuni magistrati nel campo della politica.
I magistrati debbono certamente perseguire i reati, da chiunque commessi e quindi anche dai politici, ma se uno di loro compie un atto politico, di governo, interloquendo con altri Stati, vi sembra normale che quel che fa, e di cui deve rispondere all’elettorato, possa esser messo in discussione da altro organo dello Stato, che certo non ha poteri, né prerogative di indirizzo politico del Paese?!
Questa invasione si risolve in un palese tentativo di influenzare e condizionare l’azione politica in senso stretto, altro che adempimento a un dovere!
Se un governo porta avanti una certa politica e interloquisce e tratta con altri governi, non è attraverso lo strumentale e distorto utilizzo del principio di obbligatorietà dell’azione penale, che i magistrati possono andare a mettersi di mezzo.
Nel caso Gregoretti, alcuni dati sono certi, e cioè che l’azione dello Stato era indirizzata a garantire il rispetto delle Leggi e dell’ordine pubblico, confrontandosi con i governi interessati sul tema ancora irrisolto della ripartizione, e certo non a sequestrare chicchessia.
E il reato per cui vorrebbero processare Salvini, neppure sussiste tecnicamente, perché per la sua sussistenza occorre una condotta materiale molto precisa: la privazione della libertà di movimento!
Il permanere, assistiti, curati rifocillati, a bordo di una nave, e non su una di quelle bagnarole con cui hanno attraversato il Mediterraneo, in attesa del completarsi del complesso iter amministrativo, di cui il primo problema è costituito dall’identificazione, può esser assimilato alla privazione della libertà di cui parla il codice?!
Anche a lasciar da parte il fatto che, in qualsiasi Paese, si entra rispettandone le Leggi, e quei signori entrando senza titolo le hanno violate, sequestrare una persona significa, sia per l’italiano che per il codice penale, sottrarle volontariamente e illegittimamente la libertà. Nel caso dei c.d. “naufraghi”, “profughi”, “migranti”, o come volete chiamarli, non avendo titolo per entrare in un Paese, ove siano sbarcati, comunque NON possono circolare liberamente, tant’è che vengono portati in specifici centri di raccolta dai quali NON possono uscire.
E allora?
Qualcuno vuol dire che il sequestro di persona permane anche dopo lo sbarco?!
Signori, qualcuno si rende conto dell’abnormità di queste affermazioni!?
Ci sarebbe ancora molto da dire, ma lo spazio è quello che è, e passiamo all’altro tema scottante si cui si stanno dibattendo tutti.
Il Presidente del Consiglio e il vice hanno affermato, urbi et orbi, di non aver saputo nulla della questione della nave Gregoretti. Lasciamo perdere i documenti che Salvini ha preannunciato produrrà, ma davvero qualcuno può credere a questa baggianata!? Quei due vogliono far credere che mentre l’intero Paese, tutti i media, nessuno escluso, dibatteva della sorte di quelli a bordo di quella nave, e soprattutto di quel che pubblicamente, più volte al giorno, diceva Salvini, loro non ne sapevano nulla!? E allora, dato che è impossibile che non sapessero nulla, e che quindi oggi mentono in modo spudorato, spieghino loro perché, se non erano d’accordo con il Ministro dell’Interno, nonché vice premier, non hanno fatto né detto nulla allora.
Se fosse così allora sarebbe veramente preoccupante, non per Salvini, per la Gregoretti, per i migranti, o per la magistratura … ma per noi! Significherebbe che il Presidente del Consiglio e uno dei suoi due vice in questo Paese, non sanno cosa accade dentro casa loro!