“Mi hanno messo le mani nei pantaloni e poi mi hanno colpito così forte da stordirmi, per me è stata una violenza incredibile”. Questa è l’accusa di Pierre B., studente di 22 anni. Una denuncia che punta il dito contro uno dei poliziotti che lo ha fermato a Pontoise, periferia di Parigi, per un controllo di identità seguito a un fermo: il ragazzo è stato sorpreso mentre fumava uno spinello.
Solitamente i controlli di identità si svolgono senza problemi, ma ultimamente gli abusi denunciati sono sempre maggiori. Numerosi dossier di associazioni francesi come l’ACAT (Action chrétienne pour l’abolition de la torture) dimostrano che i controlli sono troppo spesso mischiati a scelta del profilo per etnia e a uso della forza. Si tratta di pratiche che ogni tanto rivengono a galla, come a febbraio 2017 per l’affaire Théo, il ragazzo che ha denunciato uno stupro da parte della polizia nella periferia nord di Parigi, ma oltre agli episodi che fanno più clamore, spesso vengono uccise delle persone disarmate. E così 47 persone sono morte in 10 anni.
Nessun colpevole
Più di un terzo di queste procedure (16 su 47) sono state classificate immediatamente come non luogo a procedere e non sono stati portati avanti processi. Gli altri 28 dossier sono ancora in corso, ma per il momento nessuno è stato condannato per questi omicidi. L’Istituto indipendente Défenseur des Droits ha messo in evidenza che i controlli di identità sono in realtà rari: nel sondaggio su un campione di 5112 persone, solo il 16% dichiara di essere stato fermato negli ultimi cinque anni. Solo il 5,9% dei controlli finisce con un rapporto e una conduzione in commissariato. La mancanza di informazioni è il problema più grande rilevato. Nel 59% dei casi infatti le persone non hanno ricevuto alcuna motivazione o informazione riguardo alla verifica dell’identità. Questa mancata comunicazione ha degli effetti immediati sul rapporto che la popolazione francese ha con la polizia. La fiducia nelle forze dell’ordine si abbassa tantissimo (-62%) a causa di chi non ha ricevuto spiegazioni.
Etnie mirate
La percezione della polizia cambia a seconda delle persone intervistate per il sondaggio. L’etnia sembra essere un elemento discriminante per i controlli: le minoranze etniche sono fermate per un controllo di identità 20 volte di più che gli uomini di meno di 25 anni francesi. L’ultimo rapporto di Open Society mostra che a Parigi questa stessa fascia debole della popolazione può essere controllata anche più volte nello stesso mese. “I controlli sono effettuati senza basi precise: per l’aspetto fisico o per l’apparenza” si legge nel rapporto di Open Society. Questo accadeva di meno nella Capitale francese finché “era rinforzata la polizia di quartiere, che aveva una prossimità maggiore con gli abitanti dell’area urbana. Ora viene denunciato un distacco e una disattenzione violenta della polizia”.
La grave accusa dello studente Pierre B.
Si tratta del nuovo affaire Théo? Pierre è uno studente al quarto anno di liceo agrario e il 5 maggio scorso ha depositato una denuncia per “violenze volontarie da parte di persone depositarie dell’autorità pubblica”. Queste violenze sono avvenute dopo una serata a Cergy-Pontoise, mentre con un gruppo di sei amici il giovane fumava uno spinello in pubblico. Due poliziotti sono scesi da una macchina e lo hanno fermato, senza mostrare la loro identità di agenti. “Uno mi ha preso per il collo e mi ha bloccato – dichiara lo studente ai giornali locali – mentre l’altro mi ha messo le mani nei pantaloni. Poi la situazione è degenerata. Mi hanno cominciato a colpire alla pancia e alla schiena. E l’umiliazione è continuata poi in commissariato. Qualche poliziotto ha fatto finta di non vedere. Sono stato solo fortunato, altre persone muoiono dopo i controlli di identità”. Pierre B. ha denunciato, ma molti sono i casi che passano sotto silenzio, per vergogna o per difficoltà burocratiche. “Non può essere questo il senso di giustizia della Francia del 2017” dice Pierre.