Il segretario generale dell’Eliseo Alexis Kohler, ha annunciato mercoledì 17 maggio la composizione del governo di Eduard Philippe. Con 54 anni come età media, il governo è strettamente paritario, composto da 11 uomini e 11 donne. Il nuovo governo deve mettere d’accordo troppe correnti differenti.
Il puzzle
Il nuovo presidente francese Emmanuel Macron dovrà fare i conti con un governo particolare che, oltre ai politici del movimento En Marche!, include due ministri dei Repubblicani, il principale partito di centrodestra francese, tre di MoDem, il partito di centro che ha sostenuto Macron dall’inizio, quattro dei Socialisti, il partito dell’ex presidente Hollande, e due del Partito Radicale della Sinistra.
La lista completa dei ministri
Il ministro degli Interni sarà Gérard Collomb, sindaco di Lione e membro del Partito Socialista, ma sostenitore di Macron per tutta la campagna elettorale. Un altro socialista, Jean-Yves Le Drian, attuale ministro della Difesa, è stato nominato ministro degli Esteri; il suo posto verrà preso da Sylvie Goulard, esponente di En Marche!. Ai Repubblicani vanno il ministero dell’Economia con Bruno Le Maire e quello delle Finanze con Gérald Darmanin. Alla Giustizia va invece il centrista Francois Bayrou, uscito dalla corsa all’Eliseo per appoggiare Macron. Non è stato invece ripristinato il ministero delle Donne, che è stato trasformato in una specie di sotto-ministero. A capo del ministero dell’Ambiente è stato nominato Nicolas Hulot, giornalista e ambientalista francese alla sua prima esperienza al governo, e sarà interessante vedere se ci saranno contrasti con il primo ministro Philippe, che da deputato aveva promosso una legge contro la difesa della biodiversità.
Richard Ferrand, iscritto di En Marche! da aprile 2016, è il nuovo ministro della coesione dei territori. La salute va alla dottoressa e ex presidente della Alta autorità sanitaria Agnès Buzyn. La cultura, che Macron considera un ministero fondamentale, sarà guidata da Françoise Nyssen che per anni ha diretto la casa editrice Actes Sud. La ministra del Lavoro sarà Muriel Penicaud, che ha già esperienza in questo campo sia nel pubblico che nel privato. L’educazione si posiziona politicamente a destra con Jean-Michel Blanquer e con Frédérique Vidal per gli insegnamenti superiori. Jacques Mézard, 69 anni, sarà a capo del ministero dell’Agricoltura. Gli affari d’oltremare vanno a una radicale di sinistra: Annick Girardin. Per lo sport un’eccellenza, la ex campionessa olimpica di scherma Laura Flessen. Ancora una donna per i trasporti, una tecnica che ha occupato posizioni di rilievo nell’azienda di infrastrutture RATP Elisabeth Borne. Il cavallo di battaglia di Macron, l’Europa, sarà difeso dal ministero degli Affari europei presieduto da Marielle de Sarnez.
Le promesse non mantenute
Durante la campagna elettorale Macron aveva insistito moltissimo sulla parità tra uomini e donne, ma finora, e nonostante a fine marzo avesse detto che avrebbe desiderato che il primo ministro fosse una prima ministra, le nomine erano state solo maschili: dal primo ministro ai suoi consiglieri e collaboratori all’Eliseo. Dunque la parità sulla carta c’è ma la distribuzione per importanza è ancora ineguale. Aveva giurato poi di non voler avere alcun legame con il governo Hollande, ma Jean-Yves Le Drian e Annick Girardin hanno solo fatto il gioco delle tre carte, spostandosi di ministero.
Anche i tempi non sono stati rispettati: Macron aveva detto che i membri del nuovo governo sarebbero stati annunciati martedì pomeriggio, ma intorno alle 15 l’Eliseo aveva pubblicato una nota dicendo che il tutto sarebbe stato rimandato di un giorno. Nella nota si spiegavano anche le motivazioni: «In conformità con gli impegni di moralizzazione della vita pubblica il presidente della Repubblica, d’accordo con il primo ministro, ha voluto introdurre un tempo di verifica», della situazione fiscale e sui possibili conflitti di interesse dei ministri scelti. Il primo Consiglio dei Ministri, che si doveva inizialmente svolgere mercoledì, è stato a sua volta rimandato e sarà domani, giovedì 18, alle 10 del mattino.
Le prossime tappe
In Francia a giugno si eleggerà la nuova Assemblea Nazionale, la Camera che dà la fiducia al governo e che è composta da 577 deputati. Dopo i risultati delle legislative potranno esserci dei cambiamenti nel governo appena nominato. Nel 2007, ad esempio, era stato formato un secondo governo senza il ministro dell’Ecologia, Alain Juppé, sconfitto nel suo collegio elettorale.
Per Macron le legislative saranno comunque un momento fondamentale perché con una maggioranza assoluta (289 seggi) non sarà obbligato a negoziare con gli altri gruppi parlamentari i disegni di legge: in pratica potrà evitare la cosiddetta “coabitazione”, che si verifica quando la maggioranza dell’Assemblea Nazionale non appoggia il partito del presidente.
In caso contrario, secondo alcuni politologi, i poteri di Macron saranno limitati al punto da rendere la Francia una Repubblica parlamentare di fatto. Per emanare dei decreti, il presidente ha però bisogno della firma del primo ministro, e con Edouard Philippe che si è definito un uomo di destra, in caso di coabitazione un accordo potrebbe essere più difficile. Macron può comunque nominare alcuni alti funzionari, può decidere già ora di mantenere o inviare le truppe militari all’estero e di cambiare o confermare gli ambasciatori all’estero.
I primi 100 giorni sono fondamentali per capire la direzione e la solidità di questo governo equilibrista.