Qualcuno in patria lo ha definito un “ectoplasma” per la sua scarsa verve nei comizi elettorali, ma è un conservatore di ferro che vuole difendere gli interessi nazionali della Francia. François Fillon ha stravinto il primo turno delle primarie del centro-destra con il 44,2% dei consensi (1.737.327 di voti). Il suo avversario al secondo turno è il 70enne Alain Juppè, più moderato e convinto “chirachiano”, considerato prima del voto il vero favorito. Il sindaco di Bordeaux ha raggiunto il 28% delle preferenze (1.118.701) ma rimane in lizza per il secondo turno in programma la prossima domenica in Francia.
Solo terzo Nicolas Sarkozy, che aveva nominato lo stesso Fillon primo ministro del suo governo nel 2007, prima che le loro strade si dividessero a fine mandato. Sarkò è uscito con le ossa rotta da questa campagna per le primarie, nonostante abbia provato in tutti i modi a intercettare l’elettorato più intransigente e vicino alla propaganda di Marine Le Pen. “Basta cambio vita”, ha commentato a caldo l’ex presidente della Francia che ha già reso pubblica la sua indicazione a favore di Fillon per il secondo turno.
La prima consultazione sarà ricordata oltre che per il suo carattere storico – mai i conservatori avevano organizzate le primarie, peraltro aperte a tutti – anche per i quattro milioni di francesi che sono andati a votare. Una cifra mai registrata: il record infatti apparteneva alle primarie della sinistra nel 2012 con due e milioni e mezzo di elettori. Segno della grande partecipazione e affezione del popolo francese verso la politica, forse anche per il mandato impopolare del presidente socialista. Il dato interessante è l’influenza sul voto degli elettori di sinistra. Secondo alcuni sondaggi, il 15% dei voti al primo turno delle primarie dei Républicains apparterrebbero a simpatizzanti della gauche, il cui elettorato appare sempre più diviso e sfiduciato rispetto ai propri candidati. Un aspetto da non trascurare anche per un eventuale ballottaggio per la presidenza tra Le Pen e il candidato di centro-destra.
Restano sullo sfondo della ormai prossima corsa verso l’Eliseo due questioni. La prima è l’incognita Hollande. Il presidente in carica (ai minimi storici per consenso) non ha ancora chiarito se si presenterà o meno alle primarie dei socialisti, dato che potrebbe rischiare di perderle, come successo al primo turno all’altro cavallo di ritorno Sarkozy. Se Hollande non si presentasse sarebbe poi d’altra parte la dichiarazione del fallimento della sua presidenza, nonché un clamoroso precedente in Francia nella storia della Quinta Repubblica. A complicare le cose anche il giovane ex ministro dell’Economia del governo Valls, Emmanuel Macron, candidato trasversale agli schieramenti, alla testa del suo movimento “En Marche!”.
Altro aspetto preminente riguarda il cosiddetto voto utile. In caso di ballottaggio con la leader del Front National, potrebbe venirsi a creare una situazione simile al 2007 quando contro Jean-Marie Le Pen si formò un fronte unico contro il comune nemico populista. Allora vinse Chirach che non volle nemmeno accettare il duello televisivo con il padre dell’attuale leader del partito nazionalista, sempre più forte nei sondaggi (oltre il 25%).
La sinistra inoltre non avrà neanche gioco facile a centrare la campagna elettorale contro il “conservatorismo culturale” del cattolico Fillon, considerato un thatcheriano liberista in economia e tradizionalista su famiglia e società, a causa delle tensioni sociali acuitesi anche alla luce degli attentati terroristici che hanno colpito il Paese. “Contro il totalitarismo islamico”, è il titolo di un libro pubblicato dal fresco vincitore del primo turno delle primarie repubblicane, che ha deciso di scriverlo dopo la strage di Nizza dello scorso 14 luglio. “È necessario dare un nome al nemico della libertà e della democrazia: appunto, il totalitarismo islamico”, disse appena dato il libro alle stampe.
Un elemento che lega Fillon alla Le Pen è la loro comune posizione filo-russa. L’ex premier ha detto chiaramente di essere sfavorevole alle sanzioni economiche contro Mosca comminatele dopo l’annessione della Crimea. Putin agli occhi del conservatore francese, a differenza dello sfidante Juppè, è un alleato strategico per il Medioriente nonché apprezzato per il suo “pragmatismo freddo ma efficace” nella lotta all’Isis. “Non temo un’alleanza Trump-Putin: me la auguro”, così si è espresso tra l’altro Fillon dopo il successo del tycoon alle scorse elezioni Usa.