Una legge vecchia di 25 anni. E’ questa la principale causa dello scontro infinito fra taxi, Uber e autisti di Ncc (noleggio con conducente).
Una guerra dove alle origini della competizione su ‘strada’, tra auto bianche e lussuose berline nere, c’è una legge (la numero 21 del 15 gennaio 1992), che oggi più che mai richiede una riforma complessiva.
Come afferma a Ofcs.report, Marco Montoneri, giovane imprenditore romano a capo, da oltre 16 anni, della società di noleggio NCC.it :“E’ indubbio come i taxi siano un bene per la nostra società, a maggior ragione per i giusti equilibri della città. Credo fermamente che con le adeguate tutele e riforme è possibile lavorare tutti e bene, senza ledere i profitti dell’altro, grazie alla propria peculiarità e professionalità”.
E per rimanere ancora più al passo con i tempi e soprattutto con il libero mercato, l’azienda ha creato l’ App Ncc.it che è di fatto la risposta italiana al concorrente straniero Uber.
“La nostra piattaforma, esattamente come Uber, gestisce i pagamenti grazie a paypal – spiega Montoneri – con la quale ognuno è possibile pagare con carta di credito o con la prepagata stessa, in modo da dare una sicurezza in più nell’utilizzo delle carte di credito, in quanto abbiamo riscontrato negli italiani (a differenza delle altre popolazioni), una certa diffidenza nello scegliere questo tipo di pagamento. Il cliente una volta registratosi nella App può prenotare la vettura facendo una ricerca tramite Google dell’indirizzo di partenza o di destinazione. Noi lavoriamo solo con arrivo o partenza in punti di interesse tipo porti, aeroporti o stazioni. Non facciamo le classiche corse tipo taxi da via a via dentro la città, questo vorrebbe dire offrire tutti servizi last minute e magari sarà il secondo step, ma per il momento vogliamo lavorare con prenotazione in modo da non bruciarci il nome per qualche malfunzionamento”, conclude Marco.
E se Montoneri guarda avanti con idee innovative, l’Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), ha inviato di recente al Parlamento e al Governo una segnalazione per sottolineare la necessità di mettere la normativa al passo con l’evoluzione del mercato.
L’Autorità, infatti, ritiene che la strada da perseguire per la riforma del settore debba innanzitutto passare da un alleggerimento della regolazione esistente.
A tal fine dovrebbe essere garantita una maggiore flessibilità operativa ai soggetti dotati di licenza taxi e al tempo stesso dovrebbero essere eliminate le disposizioni che limitano su base territoriale l’attività degli operatori Ncc.
Queste riforme garantirebbero una piena equiparazione dal lato dell’offerta tra gli operatori dotati di licenza taxi e quelli dotati di autorizzazione Ncc e faciliterebbe lo sviluppo presso il pubblico di forme di servizio più innovative e benefiche per i consumatori (tipo Uber black e Mytaxi).
E, come riportato sul sito stesso dell’Agcm, la riforma dovrebbe anche riguardare quella tipologia di servizi che attraverso piattaforme digitali mettono in connessione autisti non professionisti e domanda finale (come il servizio Uber Pop).
Tale regolamentazione – tenuto conto dell’esigenza di contemperare la tutela della concorrenza con altri interessi meritevoli di tutela quali la sicurezza stradale e l’incolumità dei passeggeri – dovrebbe essere tuttavia la meno invasiva possibile, limitandosi a prevedere una registrazione delle piattaforme in un registro pubblico e l’individuazione di una serie di requisiti e obblighi per gli autisti e per le piattaforme, anche di natura fiscale.
È chiaro che queste misure determinerebbero una immediata estensione dell’offerta di servizi di mobilità non di linea a tutto vantaggio dei consumatori finali. La possibilità di successo di una tale riforma in senso pro-concorrenziale del settore è tuttavia legata all’adozione di misure idonee a limitare quanto più possibile l’impatto sociale dell’apertura del mercato.
Quindi, a beneficio dei tassisti in servizio al momento dell’entrata in vigore della nuova normativa, l’Autorità pertanto suggerisce alcune forme di compensazione che potrebbero essere finanziate tramite la costituzione di un fondo, finanziato dai nuovi operatori e dai maggiori introiti derivanti da possibili modifiche del regime fiscale.